leggere Salmi 127 e 128
«Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori». Questo versetto si applica molto bene a colui che vuole farsi una famiglia, con l’aiuto del Signore. I figli «sono un dono che viene dal SIGNORE... un premio» (127:1-3). Il padre sarà «beato» (espressione che ricorre più volte in questi due Salmi), in quanto teme Dio e cammina nelle sue vie (128:1). Ma anche la madre sarà beata; è detto: «Tua moglie sarà come vigna fruttifera, nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come piante d’olivo intorno alla tua tavola». Ecco la famiglia riunita: la donna, raffigurata dalla vigna, sorgente di gioia, e i figli come ulivi che producono l’olio, bella figura dello Spirito Santo di cui sono ripieni.
C’è dunque la benedizione di Dio; essa viene da Gerusalemme (figura per noi di quella che è l’assemblea). Ci saranno dei nipoti, «i figli dei tuoi figli». Tutto questo perché l’Eterno ha edificato la casa, e il padre è stato in benedizione a tutta la sua famiglia.
Questi Salmi ci fanno capire quanto è utile che ci sia una lettura della Bibbia in famiglia. Ma dev’essere una gioia per i bambini, non un peso; non devono pensare: «Speriamo che questa sera non si legga!». La lettura dev’essere alla loro portata, e bisogna che siano stimolati a prendervi una parte attiva. Quando sono piccoli si insisterà soprattutto su racconti semplici e concreti, per poi affrontare progressivamente le verità più complesse, specialmente quelle del Nuovo Testamento. Si dovrà far loro delle domande, adeguate alla loro età, che li renderanno partecipi suscitando in loro dell’interesse per le cose lette. Non basta leggere velocemente qualche versetto o la pagina di uno studio che lo spiega, e fare una preghiera. Bisogna preparare un brano, rifletterci su, meditarlo, per ricavare, con l’aiuto dello Spirito Santo, dei pensieri che siano alla portata dei bambini, per il loro bene e la loro gioia.
È una fonte di vera gioia per tutta la famiglia riunirsi attorno a un tavolo con la Bibbia in mano. Il Signore Gesù ha detto: «Lasciate che i bambini vengano a me» (Luca 18:16), ed è soltanto insegnando loro ad amare il Signore che potranno venire a Lui. Saremmo, seppure involontariamente, di grave ostacolo se rendessimo la lettura della Parola noiosa e pesante, imponendo dei soggetti o delle meditazioni inadatte alla loro età.
Ma un torto ancora più grande lo faremo loro parlando male della chiesa locale o facendo della maldicenza verso un fratello o una sorella, verso un amico di famiglia o un parente, verso qualunque persona che loro dovrebbero invece imparare ad amare e rispettare.
Trasmettiamo loro soprattutto il desiderio di venire a Gesù, senza imporre dei doveri o delle regole troppo rigide, ma piuttosto incitandoli ad ubbidire «poiché questo è gradito al Signore» (Colossesi 3:20). E una volta cresciuti e diventati più responsabili, i giovani avranno a cuore di esaminare personalmente «che cosa sia gradito al Signore» (Efesini 5:10).