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mercoledì 31 luglio 2024

Smarrirsi

“Il mio spirito è abbattuto in me, il mio cuore è tutto smarrito dentro di me” Salmo 143:4.

Nel quartiere australiano di Canberra, un pastore alleva pecore merino da molti anni. La lana di queste pecore è molto apprezzata poiché è piuttosto sottile, resistente. Solitamente  vengono tosate una volta ogni tre mesi. Altrimenti, la lana accumula sporco e possono apparire parassiti nella lana spessa e lunga. Durante una uscita di queste pecore una si allontanò dal pastore e si perse. Ha vagato solitaria dormendo in caverne per sei anni. 

Solo questo dato ha in se qualcosa di straordinario considerando i molti predatoti che ci sono nella zona, ma la nostra pecora dopo tutti questi anni è riuscita a ritornare all'ovile. Il pastore l'ha riconosciuta subito anche perché era impossibile non riconoscerla. In tutti questi anni, la lana era cresciuta e la pecora si era trasformata in una gigantesca palla di pelo, sporca e piena di parassiti. Il pastore si è reso conto dell'urgenza e ha invitato la tosatrice più esperta a tosarla. Anche perché dopo così tanto tempo non tutti posso intervenire per essere d'aiuto.

Le sono state tolte 60 libbre di lana (30 kg) pensate quanta fatica aveva fatto questa pecora nello stare lontana dal pastore. Quanto peso, quanta angoscia e di quanti problemi ci carichiamo quando scegliamo di stare lontani da Cristo. Quando desideriamo fare il nostro cammino e non seguire Lui. I segni dell'allontanamento sono ben visibili. Si può iniziare perdendo contatto con la sua voce. La  Bibbia è nella libreria insieme a tutti gli altri libri e non viene aperta. Oh quando non troviamo mai tempo di piegare le ginocchia eppure non abbiamo mai tanto bisogno di pregare come quando non ne sentiamo la necessità!

martedì 30 luglio 2024

Dimorate in me

Nei capitoli 14 a 16 del Vangelo secondo Giovanni, il Signore, solo coi suoi discepoli, si congeda da loro, li conforta e indirizza loro le ultime raccomandazioni. Più volte insiste sulla grande necessità di dimorare in lui, poiché da questo scaturirà per loro la benedizione.

“Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla… Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (15:4-7).

L’apostolo Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”, avendo udito queste parole di commiato dalla bocca del Signore, ne ha capito l’importanza. Nella sua lettera leggiamo: “Chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò”. “E ora, figlioli, rimanete in lui affinché, quand’egli apparirà, possiamo aver fiducia e alla sua venuta non siamo costretti a ritirarci da lui, coperti di vergogna”. “Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare; chiunque persiste nel peccare non l’ha visto, né conosciuto” (1 Giovanni 2:6, 28; 3:6).

Poiché questi versetti ci parlano delle benedizioni che potremo godere se “dimoriamo in Cristo”, è utile soffermarsi per esaminare il significato di questa condizione posta dal Signore: “Dimorate in me”. Comprendiamo bene che questo implica un cammino di vicinanza a Cristo e un’intimità tale che l’anima possa trovare la sua delizia nelle sue perfezioni morali.

“Dimorare in Cristo” presuppone un cuore in comunione con lui, che si compiace di confidare in lui e a imparare da lui. Vuol dire vivere con la consapevolezza della sua presenza, realizzata per fede. Se un credente, veramente pio, ci facesse una visita, la sua presenza non avrebbe forse un’influenza positiva su ogni membro della famiglia? Non controlleremmo un po’ più del solito le nostre parole e le nostre azioni? Ora, se la presenza di un uomo “sottoposto alle nostre stesse passioni” può avere un tale effetto, a maggior ragione l’avrebbe se fossimo coscienti ogni momento della presenza del Signore Gesù vicino a noi. Ognuno di noi ricorda con umiliazione di aver detto in qualche occasione delle parole dure e cattive, dettate dall’orgoglio o dalla gelosia. Chiediamoci come ci saremmo comportati se il Signore fosse stato presente in modo visibile. Quelle parole non le avremmo mai pronunciate! Invece l’abbiamo fatto perché, in quei momenti, non abbiamo tenuto conto della sua onnipresenza e della sua maestà.

E’ bene ricordare sempre che il Signore, benché invisibile ai nostri occhi, ascolta ciò che diciamo, vede ciò che facciamo, sa ciò che pensiamo. Il salmista lo sapeva, infatti dice: “Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode? Colui che ha formato l’occhio forse non vede?… Il Signore conosce i pensieri dell’uomo” (Salmo 94:9, 11). Se siamo coscienti di questo, la nostra vita si svolgerà sotto l’influenza benedetta della sua presenza e noi dimoreremo in lui.

Ma quali sono le benedizioni espressamente promesse se dimoriamo in lui?


1. Porteremo frutto                    

Se dimoriamo in Cristo, porteremo frutto; se invece non dimoreremo in lui non ne porteremo. Galati 5:22, 23 ci insegna che “il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo”. Queste preziose qualità, descrivono in fondo la bellezza morale di Cristo. Così impariamo che i frutti che portano coloro che dimorano in Cristo sono la riproduzione, nella loro vita, dei caratteri del Signore.

In questo passo di Galati 5, il frutto non è il servizio e nemmeno l’esercizio di un dono, per quanto sia grande l’importanza che essi rivestono al loro posto. I doni non sono ripartiti a tutti in parti uguali, ma tutti, giovani e anziani, possiamo mostrare nella nostra vita qualche tratto della bellezza morale di Cristo. La manifestazione, benché debole, dei suoi caratteri, sale come un frutto profumato verso il Padre e si spande come testimonianza attorno a noi. E’ per questo motivo che siamo lasciati in questo mondo di tenebre morali, per poter essere dei luminari manifestando qualcosa della bellezza del Salvatore. Ciò è possibile solo se dimoriamo in lui. Non dobbiamo contare sui nostri sforzi per rassomigliargli. Il segreto per essere mutati nella sua immagine di gloria in gloria sta nel ricercare la sua presenza e rimanere nella sua comunione.


2. Le nostre preghiere sarebbero esaudite

“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7). Con questa promessa il Signore c’insegna qual è la condizione necessaria per l’esaudimento delle nostre preghiere. Vicini a lui, i nostri pensieri e i nostri sentimenti si adegueranno ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti, e allora le nostre preghiere saranno “secondo la sua volontà”. Se preghiamo con una tale condizione spirituale, otterremo una risposta alle nostre preghiere.


3. Il nostro cammino sarà conforme al suo pensiero

L’apostolo Giovanni ci dice nella sua lettera che il fatto di “rimanere in lui” ci porta a “camminare com’egli camminò” (1 Giovanni 2:6). Come camminò Gesù? Leggiamo di lui: “il mio cibo è di far la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 4:34). Parlando del Padre, il Signore diceva: “Faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giovanni 8:29). Il credente trova in Cristo il modello perfetto per il suo cammino. “Camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati” (Efesini 5:2).

