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martedì 16 settembre 2025

L’uomo Cristo Gesù (10/12)

Lo sguardo che investiga

Il Salmo 139 dice: “SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci… Tu comprendi da lontano il mio pensiero… Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito?“. Il salmista conclude: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è  in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:1-2, 7, 23-24). Bellissima preghiera che anche noi possiamo rivolgere al Signore.

In Marco 10:17-27, l’uomo che possedeva grandi ricchezze viene a Gesù, assicurandolo di aver rispettato fin dalla giovinezza tutti i comandamenti della legge. “Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi“. Ma l’uomo se ne va molto afflitto, non volendosi separare dai suoi beni. E il Signore, rattristato, si guarda intorno e dice ai Suoi discepoli: “Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!” I discepoli sono stupiti e si chiedono: “Chi dunque può essere salvato?”. È allora che il Signore “fissò lo sguardo su di loro e disse: “Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio“.

In Marco 8:31-33, il Signore incomincia ad insegnare ai Suoi discepoli “che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse respinto… e fosse ucciso“. Egli teneva questi discorsi apertamente. Ma Pietro ha l’audacia di prenderLo da parte e di rimproverarLo. E Lui, voltatosi, guarda quel piccolo gregge di discepoli e rimprovera Pietro, dicendogli: “Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini“.

Gesù sa quali persecuzioni dovranno sopportare e, perché non siano colti di sorpresa, davanti alla folla aggiunge: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (8:34).

Dopo il ripetuto rinnegamento di Pietro, la terza volta “il Signore, voltatosi, guardò Pietro“! Sguardo che investiga, ma anche che consola e porta al pentimento. Pietro, infatti, “andato fuori, pianse amaramente” (Luca 22:61-62).

Sulla riva del mar di Tiberiade (Giovanni 21:15-19) Gesù dà a Pietro l’occasione di reagire alla domanda rattristata del Suo Maestro: “Simone figlio di Giovanni, mi ami più di questi?”. Egli Gli risponde: “Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene“. La riabilitazione avviene dopo tre domande e tre risposte; il futuro servizio di pascere le pecore e gli agnelli del Signore gli viene affidata dopo che lui ha lasciato al Signore la cura di apprezzare il suo amore per Lui.

Seduto di fronte alla cassa delle offerte, il Signore guarda come la gente getta il denaro nella cassa. Parecchi ricchi vi gettano molto. Viene poi una povera vedova e vi getta due spiccioli, che fanno un quarto di soldo. Gesù coglie l’occasione per chiamare i Suoi discepoli e dire loro: “Questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri; poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo; ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere” (Marco 12:41-44). Da questo possiamo ben capire che il Signore non guarda a quanto si dà, ma a quanto teniamo per noi!

 

Lo sguardo che giudica

Quelli della sinagoga dove è entrato Gesù “l’osservavano, per vedere se lo avrebbe guarito in giorno di sabato, per poterlo accusare“. Lì c’è un uomo con la mano paralizzata. Il Signore gli ordina di alzarsi davanti a tutti e chiede ai presenti se sia permesso fare del bene o del male in giorno di sabato. La risposta è soltanto un silenzio ostile. Gesù allora li guarda con indignazione, contristato dall’indurimento del loro cuore, e guarisce  la mano. A questo punto i Farisei, usciti, tengono subito consiglio con gli Erodiani “contro di Lui, con lo scopo di farlo morire” (Marco 3:1-6).

Ebrei 4:13 parla degli “occhi” di “Colui al quale abbiamo da rendere conto“. “La parola di Dio è vivente ed efficace… e penetra fino a dividere dell’anima e dello spirito… E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiamo da rendere conto” (Ebrei 4:12-13).

Isolato nell’isola di Patmos, Giovanni, “compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù” (Apocalisse 1:9), ha avuto la visione del Signore come Giudice.

Gli occhi  che si erano portati con tanto amore su molti peccatori, sui Suoi discepoli, sul giovane ricco sono qui “come fiamma di fuoco” (Apocalisse 1:14). “Il discepolo che Gesù amava” riconosce bene Colui che  davanti a lui “uno simile ad un Figlio d’uomo“; eppure cadde “ai suoi piedi come morto”. Ma Gesù mette la Sua destra su di lui, dicendo: “Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il vivente, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli” (1:17-19). Poi affida al Suo discepolo la cura di scrivere “le cose che hai viste” (1:12-16), “quelle che sono” (capitoli 2 e 3), e “quelle che devono avvenire in seguito” (capitoli da 4 a 22).

