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mercoledì 6 dicembre 2023

Che fai qui, dormi?

“I marinai ebbero paura e invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono a mare il carico di bordo, per alleggerire la nave. Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse: Che fai qui? Dormi?” Giona 1:4-5.

Che cosa fa Giona fra la gente di mare? Il mare nella Bibbia rappresenta il mondo con le sue agitazioni e le sue tempeste.

Forse è lì per parlare loro del Dio vivente? No! Niente di tutto questo. Giona dormiva profondamente. Mentre il cielo promette tempesta e le onde si sollevano furiose, Giona dormiva. Questo servitore infedele è sceso nel fondo della nave. Mentre tutto sembra essere prossimo alla fine, lui dorme. Immagine colpente di un servitore in fuga dai compiti assegnatili, che non tiene nessun conto della tempesta intorno a lui ne della sorte della gente intorno a lui. E' l'insensato che dorme in cima all'albero della nave (Prov. 23:34). 

Quanti servitori si sono addormentati mentre infuria la tempesta noncuranti della sorte delle anime di coloro che gli sono vicino. Quanti servitori hanno abbandonato il loro servizio per scendere sul fondo distaccati da ogni cosa come se tutto ciò che avviene intorno a loro non li riguardasse. Non camminano più sul sentiero della fede e dell'ubbidienza, si sono smarriti ed è necessario che Dio gli risvegli e lo fa servendosi di pagani. Questo per sottolineare quanto fosse divenuto insensibile.

“Alzati, invoca il tuo dio!”. Chissà che effetto avranno fatto queste parole a Giona? Doveva invocare il suo Dio, ma era proprio dalla presenza di quel Dio che lui stava fuggendo e che adesso, gli viene ricordato dagli avvenimenti circostanti, essere l'unica probabile salvezza. 

“Poi si dissero l'un l'altro: Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia. Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona” ver. 7. La tempesta che si era scatenata doveva apparire ai marinai come qualcosa fuori dell'ordinario. Invano avevano gettato i loro tesori in mare e invano avevano invocato i loro idoli. Ora vogliono che Giona invochi il Suo Dio. Sono convinti che su quella nave ci sia un responsabile e, vogliono sapere chi è. La coscienza naturale dell'uomo gli suggerisce che, dove Dio colpisce, devono trovarsi delle colpe che attirino la sua ira. Sotto i castighi di Dio questi pagani non restano insensibili, si fanno delle domande e vogliono sapere.

“Allora gli dissero: Spiegaci dunque per causa di chi ci capita questa disgrazia! Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?” ver. 8.  

Adesso Giona è costretto a dare spiegazioni. Permettetemi ora di rivolgere a voi le domande che i marinai hanno rivolto a Giona:

Quale è la tua occupazione? Non voglio sapere se sei un artigiano, un operaio o un impiegato, ma voglio sapere se servi Dio o il peccato, Cristo o Beliar?

Da dove vieni? Cosa ti stai lasciando alle spalle il mondo o il servizio per Dio?

Quale è il tuo paese? La Canaan celeste o il mondo? 

A quale popolo appartieni? Appartieni alla famiglia della fede o a quella che vive senza Dio nel mondo?

Ci siamo forse addormentati? Abbiamo forse dimenticato quale è la nostra occupazione, da dove veniamo e a quale popolo apparteniamo?

Queste sono delle domande importanti da porsi. Dio è contento della nostra condotta? Le persone intorno a noi ci conoscono per quello che siamo?

“Egli rispose loro: Sono Ebreo e temo il SIGNORE, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma. Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: Perché hai fatto questo? Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del SIGNORE, perché egli li aveva messi al corrente della cosa” ver. 9-10.