Non possiamo forse dire che un carattere costante del Signore Gesù era la sottomissione della propria volontà alla volontà del Padre? Noi possiamo imitarlo nella misura in cui, come Maria, restiamo ai suoi piedi e ascoltiamo le sue parole. Così, pensando al suo cammino, ascoltando le sue parole d’amore e di grazia, vedendo la sua mano tesa a benedire, siamo trasformati nella sua stessa immagine e “dimoreremo in Cristo e Cristo in noi”.

Possiamo conoscere molto bene le dottrine del cristianesimo, osservare in modo ortodosso le grandi verità della fede; eppure, come qualcuno ha detto, “nessuna conoscenza, per giusta che sia, nessuna intelligenza, seppure vivace, potranno mettere nella nostra anima l’impronta dello Spirito del Signore Gesù”. Se vogliamo portare quest’impronta, bisogna che viviamo in sua compagnia e camminiamo con lui. Ciascuno di noi è influenzato, nella sua formazione, da coloro coi quali vive. Se vogliamo rassomigliare a Cristo e camminare com’Egli ha camminato, dobbiamo dimorare in lui e camminare con lui.


4.  Saremo preservati dal peccato

L’apostolo Giovanni ricorda che “chiunque rimane in lui non persiste nel peccare” (1 Giovanni 3:6). I versetti precedenti spiegano ciò che lo Spirito di Dio intende per peccato: “il peccato è la violazione della legge” (v. 4). In altre parole, il principio stesso del peccato è fare la propria volontà senza riguardo per Dio e per gli altri. Il mondo che ci attornia è caratterizzato sempre più da questo principio; ciascuno fa ciò che gli piace e che lo soddisfa. E’ per questo che, nonostante la civilizzazione, la cultura e le leggi, l’organizzazione del mondo, le nazioni, la società e la famiglia si disgregano. Dovunque prevale la filosofia di vivere senza legge, con meno freni e costrizioni possibile. Anche i credenti corrono il pericolo di esserne influenzati. Può accadere che, per mancanza di vigilanza, gli stessi princìpi conducano a dissensi e divisioni fra il popolo di Dio.

“Chiunque rimane in lui non persiste nel peccare”; e ciò è possibile soltanto se rimaniamo vicini a Colui che poteva dire: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 6:38).

Ecco i risultati benedetti che la Scrittura ci presenta quando dimoriamo in Cristo:

Le nostre vite porteranno frutto: qualcosa dell’eccellenza di Cristo.

Le nostre preghiere riceveranno una risposta.

Il nostro cammino rifletterà un po’ la bellezza del suo cammino.

Le nostre aspirazioni saranno in armonia con la gloria futura.

Saremo preservati dal peccato, la cui origine è la concupiscenza legata alla nostra natura e sulla quale Satana ha facile presa. 

Quanto è importante essere attenti alle parole del Signore: “Dimorate in me… perché senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:4-5). Possiamo essere dotati, zelanti, con molta conoscenza e una lunga esperienza di vita cristiana, ma senza Cristo non possiamo far nulla. I doni, la conoscenza, lo zelo, non ci conferiscono alcun potere, non ci mettono in grado di vincere la carne, di rifiutare il mondo o di sfuggire alle astuzie del diavolo. Lontani dal Signore inciampiamo davanti alla minima prova e potremmo anche cadere nei più gravi peccati.

30 luglio - La mia patria celeste

Cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra.

Colossesi 3:1

Quando a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli

Filippesi 3:20

 

La mia patria celeste


Quando un uomo previdente si prepara a recarsi in un paese lontano, e soprattutto quando pensa di stabilirvisi, studia la località e cerca di familiarizzarsi con la lingua e con le abitudini del paese.

E noi, cari credenti, consacriamo del tempo alle “cose di lassù”, al cielo, che è la nostra patria? Chi non crede risponderà: “Il cielo? Come volete che me lo immagini? Neppure i cosmonauti vi hanno visto gran che!” Ma leggiamo tutto il versetto citato: “lassù, dove il Cristo è seduto alla destra di Dio”.

Abbiamo dunque là un essere caro, un Salvatore vivente, che ci conosce personalmente, che ci ama e che ci ha dato appuntamento in quel luogo. Non è forse questo un motivo sufficiente per pensarci e rallegrarcene?

Se il nostro tesoro è lassù, lassù dev'essere anche il nostro cuore. Ne dobbiamo prendere possesso per fede con una santa gioia. Ciò non ci porterà ad un misticismo sognatore, ma farà di noi dei servitori attivi e fedeli del nostro Signore.

Vegliamo dunque, perché la nostra vista non sia oscurata. Un oggetto anche piccolissimo, se lo si tiene vicino all’occhio, ci nasconde il sole. Numerose e anche attraenti sono le cose “sulla terra” che ci possono distrarre. Guardiamoci da ciò che potrebbe velarci la gloriosa persona di Cristo e “le cose di lassù”. La Parola di Dio ce le fa vedere chiaramente per la fede.


lunedì 29 luglio 2024

Voi non volete

<Siamo sulla riva di un oceano, gridando nella notte e verso il vuoto. Ogni tanto ci risponde una voce da fori della notte, ma è la voce di qualcuno che sta annegando e tosto il silenzio si richiude su di lui>. 

Parole ben tristi. Il filosofo Russel che ha scritto queste poche righe confessa di non essere cristiano per questo può parlare di grida “verso il vuoto” e di morte “senza speranza”. Eppure aveva udito più volte il messaggio dell'Evangelo.

Molti uomini hanno un cuore così incredulo e chiuso alle cose di Dio che considerano sia il cielo che l'inferno come delle inezie. Si parli loro della gloria del cielo o si annuncino i tormenti eterni, reagiscono come fossero addormentati. Le parole di avvertimento sono come palle lanciate contro un muro: rimbalzano verso coloro che le pronunciano. Toccate le loro piaghe morali, resteranno insensibili. Parlate loro di peccato e vi sorrideranno divertiti. La terra tremerebbe più facilmente di loro.

Sono tristi, vuoti, senza speranza.  Meritano proprio il rimprovero: “eppure non volete venire a me  per aver la vita!” Giov. 5:40.

Verrà un giorno in cui saranno colti da uno spavento indescrivibile. Dovranno rendere conto di tutti i loro peccati. Hanno rifiutato il perdono, hanno chiuso gli orecchi dinanzi al messaggio di perdono. Il Signore è venuto, Lui era il principe della pace (Isaia 9:5), ha bussato alle loro porte ma non hanno voluto aprire. Ora non resta che il giudizio. Hanno fatto liberamente questa scelta. Avranno l'eternità per misurare tutta la loro follia. Il pensiero stesso di questo rifiuto sarà il loro tormento, perché comprenderanno di aver fatto una perdita irreparabile. Il pensiero di essere loro stessi gli artefici della loro infelicità ne aumenterà l'angoscia.

