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mercoledì 9 febbraio 2022

Correzione

A chi piace essere corretto o criticato anche se in misura minima? Seppur apprezziamo chi ci segnala i nostri errori, le nostre leggerezze e le distrazioni non volute, restiamo comunque sempre infastiditi. Sarà per questo che fino ad oggi non ho ancora incontrato qualcuno che abbia piacere ad essere rimproverato. Infatti, la correzione colpisce il nostro nervo più duro, ossia l’orgoglio e provoca quasi sicuramente un’immediata reazione di difesa. 

Chi come me da tempo è impegnato a insegnare ha dovuto imparare sulla propria pelle invece quanto sia salutare, e ora non può che tenerne conto di proporla. Ragion per cui scrivo questo articolo per segnalare che chi vuole crescere interiormente ed essere più efficace con gli altri non ha altra via che familiarizzare con la correzione, fino a saperla riconoscere e accettare quando la incontra.

In mezzo a tremende sofferenze fisiche ed emotive, schiacciato dalle accuse e dai rimproveri degli amici, Giobbe riuscì a cogliere un barlume di verità nell'ascoltare con estrema fermezza: “Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono” Giobbe 5:17-18. 

Come ha potuto? 

Ciascuno di noi, da bambino, ha avuto grandi difficoltà a comprendere la riprensione, e da adulti al posto di Giobbe avremmo avuto immenso sgomento. Nel più piccolo problema facciamo fatica a scorgere una via salutare. Infatti, ogni volta siamo piuttosto pronti a recalcitrare o a gridare all’ingiustizia. Guardando per un attimo al passato, da fanciulli pensavamo che la correzione fosse semplicemente una cosa dolorosa e eravamo spinti a evitarla in ogni modo. 

Se ora sei genitore, ti sarai reso conto che le cose non stanno così. Proprio come Dio con noi, fai altrettanto con tuo figlio, consapevole che quel che al presente può sembrare una ferita invece è una guarigione che scoprirà nel tempo. Se vestiamo panni dell'educatore, a qualsiasi livello,  dobbiamo convivere con la disciplina sia perché noi stessi ne siamo sottoposti sia perché la dobbiamo insegnarla e impartirla ad altri. 

Volendo essere onesti, continuiamo tutti a lottare quotidianamente con le correzioni e con le critiche che ci vengono rivolte, e non solo quelle proposte con uno spirito costruttivo.  Siamo consapevoli che ci sono persone che ci rivolgono delle critiche non lo fanno per amore, ma solamente per un desiderio inconscio di evidenziare un nostro difetto, sottolineare una debolezza o una lacuna e quindi poterci considerare alla propria stregua: per la serie “mal comune mezzo gaudio”. 

Saremmo portati ad irritarci e a non prestare ascolto a coloro che fanno così. Mi permetto di consigliare, comunque, di valutare anche queste “critiche” cercando di stabilire sinceramente quanto in esse vi sia di vero. Perché se ci abituiamo a non prestare ascolto alle “voci contrarie” perderemo contatto con la correzione archiviando questa come una cosa negativa. Ci sono, fratelli e sorelle, che esercitano “il bastone e la verga” nei nostri confronti ma hanno un buono scopo: aiutarci a crescere. Per questo la loro azione sarà positiva, nonostante nell’immediato potrebbe infastidire. 

Ricordo che da giovane ero convinto di non poter cambiare nessun aspetto di me, siccome ero fatto in un certo modo gli altri si dovevano adeguare a me. Nulla avrebbe potuto trasformarmi, perché non volevo. Credo fosse un modo ingenuo per chiudermi ad ogni segnalazione non gradita che potesse intaccare l'idea che avevo di me stesso. Nel tempo però, grazie a Dio e alla sua pazienza, ho dovuto ricredermi e ho imparato quanto la correzione fosse utile e costruttiva. 

Bisogna abbandonare la convinzione che non c'è nulla di sbagliato in noi e che siano sempre gli altri ad essere nel torto. Ben poteva dire Salomone che “chi tiene conto della correzione, segue il cammino della vita; ma chi non fa caso della riprensione, si smarrisce” Proverbi 10:17. La stessa maturità è necessaria per ricevere la correzione da Dio e seguire così il cammino della vita senza smarrirsi.

Siedi pure sotto il ricino come Giona per discutere con Dio. Se non basta entra nella caverna come Elia. Continua fino a quando non scoprirai di dover affrontare la tendenza a tenere il pieno controllo della tua vita, ergendoti su una specie di trono dove nessuno è autorizzato a sedersi. Questo è il momento allora di scendere e consentire a Dio di prendere quel posto. Se sei pronto a fidarti di Lui, gli lascerai il timone, inizierai a vedere le persone che ti amano come alleati e non più come nemici o avversari con cui contendere. Sono interessate al tuo bene e non hanno intenzione di farti alcun male.

Se vuoi crescere e acquisire maturità dovrai lasciare spazio alla correzione. Concludo con le parole dello scrittore agli Ebrei: “È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa” (12:11).