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lunedì 4 dicembre 2023

L’uomo esclude Dio

Inviti a pranzo, inviti per il lancio di nuovi prodotti, feste di famiglia, feste aziendali, organizzazione di campagne elettorali, mercatini delle pulci e concerti nella cappella locale … Inviti come questi fioccano giornalmente in casa e noi ci troviamo continuamente a decidere quale invito vorremmo onorare e quale preferiremmo rifiutare. Siamo stati invitati innumerevoli volte, ma vi è già capitato di essere lasciati fuori dall’invito, in poche parole, di essere «scaricati»? 

Essere scaricati, lasciati fuori: cosa può significare? 

Invitare significa chiedere alle persone di presentarsi e partecipare, «scaricare» le persone significa richiedere loro di non prendere parte ad un evento. Un atteggiamento molto sgarbato! Del resto, non ci è già capitato di lasciar fuori qualcuno? Da una festa, da un evento o dalla nostra vita? 

Accade. 

Esiste qualcuno che molto spesso viene lasciato fuori, sebbene Egli inviti tutti: Dio. 

Dio invita alla fede e ad una vita con Lui, ma questo invito non trova spazio nella nostra quotidianità. Abbiamo molto da fare! Perché investire il nostro tempo in qualcosa che per noi risulta un po’ fastidioso o addirittura penoso? Per giunta, la fede spesso non è affatto «in» ed ha per molti il retrogusto del ridicolo. Credenti che vivono in comunione con Dio sembrano vivere su un altro pianeta; possono mai appartenere al XXI secolo?

Sebbene viviamo in un mondo apparentemente tollerante, nei paesi industrializzati predomina un’opinione generale che rende Dio e il cielo un argomento tabù. 

La fede in Dio viene relegata ai margini della vita quotidiana e spesso viene presa in considerazione solo quando la vita non ha più nulla da offrire. Una donna portò un libro su Gesù alla cognata ricoverata in ospedale per l’asportazione di un tumore, ma fu accolta con sdegno dalla parente che disse: «Non son mica messa così male!». Il libro su Gesù sembrò a lei un indizio che sua cognata la desse ormai per spacciata. Questo esempio mostra chiaramente la relazione che molti hanno con la fede. La fede non sarebbe per la vita, bensì servirebbe come conforto e magra consolazione di fronte alla morte. Magari si considera una discussione sul credere e sull’amore verso Dio un argomento inopportuno se proposto in un salotto. 

Tutto il mondo ruota intorno a me. Ai giorni nostri l’uomo si pone al centro di tutto. Il pensare spesso a noi stessi, l’analizzare e riflettere su di noi costituiscono una normale componente del nostro modo di essere, fa parte della nostra filosofia di vita. Siamo alla ricerca di noi stessi, aspiriamo all’autoidentificazione e alla scoperta di noi medesimi. Il valore delle cose viene spesso misurato in base a quanto ci fanno comodo: ricerchiamo relazioni e amicizie che nutrano il nostro ego e ci occupiamo molto del nostro stato emotivo. In breve: noi ruotiamo intorno a noi stessi. Quanto detto potrebbe forse sembrare eccessivamente critico; sta di fatto che noi rimaniamo al centro del nostro interesse. Amor proprio, autostima, autocoscienza, sono diventati dei concetti chiave. 

Nicolò Copernico fece una scoperta che sconvolse i propri contemporanei: scoprì che non è il sole a girare intorno alla Terra, bensì l’opposto. Contrariamente a quanto si riteneva, non era la Terra al centro dell’Universo, perciò l’intera immagine del mondo di allora fu messa sotto sopra. 

E oggi? 

Cosa succederebbe se l’uomo venisse scosso nei suoi punti fermi riguardanti il proprio essere? Se venisse fuori che il mondo non gira intorno a lui? Se il massimizzare le attenzioni sulla propria esistenza si rivelasse un falso obiettivo? Se noi capissimo che Dio è il centro e non noi stessi? Una volta considerato cosa il Vangelo ha da dirci, si comprende la necessità di mettere Dio al centro. La buona notizia di Gesù Cristo vuole provocare in questo contesto un brusco risveglio e un cambio di mentalità in modo che noi rivolgiamo il nostro sguardo a Dio.