29 luglio - Il piano di Dio

…affinché conoscano oggi la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù.

Efesini 3:10-11

 

Il piano di Dio


Tutti noi facciamo dei progetti; ma la cosa più importante è che Dio ha un piano per ognuno di voi, lettori! La Bibbia dice che Dio vi ha amati molto prima che nasceste, e l’ha dimostrato mandando suo Figlio in questo mondo a morire per i vostri peccati. Il piano di Dio per voi è che riceviate la vita eterna per mezzo della fede in Gesù Cristo. Riconoscete che egli si è caricato dei vostri peccati e Dio vi offrirà la vita eterna! Infatti è scritto: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).

Dio ha un piano, ma anche voi avete un piano. Il vostro piano corrisponde al suo? È rassicurante sapere se, quando intraprendiamo qualcosa, il progetto per cui lavoriamo è stato preparato da chi conosce bene il mestiere. Dio ha creato questo mondo. Ha creato anche voi. È l’architetto che ha preparato il piano della vostra vita. Credete in lui!

“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:31-32).


domenica 28 luglio 2024

Rinunciare a se stessi

“Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua”  Matteo 16:24. 

“..Rinunci a se stesso” , questo non significa privarsi di alcuni cibi, di alcuni beni o non avere più cura della propria persona, ma sottomettersi completamente a Cristo per cui l'io non ha più alcun diritto o alcuna autorità.

“Prenda la sua croce”, la croce è un sentiero scelto coscientemente e agli occhi del mondo è pazzia. La croce è simbolo di disprezzo, di vergogna, di opposizione che il mondo riversò sul Figlio di Dio e che continuerà a riversare su tutti coloro che intendono andare “controcorrente”. Ogni credente che voglia evitare la disapprovazione del mondo sarà costretto a conformarsi alle sue vie.

Un cristiano è chiamato a lasciare delle impronte sul mondo ma è da considerare una vergogna quando è il mondo ha lasciare delle impronte su lui.

“E mi segua” per comprendere il significato di ciò occorre semplicemente chiedersi: che cosa caratterizzò la vita del Signore?

Fu una vita di obbedienza al volere di Dio, di pazienza, di sopportazione e di perseveranza.  “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli” Giovanni 6:31.

Per essere dei veri discepoli occorre la perseveranza. E' molto facile partire bene, slanciarsi in avanti, in una vampata di entusiasmo ma quello che conta di più non è questo ma la costanza nel seguire Cristo. Non basta ubbidire alle Scritture di tanto in tanto. Il Signore desidera dei discepoli che ascoltino la Sua voce sempre. 

I Tessalonicesi erano caratterizzati da: “l'opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo” 1Tessalonicesi 1:3.

Vi erano le opere della fede, le fatiche del loro amore e la speranza riguardo al ritorno di Cristo. Alcuni cristiani dicono che Gesù sta per tornare, ma vivono come se non dovesse farlo mai.

28 luglio - L’ordine di adunata

Aspettiamo il Salvatore, Gesù Cristo il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa.

Filippesi 3:20-21

 

L’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno udita vivranno.

Giovanni 5:25

 

L’ordine di adunata


“Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria” (1 Tessalonicesi 4:16-17).

Quest'ordine è un grido che lacera lo spazio. Quelli che lo udranno andranno verso il Signore, da tutte le estremità della terra; i credenti deceduti usciranno dalle tombe, anche quelli già morti da millenni. Rivestiti di corpi gloriosi, liberati da tutte le leggi fisiche, tra cui quella della gravità, s’innalzeranno verso Colui che li chiama.

In uno stesso slancio, “in un batter d’occhio” (1 Corinzi 15:52), tutti i credenti ancora viventi sulla terra saranno trasformati e, rivestiti anch’essi di un corpo glorioso, saliranno incontro al Signore. Infatti il Signore verrà egli stesso a prendere i suoi “sulle nuvole”. Allora quel corteo innumerevole sarà introdotto nella “casa del Padre” da Colui che è morto per loro sulla croce del Calvario.

Che cosa ne sarà degli altri? Tutti quelli che, morti o viventi, non hanno creduto la parola di Dio e hanno così rifiutato la salvezza offerta loro da Dio grazie all’opera di Gesù, saranno lasciati per il giudizio. Anch’essi risusciteranno più tardi, ma “per una risurrezione di giudizio” (Giovanni 5:29), per comparire davanti al “gran trono bianco”, dove saranno tutti condannati (Apocalisse 20:11-15).

Nel momento che l’ordine risuonerà, sarà troppo tardi per prepararsi. È oggi che bisogna farlo credendo in Gesù Cristo.

sabato 27 luglio 2024

27 luglio - A ognuno la sua religione?

Ora vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati.

Atti 20:32

 

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Marco 13:31

 

A ognuno la sua religione?


Rispondendo ad un sondaggio, una ragazza afferma: “Io cerco una mia religione!” Un ragazzo dice: “Io ho la mia religione”. Un terzo aggiunge: “Ognuno ha la sua religione, o per lo meno la propria moralità…” Così non si vuole più sentire parlare di un insegnamento preciso della fede, di un insegnamento non da mettere in discussione ma da credere. Nozioni come il peccato, il pentimento, l’espiazione, sono messe da parte, a vantaggio di altre idee come l’accettazione di sé, la tolleranza o il merito.

Bisogna riconoscere che questo modo di pensare pervade anche molte chiese cristiane. Per essere moderni e per dimostrare di avere uno spirito aperto, non ci si sottomette più alla Parola di Dio, ma la si mette in discussione e si arriva persino a deformare il Vangelo.

Un insegnamento vago, che tollera tutto, è in realtà un affronto fatto a Dio. Il messaggio della Bibbia è vigoroso, preciso, senza compromessi, e pone tutto nella giusta prospettiva: prima Dio, la sua giustizia e la sua grazia, poi la risposta dell’uomo all’offerta di perdono che gli fa.

Ritornare alla Parola di Dio rimane il solo antidoto possibile a questo stato di smarrimento. È una questione di fede: Dio ha parlato, bisogna credere ed ubbidire. Leggiamo le Scritture con semplicità, senza aggiungervi i nostri pensieri e pregando che lo Spirito Santo ce le faccia comprendere. Così, illuminati dalla verità, e radunati intorno al Signore Gesù stesso, nostro Salvatore, faremo parte della vera Chiesa, quella che Lui stesso edifica, composta da tutti i veri credenti.


venerdì 26 luglio 2024

Peccato

Che cosa è il peccato? E cosa produce?

Il peccato produce semplicemente un cattivo stato d'animo? Oppure, il peccato porta un senso di disagio?

No!

Paolo scrive: “Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore” Romani 6:23.

Il peccato è fatale.

Cosa si può fare in proposito?

Alcuni psicologhi consigliano di parlarne. Se si hanno dei pesi, dei rimorsi, se si è consapevoli di aver fatto qualcosa di sbagliato bisogna parlarne. 

