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mercoledì 23 febbraio 2022

Neppure io ti condanno

“Gesù andò al monte degli Ulivi. All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?. Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra” Giovanni 8:1-11.


Una storia di un fallimento. Una storia di vergogna. E una storia di grazia.

E' lei, la donna in piedi al centro del cerchio. Quegli uomini che ha attorno sono capi religiosi. Farisei li chiamano.

Gesù stava insegnato.

Lei aveva fornicato.

E i farisei volevano fermarli entrambi.

“Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio”.

Quello che la donna aveva fatto era vergognoso, ma quello che i farisei stavano facendo era addirittura abominevole.

A loro poco importava del peccato della donna. Era una trappola. Lei non era la preda ma solo un esca.

Citano la legge. “Or Mosè, nella legge, ci ha comandato...”. Apparentemente potrebbe sembrare un elogio all'alta moralità.

Ma così non era. Così tolleranti solo verso i propri peccati.

“Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. 

I giovani guardano i vecchi. I vecchi scrutano nel proprio cuore. Sono i primi a lasciare cadere le pietre. E mentre fanno per andarsene, i giovani, prima gonfi di convinzioni prese in prestito, li seguono. L'unico suono che si ode è il tonfo delle pietre che cadono al suolo, accompagnato dallo strascicare dei piedi.

La donna resta sola davanti al solo giudice. La sua vergogna è lì con lei.

A  volte è pubblica. Si è manifestata da una separazione che non volevi. O forse è giunta improvvisa da una malattia che non ti aspettavi. Magari è il risultato di una vita sregolata ma, a meno che tu non ottenga aiuto non ne uscirai mai.

“Neppure io ti condanno”.

“Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” Giovanni 3:17.

Il Figlio non è venuto per condannare. Non è questo il momento. E' venuto per raccogliere. Per salvare. Per perdonare. E ogni uomo ne ha bisogno.

Però non vi ingannate. Dio è un Dio paziente, misericordioso, lento all'ira, ma non riterrà il colpevole per innocente. Oggi lo si può ancora incontrare così. Oggi possiamo andare a Lui con i nostri peccati, le nostre mancanze e ricevere perdono. 

Possiamo portargli ogni nostro peso e ascoltare ancora il suono della sua voce.

Il Suo messaggio ha due parole: non colpevole.

Ma non lo ha scritto con un dito sulla sabbia. Lo ha scritto con il suo sangue su una croce.