“Apocalisse” significa “Rivelazione”; gli occhi che erano “come una fiamma di fuoco” facevano discernere in anticipo le cose e le rivelavano al Suo discepolo, perché le scrivesse e comunicasse  tutti i giudizi che sarebbero venuti sulla terra  su quelli che l’avrebbero rigettato.

Eppure, la conclusione di tutta la Bibbia è: “La grazia del Signor Gesù Cristo sia con tutti“.

 

Alzare gli occhi al cielo

Rattristato dalla morte brutale di Giovanni Battista, il Signore si ritira in “un luogo deserto” in disparte (Matteo 14:13-20). Ma subito le folle lo seguono a piedi, provenienti da diverse città. Sceso dalla barca, vede questa grande folla e “ne ebbe compassione, e ne guarì gli ammalati“. Scende la sera, il luogo è deserto. I discepoli vorrebbero che tutta quella gente se ne andasse nei villaggi vicini per procurarsi del cibo, ma Gesù dice: “Non hanno bisogno d’andarsene; date voi loro da mangiare“. Essi obiettano che hanno solo cinque pani e due pesci. Che soluzione potrebbe esserci? “Portatemeli qua“. Il Signore prende i cinque pani e i due pesci, guarda verso il cielo e ringrazia. I discepoli danno alla folla quello che hanno ricevuto dal Signore, e tutti “mangiarono e furono sazi“.

In Marco 7:32 gli portano “un sordo che parlava a stento”. Gesù lo prende in disparte, gli mette le dita sulle orecchie, gli tocca la lingua, poi, levati gli occhi al cielo, sospira davanti a tutte le sofferenze portate nel mondo dal peccato. Basta la Sua parola: “Effathà” cioè: “apriti” perché  le orecchie del sordo si aprano e la sua lingua si sciolga. La liberazione venuta dal cielo, per mezzo di Colui che ne  “disceso” (Giovanni 3:13).

Dopo la gloriosa visione della trasfigurazione, il Signore ed i Suoi scendono dal monte. Gli si avvicina un padre, che si getta in ginocchio davanti a Lui, dicendo: “Maestro, ho condotto da te mio figlio”, (Marco 9:17) perché “soffre molto”; ed i “tuoi discepoli non l’hanno potuto guarire”. “Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò?”. C’è qui tutta la sofferenza del cuore del Signore. Una parola da parte Sua: “Portatelo qui da me” (Matteo 17:15-17). “Gesù guarì il fanciullo e lo rese a suo padre” (Luca 9:42).

La sofferenza del cuore del Signore raggiunge il massimo al sepolcro di Lazzaro. Egli “fremette nello spirito”, si turba e chiede: “Dove l’avete deposto?“. Essi gli dissero: “Signore, vieni a vedere!“. Gesù pianse“. Notiamo che non fa un miracolo per togliere la pietra; la fa togliere da quelli che l’accompagnano. “Gesù, alzati gli occhi al cielo” ringrazia il Padre per il suo esaudimento e grida ad alta voce: “Lazzaro, vieni fuori!” (Giovanni 11:33-35, 41, 43).

Anche prima di pronunciare la preghiera di Giovanni 17, Egli alza “gli occhi al cielo”.

Alla fine del vangelo di Giovanni, il Signore sta per lasciare i discepoli; così dà loro vari insegnamenti (capitoli da 14 a 16) e termina dicendo: “Il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio. Sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo“; e di nuovo (che sollievo!): “Ora lascio il mondo e torno al Padre” (16: 27-28).

Quaranta giorni dopo la risurrezione, li conduce fuori, fino a Betania è l’ultima visione che hanno di Lui, “alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato nel cielo” (Luca 24:50-51). Ed essi: “avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava” (Atti 1:10).

Tutta la loro speranza e la nostra sarà di raggiungerLo un giorno, secondo la Sua promessa: “tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).


(segue)