Già ma con chi?

Se scegliete di parlarne con uno di loro, vi ritroverete in uno studio, dinanzi ad una persona gentile, che vi inviterà ad aprire il vostro sacco e a tirare fuori tutte le “pietre” che contiene. Le metterete tutte sul suo pavimento, vi farà parlare e le analizzerete una per una. E questo vi farà sentire momentaneamente meglio, ma quando finisce l'ora voi dovete portarvi via ancora il vostro sacco.

Che cosa ne farete di quelle “pietre”? Esse rappresentano tutti i passi falsi che avete fatto nella vostra vita.

Ogni uomo possiede una certa conoscenza del bene e del male: chiama buone certe cose e altre cattive. Ma non ci sono due persone che giudichino esattamente il bene e il male secondo la stessa misura. Ognuno misura il bene secondo un suo ideale e giudica il male con una misura molto tollerante verso se stesso ma che non risparmia gli altri. 

Chi si ubriaca si persuade che non c'è un gran male a bere, ma definirà il furto un gran peccato. L'uomo avido che ogni giorno commette qualche frode negli affari, si tranquillizzerà dicendo che tale è l'abitudine del commercio e che non si può fare altrimenti.

Il bugiardo d'altronde farà notare che lui infondo, non bestemmia ne si ubriaca.

Tutto ciò ci prova che gli uomini non si giudicano secondo una misura fissa e determinata del bene e del male, ma che ognuno si serve a questo riguardo della misura che conviene e se stesso.

Ma esiste una misura con la quale tutti saranno misurati. Esiste una “paga” che l'uomo riceverà per le sue azioni.

 “Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore” Romani 6:23.

L'uomo deve decidere se vuole essere “pagato” per quello che merita, oppure riconoscere il suo fallimento e ricevere in “dono” la vita eterna che Dio offre per fede sulla base della sua grazia, avendo Gesù Cristo pagato il debito al nostro posto.

26 luglio - Presso Dio c’è perdono

Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto.

Salmo 49:7

 

Dio ha pietà di lui e dice: “Risparmialo! …ho trovato il suo riscatto”.

Giobbe 33:24

 

Gesù… ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti.

1 Timoteo 2:6

 

Presso Dio c’è perdono 

(Salmo 130:4)


Non si può ricominciare la propria vita. L’anziano non può rifare quello che ha fatto male. Ma può rivedere il passato con lo sguardo di Dio e supplicare Dio di perdonargli i peccati. Lo dirà forse piangendo, col cuore rotto, vergognandosi di aver offeso Dio così sovente. In questo suo passato troverà forse dei peccati che oggi gli sembreranno imperdonabili. Ma Dio ha detto: “Ecco su chi poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola” (Isaia 66:2).

Dio è giusto, e non può passare sopra al peccato senza punirlo; eppure perdona il peccatore. Ma come conciliare la giustizia del Dio santo, che esige un castigo, con la sua grazia che perdona? L'ha fatto tramite Gesù Cristo. Il suo diletto Figlio ha voluto subire al nostro posto il castigo che meritavamo, perché Dio potesse perdonarci in piena giustizia!

Lui, per le nostre offese,

dal Padre ci fu dato;

su lui tutto il peccato

degli uomini gravò.

D’ora innanzi, Dio chiede solo questo all’uomo peccatore: che riconosca la sua colpevolezza e creda che Cristo se ne è fatto carico, sulla croce, morendo per lui.


giovedì 25 luglio 2024

Chi può perdonare i peccati?

“È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” Efesini 2:8.

In ogni tempo, le religioni hanno cercato di dare una risposta a questo problema. La varietà delle soluzioni proposte è incredibile. Tutte le religioni chiedono all’uomo di fare o dare qualcosa per ottenere il perdono divino. Persino gran parte della cristianità non sfugge a questo grave errore.

Ma cosa dice la Parola di Dio su questo argomento? Ascoltiamola: “Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?”. Lo sapevano anche i Giudei. Infatti il peccato è un’offesa fatta a Dio. Lui solo dunque può perdonare i peccati e indicare all’uomo le condizioni per ottenere il suo perdono. Il Signore Gesù, che è Dio, ha il potere di perdonare i peccati (Luca 5:24).

L’apostolo Pietro, trovandosi di fronte un uomo che voleva acquistare con denaro ciò che Dio dona, gli rispose: “Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai creduto di poter acquistare con denaro il dono di Dio… Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinché, se possibile, ti perdoni il pensiero del tuo cuore” Atti 8:20-22.

“E’ per grazia che siete stati salvati… Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” Efesini 2:8-9. È grave pretendere di pagare o far pagare ciò che Dio stesso offre gratuitamente. Infatti, “tutti coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù… mediante la fede nel suo sangue” Romani 3:24-25. Solo quelli che credono al valore di questa offerta gratuita possono dire: “Dio ci ha vivificati… perdonandoci tutti i peccati” Colossesi 2:14.

25 luglio - Gesù

Sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.

Luca 1:32

 

…affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio, nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.

Filippesi 2:10-11

 

Gesù


Ogni anno, a Natale, Gesù è presentato nella cristianità come un lattante coricato in una mangiatoia. Ma il cosiddetto presepe, più che altro, fa parte del folclore dei nostri paesi occidentali, generalmente si ignora il senso della sua venuta sulla terra. Gesù non è forse considerato come un bambinello che ci intenerisce, nato duemila anni fa, e nulla più?

Il termine “bambino Gesù” sottolinea il modo semplice con cui è nato, e questo fatto c’interpella tutti, poiché il bambino che nasceva lì, fra l’indifferenza generale, era nientemeno che il Figlio di Dio, colui che ha creato la terra e tutto quello che contiene. Volendo visitare la sua creatura, ha scelto di farlo nel modo più umile, e questo ci colpisce. Ma questo non deve farci dimenticare chi egli è, né quello che l’angelo disse a sua madre, prima della sua nascita: “Sarà grande”. Questa grandezza morale possiamo vederla negli Evangeli. Dio è stato glorificato in tutto quello che Gesù ha fatto, dalla nascita alla morte, e per due volte ha dichiarato: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17 e 17:5). Infatti l’ha risuscitato e lo ha fatto sedere alla sua destra, conferendogli per sempre quel posto d’autorità e di gloria.

Gesù vive in eterno e dovrà un giorno giudicare il mondo. Ognuno avrà a che fare con lui. Oggi si presenta ancora come Salvatore; non lasciate passare questa fine d’anno senza accettare Gesù, non come un bambino che intenerisce, ma come il “grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tito 2:13).

mercoledì 24 luglio 2024

24 luglio - La venuta di Gesù Cristo

La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità.

Giovanni 1:14

 

La venuta di Gesù Cristo


Tra tutti gli avvenimenti che hanno segnato la storia dell’uomo, nessuno è più importante della venuta di Gesù Cristo sulla terra. Il Figlio di Dio si è “annientato” per nascere come uno di noi.

Avrebbe potuto venire come re, che avrebbe presto sottomesso i suoi sudditi. D'altra parte, essendo Dio, ha dei diritti su ognuno di noi.

Avrebbe potuto venire come un giudice, che avrebbe condannato, senza appello, l’umanità immersa nel male e lontana da Dio.

Avrebbe potuto poi agire da giustiziere contro quelli che si erano opposti a lui che pure aveva fatto loro tanto bene.

Ma è come salvatore che Gesù Cristo è venuto fino a noi. Sulla nostra terra, dove ognuno cerca d’innalzarsi, ha preso l’ultimo posto. Ha seguito una via di rinuncia che l’ha portato fino alla croce su cui è morto come un malfattore.

Ciascuno di noi deve interrogarsi sulla venuta di Gesù Cristo. Perché quella vita tanto diversa da ogni altra? Perché l’abbassamento fino alla morte sulla croce? L’amore è la risposta a queste domande. L'amore per la sua creatura perduta è stato il movente di tutta la sua opera.

Oggi Gesù si presenta ancora a noi come il Salvatore. Non aspettate, poiché un giorno si presenterà come giudice per quelli che hanno rifiutato la sua salvezza. Allora, il primo capo di accusa sarà quello di averlo rifiutato come salvatore.

martedì 23 luglio 2024

L'orologio e la formica

“Le sue (di Dio) qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi (gli uomini) sono inescusabili” Romani 1:20

Al giorno d’oggi, pensando di fare una scelta ragionevole, molte persone rifiutano di credere a Dio, e arrivano anche a rifiutare l’idea che esista un Creatore. Pensano che sia più logico attribuire alla materia, all’energia e al caso l’esistenza nostra e di tutto l’universo, anziché credere al Creatore.

Supponiamo che, camminando in riva al mare, troviate per terra un orologio; vi sarà impossibile sostenere che il vento, il sole o qualche altro fattore casuale gli abbia dato forma e abbia generato il suo meccanismo. Perché? Perché il suo meccanismo, così preciso ed ordinato, testimonia che c’è stata l’opera ingegnosa del suo ideatore.

Supponiamo ora che a fianco dell’orologio ci sia una formica. Questo animaletto potrebbe passare inosservato e magari si potrebbe pensare che sia stato formato dal “caso”. Ma non sapete che una formica è milioni di volte più complessa di qualsiasi orologio?

Il suo funzionamento e la sua struttura sono infinitamente più elaborate del meccanismo di un orologio, allora dovreste necessariamente ammettere che sia stata opera di un creatore molto più ingegnoso ed eccezionalmente capace.

Come l’orologio testimonia dell’intelligenza umana, così la formica ci fa intravedere una potenza creatrice infinita, che possiamo attribuire solo a Dio.

Leggendo la Bibbia, siamo portati a vedere la gloria e la potenza di Dio manifestate nella natura e a credere che lui è il Creatore, che la sua saggezza e la sua potenza sono infinite e senza alcun vincolo. Considerando questa verità, dobbiamo riflettere sulle nostre convinzioni, perché Dio ci ha dato un’intelligenza che ci rende responsabili. Abbinata alla fede, la nostra intelligenza ci porta a dare lode a Dio, in quanto è il nostro Creatore e il nostro Salvatore.

23 luglio - La lode

Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea.

Tu sei l’argomento della mia lode nella grande assemblea.

Salmo 22:22, 25

 

La lode


Il Salmo 22 esprime profeticamente i sentimenti del Cristo sofferente, ma ci presenta anche la sua risurrezione. Pertanto dobbiamo considerare le parole del versetto di oggi come parole che il Signore Gesù rivolge al suo Dio e Padre, proprio dopo la morte e la risurrezione. Non possiamo certo comprendere quanto grandi siano state le sue sofferenze quando portò alla croce tutto il peso dei nostri peccati sotto il giudizio di Dio ed espiò le nostre colpe con il suo sangue. Ma, con tali amare sofferenze, il Signore ha tolto tutto quello che ci separava da Dio. Ora egli esalta nel Salmo il nome di Dio che gli ha risposto, l’ha liberato dall’afflizione e l’ha strappato alla morte risuscitandolo. Mentre Cristo doveva compiere da solo l’opera della liberazione, lo vediamo, ora che è risuscitato, circondato da molti fratelli; “nella grande assemblea” di quelli che ha liberato con il proprio sangue dalla potenza di Satana, ora intona un nuovo inno, un canto di lode a Dio.

Quale grande grazia! Anche noi credenti possiamo, salvati e felici, partecipare a questo cantico di lode. Lui stesso, il Salvatore, intona la lode; e noi, i salvati, possiamo cantare insieme e lodare il grande Dio che ci ha così tanto amati . Ha dato per noi suo Figlio, e ha impresso il sigillo del suo apprezzamento sull’opera di Gesù risuscitandolo dai morti.

Perciò “venite, cantiamo con gioia all’Eterno, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza” (Salmo 95:1)


domenica 21 luglio 2024

Nuova gloria

“Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo” Atti 1:11. 

Compiuta alla croce l'opera che il Padre gli aveva data a fare, Cristo riprenderà tutta la dignità che aveva deposta. Si era svuotato, umiliato “Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo... umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” Fil 2:;5-8.

Quando Pietro entrò nel sepolcro dopo la risurrezione, trovò tutto in ordine: i pannilini disposti su un lato e il sudario ripiegato. Il Signore Gesù non era uscito come Lazzaro con i piedi e le mani legati da bende e il viso avvolto da un sudario. Non aveva avuto bisogno che nessuno lo slegasse (Giov. 11:44; 20:6,7).

Parimente quaranta giorni più tardi, quando Egli fu elevato dalla terra, una nuvola lo accolse e lo tolse d'innanzi agli occhi dei suoi discepoli (Atti 1:9). Il Signore Gesù non aveva avuto bisogno, come Elia, di un carro fuoco trainato da cavalli di fuoco (2 Re 2:11).

La nuvola, nella Parola di Dio, è spesso messa in relazione con la gloria. 

Ritornerà così nella posizione di gloria che aveva prima ma non vi tornerà come era prima. Qualcosa è cambiato perché vi tornerà con le mani, i piedi ed il costato forato e con una nuova gloria che si è acquistata con le Sue sofferenze.

22 luglio - Testimoni della sua nascita

(Gesù disse loro:) Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra.

Atti 1:8

 

Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu seppellito; è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta.

1 Corinzi 15:3-6

 

Testimoni della sua nascita


Nato a Betlemme di Giudea, Gesù fu coricato in una mangiatoia; era sconosciuto e povero, eppure la città di Gerusalemme era stata turbata alla notizia, data dai magi venuti dall'Oriente, della nascita di un re! (Matteo 2:3). Ma Dio ha avuto cura di fare in modo che la sua nascita non passasse inosservata. Un angelo del Signore la rivela a dei pastori che custodivano i loro greggi nei campi, durante le ore notturne: “Non temete, – dicono gli angeli – perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:10-11). Sono i primi testimoni: “Vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino” (Luca 2:17).

Più tardi, arrivano a Gerusalemme i magi che dicono: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Siamo venuti per adorarlo” (Matteo 2:2). E lo adorano, offrendogli oro, incenso e mirra.

Come abbiamo ricordato ieri, Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio” (Luca 2:25) che aspettava il Messia, trovandosi nel tempio prende in braccio il bambino e benedice Dio definendo Gesù “una luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2:30-32).

Anche Anna, donna molto anziana, che stava sempre nel tempio, loda Dio, perché ha visto il Salvatore (v. 38).

21 luglio - “Questo vi servirà di segno”

Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia.

Luca 2:11, 12

 

Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.

Isaia 55:8

 

“Questo vi servirà di segno”


Quando Dio ha voluto rivelarsi, non si è manifestato con una dimostrazione eclatante di potenza e di gloria. Ha dato il segno più umile della sua presenza: “un bambino… coricato in una mangiatoia”. Questo segno, tanto discreto, è rimasto inavvertito agli occhi della maggior parte dei grandi di questo mondo, ma per quelli che aspettavano il Messia promesso era il compimento delle promesse di Dio. Così il vecchio Simeone ha preso in braccio quel bambino, e ha potuto esclamare, in uno slancio di riconoscenza e di adorazione: “Ora, o Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo… perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Luca 2:29, 30).

I pensieri di Dio sono infinitamente al di sopra dei nostri. Nessuno avrebbe potuto immaginare che Dio si sarebbe fatto uomo, che il Re dei re sarebbe nato in una stalla. Ma Dio capovolge le nostre nozioni di grandezza. Il re da poco nato a Betlemme farà più tardi il suo ingresso a Gerusalemme, non seduto su un carro trionfale, ma cavalcando un asinello. Gesù non è venuto per arricchirsi, ma per arricchire noi. Non è venuto per dominarci, ma per servirci; non per assoggettarci, ma per dare la propria vita per noi. Si è abbassato ed è andato incontro ai poveri, agli ammalati, ai peccatori, per rivelare loro l’immenso amore di Dio, quell’amore che “sorpassa ogni conoscenza” (Efesini 3:19).

Qual è il “segno” supremo? Gesù crocifisso. Follia per chi rimane insensibile all’amore di Dio! Potenza di vita per chi crede!


sabato 20 luglio 2024

Nessun profumo

Mi piace il verde in genere ma i fiori mi affascinano in modo particolare tanto che ne ho un terrazzo pieno. Questa primavera ne avevo acquistati alcuni finti, non sono il mio genere ma quelle gerbere rosa erano fatte veramente bene. Le avevo poste in un bel vaso di ceramica. Non ricordo il motivo per cui fossero state appoggiate sul tavolino in terrazza, ma ricordo che vi erano delle api che volavano intorno alle fioriere eppure nessuna di esse le sfiorò mai. Erano molto belle ma, non avevano profumo. Erano solo fiori finti, abilmente imitati; cose senza vita. Avevano il colore e la forma della pianta, ma mancavano di ciò che ne caratterizza la vita: la linfa e il profumo. Nessuna ape si sarebbe mai venuta a posare su quei fiori.

“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi” Matteo 25:1-4. 

Questa parabola divide la religione in due parti: una rappresentata da chi è avveduto, l'altra dagli stolti. A prima vista c'è poca differenza fra loro. Tutti hanno la lampada, ma chi è avveduto ha preso dell'olio in dei vasi, mentre gli stolti non ne hanno.

Non vediamo questo ancora oggi? Si fa parte di una chiesa, si celebrano con fasto le grandi feste della cristianità, si seguono le funzioni religiose, si ha una bella lampada, ma senza olio. Niente olio, niente luce; il nome di vivere ma in realtà si è morti. 

Non addormentatevi in una falsa sicurezza alzando una lampada tutta luccicante, ma vuota. “Verso mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo” V.6. Questo grido ben presto si farà udire. Questa prospettiva vi rallegra? I vostri peccati sono perdonati? Avete veramente creduto?

Quando la porta della grazia si chiuderà sarà troppo tardi per gridare: “Signore signore aprici” v.11.  Ascoltate la terribile risposta: “Io non vi conosco”.

La Parola di Dio è chiara: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” Giov. 5:24.

venerdì 19 luglio 2024

19 luglio - L’onore di essere cristiano

(Gesù disse loro:) "Non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due".

Matteo 5:39-41

 

L’onore di essere cristiano


Lettera all’imperatore

Atenagora, nato ad Atene, è un filosofo che visse nell’ultima metà del secondo secolo. Si proponeva di scrivere contro i cristiani, e a questo scopo si mise a leggere i loro libri. Dio, con quella lettura, gli aprì gli occhi, e Atenagora diventò un cristiano. Invece di attaccare i discepoli di Cristo, si mise a difenderli, e presentò, nell’anno 177, all’imperatore Marco Aurelio uno scritto che diceva: “Perché sua Maestà sarebbe offesa semplicemente dal nome che noi portiamo? Il solo nome non merita il suo odio; è il delitto che è degno di castigo. Se siamo colpevoli di un misfatto grande o piccolo, ci punisca, ma non unicamente a causa del nome di cristiani. Nessun cristiano è criminale, a meno che agisca in modo contrario a quello che pretende di essere”. Ponendo in contrasto il comportamento dei cristiani con quello dei pagani scrisse ancora: “Da noi si possono trovare degli ignoranti, degli umili contadini, delle vecchie donne che non potrebbero dimostrare con dei ragionamenti la verità della nostra dottrina; ma con le loro opere essi manifestano l’effetto benefico che questa dottrina produce quando si è persuasi che è vera. Non fanno discorsi, ma opere buone. Quando sono picchiati, non restituiscono i colpi; non intentano processi a quelli che li spogliano; danno a quelli che chiedono loro e amano il prossimo come se stessi”.


giovedì 18 luglio 2024

Affanni

“Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?” Matteo 6:25.

Questo avvertimento è uno di quelli che faremo bene a rileggere con attenzione ogni mattina. Sarebbe necessario fare un quadretto da porre in un luogo ben in vista, sopra il frigorifero o magari sulla parete centrale del nostro salotto. 

Le preoccupazioni di questo mondo, l'inganno della ricchezza e la brama di possedere sempre di più, si infiltrano nel nostro io e cercano di soffocare ciò che Dio mette in noi. Non siamo mai al riparo dalle ricorrenti ondate di questa intrusione; essa sarà per il cibo e il vestiario, sarà per il denaro e la mancanza di denaro; oppure sopraggiunge per la via di circostanze particolarmente difficili. Ma in ogni caso si tratterà di un'infiltrazione lenta e continua, che diverrà una vera e propria inondazione se non permettiamo allo Spirito di costruire una diga.

Facciamo attenzione di non cadere nella tentazione di pensare che Dio non capisca le nostre circostanze particolari. Egli le conosce meglio di noi e ci insegna a non dare a queste cose più valore di quello che hanno, così da farle diventare il pensiero dominante della nostra vita.

“Basta a ciascun giorno il suo affanno” (v.34).

 Quali affanni supplementari hanno cominciato a minacciarci oggi?

18 luglio - Il coraggio di testimoniare

(Dio) sventa i disegni degli astuti, sicché le loro mani non giungono a eseguirli; prende gli abili nella loro astuzia, sicché il consiglio degli scaltri va in rovina.

Giobbe 5:12-13

 

Il coraggio di testimoniare


Durante le sue lezioni, un professore di filosofia si impegnava sovente a dimostrare che Dio non esiste. I suoi studenti non osavano contestarlo per paura di essere derisi. Per molti anni, all’ultimo giorno dell’anno scolastico, terminava il suo corso dicendo: “Se qui c’è qualcuno che crede ancora in Gesù, si alzi!”. Nessuno osava farlo. Poi aggiungeva: “Chi crede in Dio è stupido. Se Dio esistesse, potrebbe impedire a questo gessetto che tengo in mano di rompersi”. Poi lasciava cadere il gessetto, che si rompeva in terra.

Ma un anno, uno studente cristiano si era iscritto al suo corso. Per tre mesi pregò ogni mattina di avere il coraggio di rispondere al professore. Venuto il giorno, si alzò. Il professore gli gridò: “Imbecille! Guardi: se Dio esistesse, impedirebbe a questo pezzo di gesso di rompersi quando tocca terra”. E lasciò andare il gessetto. Ma questo gli scivolò dalle dita lungo i pantaloni, poi sulle scarpe, e andò semplicemente a rotolare lontano, intatto. Il professore rimase un momento interdetto a guardare il gessetto. Poi alzò gli occhi verso lo studente e uscì bruscamente dalla sala. Allora tutti gli studenti ascoltarono il loro compagno parlare della sua fede in Dio e nel Signore Gesù.

L’esistenza, come la non esistenza di Dio, non possono essere provati da ragionamenti umani. Non possiamo scoprire Dio con lo sforzo della nostra intelligenza o dei nostri pensieri personali. Oggi, la Parola di Dio, la Bibbia, è la testimonianza completa per mezzo della quale Gesù, il Salvatore del mondo, ci rivela Dio suo Padre.


mercoledì 17 luglio 2024

Esdra

Leggendo la storia di Israele emergono interessanti parallelismi con la cosiddetta “storia della Chiesa”. Ciò è vero soprattutto per il periodo successivo all’esilio babilonese. Il ritorno da Babele ricorda generalmente il ritorno spirituale di molti credenti a partire dal tempo della Riforma, dalla confusione dei sistemi cristiano idolatrici (Babele), con il semplice desiderio di “ricostruire” e soddisfare le esigenze di Dio per la sua casa e adorare Dio in spirito e verità. Essa ricorda in particolare l'epoca della riscoperta, nel XIX secolo, della verità dell'assemblea e del culto a Dio. Esdra (in figura per noi) parla di questo e ci mostra che tale opera porterà intorno a coloro che desiderano ricostruire, un'opposizione che deve essere superata. Questo è il caso di ogni risveglio e non sarà diverso oggi se si tratta di ricostruire la casa di Dio e il servizio secondo i Suoi pensieri.

Mettiamo quindi in evidenza alcuni punti:

- Babele significa “confusione” (Gen 11:9) e simboleggia il potere e il dominio religioso mondano e allo stesso tempo parla di idolatria religiosa (Apoc 17 e 18). Tuttavia, non era sufficiente che tutto avvenisse iniziando dal posto giusto (a Gerusalemme). Era richiesto anche un corretto atteggiamento interiore. E sfortunatamente molti ebrei non lo avevano. Inoltre, c’è stata e c’è una resistenza interna ed esterna che deve essere superata.

- Il tempio, il simbolo preminente in questo libro è anche un'immagine dell'assemblea, vista come presenza di Dio (Ef 2:21). L'idea della dimora di Dio attraversa tutta la Bibbia. Dio vuole vivere con le persone e può farlo solo in mezzo a un popolo redento. Dopo aver attraversato il Mar Rosso (salvezza), si parla della dimora di Dio (Esodo 15:13,17). Dio vuole avere comunione con i suoi. Tuttavia, queste persone devono corrispondergli. Pertanto l'assemblea come casa di Dio dovrebbe essere santa, perché Dio è santo e dove Dio abita, tutto deve corrispondere alla sua santità (Levitico 10:3; Salmo 93:5). Il tempio di Gerusalemme era la dimora di Dio. Là si trovava il trono di Dio (1 Cronache 29:23), e lì sorgerà di nuovo nel futuro il tempio del regno millenario (Ger 3:17). Oggi il Signore è là nel mezzo, dove due o tre sono riuniti nel Suo nome (Matteo 18:20).

- La restaurazione del servizio nel tempio ci ricorda, alla luce del Nuovo Testamento, che ci avviciniamo a Dio come adoratori e che il Padre cerca tali “suoi adoratori” (Giovanni 4:23,24). I figli di Dio servono Dio “mediante lo Spirito” (Fil. 3:3). Si raccolgono in un luogo, spesso anche in pochi (due o tre) ma dove realizzano la presenza del Signore (Matteo 18:20), per servire Dio e prendere parte alla Cena del Signore. Ciò divenne chiaro anche ai credenti, che abbandonarono le varie correnti “religiose” e da allora si riunirono unicamente nel nome di Gesù. Cominciarono a riflettere insieme su “come comportarsi nella casa di Dio, che è l'assemblea del Dio vivente” (1 Tim. 3:15). È diventato chiaro ai credenti che non si tratta di un servizio esterno, ma che ogni credente ha il suo posto nella casa e nel servizio di Dio ed è lo Spirito Santo che dirige tutto, come vuole il Signore.

- L'altare degli olocausti, che svolge un ruolo speciale anche nel libro di Esdra, è un'immagine della mensa del Signore, come è già menzionato nell'Antico Testamento (Mal 1:7,12). In 1 Corinzi 10:18,21 Paolo collega questa espressione con la frazione del pane. Lì parla particolarmente dell'offerta di ringraziamento, in cui è espressa la comunione degli Israeliti con Dio (Levitico 7:11-13) e la nostra comunione con il Signore. L'altare è anche il luogo del culto, perché lì venivano portati a Dio i sacrifici, che per Lui avevano un “soave odore”. La nostra comunione con Dio e con gli altri si basa sul sacrificio espiatorio del Signore Gesù, che Egli compì per la gloria di Dio.

Il vero risveglio riporta i credenti alla Parola di Dio. Così era ai tempi dei risvegli passati. Un certo numero di persone, ovvero: “tutti quelli ai quali Dio aveva destato lo spirito, si misero in cammino verso Gerusalemme per ricostruire la casa del SIGNORE” (Esdra 1:5)  desidera ristabilire le cose secondo i pensieri di Dio riguardo all'assemblea, alla mensa del Signore e all'adorazione. 

Non c'è dubbio che gli ebrei si ritirarono da Babele perché Dio aveva risvegliato il loro spirito. Ogni risveglio  personale e collettivo inizia con l'opera di Dio su noi esseri umani. È pura grazia quando Dio compie una tale opera di risveglio e rinnovamento nel nostro spirito, e dovremmo essergli grati per questo. Senza quest'opera di Dio, nessuna persona sarebbe tornata da Babele. Ma c'è un secondo aspetto. Adesso occorrono delle persone pronte a partire. Questo è il lato della nostra responsabilità e rimane sempre nostra responsabilità iniziare l'opera di Dio e agire. La maggior parte degli ebrei preferì restare a Babele. La strada per Gerusalemme è sempre in salita. La strada che allontana da Gerusalemme, invece, è sempre una strada in discesa (Lc 10:30). Gerusalemme è su una collina e non importa da che parte vieni, sali sempre. La salita è solitamente un viaggio che comporta uno sforzo, mentre la discesa è solitamente più “naturale”. È notevole che il re non solo conceda la libertà ai deportati, ma faccia loro anche dei doni. Solo nel luogo del radunamento nel nome del Signore è possibile oggi, secondo la mente di Dio, manifestare l'unità dei credenti.

17 luglio - Guidati nella tormenta

Chi cammina nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome dell’Eterno e si appoggi al suo Dio.

Isaia 50:10

 

(Gesù disse:) "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

Giovanni 8:12

 

Guidati nella tormenta


Siamo in Canada, sull’immensità gelata del lago Winnipeg. Due slitte si sono appena allontanate dalla costa, quando le assale una tormenta di neve. Improvvisamente la neve s’innalza in turbini e il vento diventa glaciale. Arriva la notte, i viaggiatori sono colti da paura. Moriranno congelati prima del mattino se non riescono a raggiungere la riva. Ma questa dov’è?

Nella disperazione, gli uomini decidono di affidarsi all’istinto dei cani. Prendono Koona, un cane abbastanza vecchio e un po’ gracile, e lo mettono in testa alle slitte. Diventato improvvisamente capo fila, Koona esita, ma alla fine si lancia e le slitte ripartono. Per ore i convogli corrono nella notte; poi, ad un tratto, sentono degli scossoni: stanno lasciando il lago; penetrano nel bosco e si fermano vicino al fuoco di un accampamento indiano.

Anche noi, cristiani, dobbiamo imparare a camminare per fede. Spesso dobbiamo avanzare per una via sconosciuta, ma possiamo credere nella bontà e nella provvidenza di Dio. Infatti nel mondo splende una luce percepita solo dagli occhi della fede: è la conoscenza di Gesù Cristo.

Gesù è il testimone fedele, la luce, l’amore, la verità. Intorno a noi non c'è che oscurità; con la nostra intelligenza non capiamo certe circostanze della vita, soprattutto se sono difficili; ma se conosciamo il Signore, possiamo confidarci in lui ed appoggiarci su di lui. Ci terrà stretta la mano e ci guiderà.


martedì 16 luglio 2024

La grandezza nel regno di Dio

“Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si avvicinarono a lui, dicendogli: Maestro, desideriamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo. Egli disse loro: Che volete che io faccia per voi?. Essi gli dissero: Concedici di sedere uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra nella tua gloria” Marco 10:35-37.

Quando Giacomo e Giovanni, si confrontarono con il Signore Gesù, l'antitesi fra questi e loro era quasi totale: Lui era venuto per dare e per servire, loro volevano ricevere e comandare. Oggi noi siamo davanti alla stessa alternativa.

Innanzi tutto dobbiamo scegliere fra la realizzazione del nostro io o il suo annientamento. Giacomo e Giovanni dissero al Signore: “desideriamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. La loro richiesta potrebbe figurare nella classifica delle peggiori preghiere mai verbalizzate, perché sarebbe difficile superare un così vistoso egocentrismo. Immaginavano che ci sarebbe stata una corsa alquanto profana al posto più importante del regno, quindi ritenevano prudente prenotarsi. La loro preghiera era un tentativo di piegare la volontà di Dio alla propria, mentre la vera preghiera equivale ad arrendere la propria volontà a quella di Dio.

In secondo luogo, c'è la scelta fra il potere e il servizio. Chiesero al Signore di poter sedere ai suoi due lati nel regno. Su cosa immaginavano di sedere? Sul pavimento? Su panche o sgabelli? No, si aspettavano di sedere su dei troni. Provenivano da una famiglia della classe media, che aveva dei servi. Forse ne sentivano la mancanza e desideravano riavere il potere di comandare. Il Signore, con molta pazienza, disse loro: “Voi sapete che quelli che sono reputati principi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore” V.42-43. La nuova comunità della quale Egli vuole essere il Signore é organizzata su un principio diverso: umiltà non autorità, servizio non potere.

In risposta alla domanda del Signore  essi avevano affermato: “Potete voi bere il calice che io bevo, o essere battezzati del battesimo del quale io sono battezzato? Essi gli dissero: Sì, lo possiamo. E Gesù disse loro: Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo del quale io sono battezzato; ma quanto al sedersi alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma è per quelli a cui è stato preparato” v.38-40.

Forse immaginavano che Lui si riferisse ai lussi del banchetto messianico, mentre alludeva alla sofferenza e alla via della croce. Giacomo e Giovanni bramavano dunque l'onore, il potere, la sicurezza, mentre il Signore offriva rinuncia, servizio e sofferenza. Con le sue parole “ma non è così fra voi”, il Signore Gesù indicava che ci sono nel mondo due comunità distinte. Con due diverse gamme di valori; il simbolo dell'una è il trono, il simbolo dell'altra è la croce.

16 luglio - "È compiuto"

Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio". Detto questo, spirò.

Luca 23:46

 

"È compiuto"


La crocifissione era un supplizio estremamente crudele. Dopo ore di sofferenze, la vittima soccombeva per asfissia e sfinimento. Ma non è così che Gesù è morto. No, spirò con un "gran grido". Prima di lui, come dopo lui, nessun crocifisso è morto in questo modo. Nessun altro al di fuori di Cristo aveva potere sulla propria vita, della quale poteva dire: "Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio" (Giovanni 10:18). Il centurione romano, responsabile dell'esecuzione dei condannati, stupefatto da una tale morte, esclamò: "Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio" (Marco 15:39).

E tutti poterono udire quella frase pronunciata dall'alto della croce: "È compiuto", parola che, nel greco dei testi originali, significa che tutto è stato regolato. Lo stesso termine è stato trovato scritto anche su delle antiche fatture quietanzate: "Tetelestai".

L'immenso debito del peccato è pagato; a chiunque crede e accetta per sé questo fatto Dio non chiederà mai più nulla!