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lunedì 15 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (9/12)

Capitolo 4: I Suoi occhi, il Suo sguardo

Lo sguardo di compassione verso le folle.

Nella storia d’Israele, in molte occasioni l’Eterno ha uno sguardo di compassione per il Suo popolo: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto… sono sceso per liberarlo” (Esodo 3:7-8).

Nel periodo dei re d’Israele “il SIGNORE aveva visto che l’afflizione d’Israele era amarissima, che schiavi e liberi erano ridotti all’estremo, e che non c’era più nessuno che soccorresse Israele… Quindi li salvò” (2 Re 14:26-27).

Ma nei vangeli, il Signore stesso, venuto dal cielo sulla terra, vedendo la folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite “come pecore che non hanno pastore” (Matteo 9:36). Il Suo cuore era commosso per quelle folle. Per questo i dodici discepoli, mandati in missione, dovevano andare alle “pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10:6).

In Matteo 14:14, “vide una gran folla; ne ebbe compassione“. Avvicinandosi la sera, i discepoli avrebbero voluto licenziare la folla, ma il Signore disse loro: “Date loro voi da mangiare“. È la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci; mangiano tutti e sono saziati. Per i discepoli rimangono dodici ceste piene, come in Marco 6 e in Giovanni 6.

Gesù sale un’ultima volta a Gerusalemme. “Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo:  “Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace!… Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici … abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te” (Luca 19:41-44). Gerusalemme stava per crocifiggere il suo Messia, e Lui piangeva, come aveva pianto alla tomba di Lazzaro. In altre occasioni ha pianto, forse nel Getsemani, nella prospettiva dell’abbandono e della morte: “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte (o meglio: al di là della morte, in allusione alla risurrezione), ed è stato esaudito per la sua pietà” (Ebrei 5:7).

 

Lo sguardo verso persone singole

Presso la vasca di Betesda (Giovanni 5), sta coricato un uomo malato da trentotto anni. Il Signore lo vede e gli chiede: “Vuoi guarire?“. L’ammalato risponde: “Non ho nessuno…”; nessuno che lo buttasse nella vasca quando l’angelo muoveva le acque. Gesù gli dice: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina“. Subito l’uomo è guarito. La potenza divina era là, ma soprattutto il cuore di Colui che aveva accettato di diventare “simile agli uomini” (Filippesi 2:7) per venire in questo mondo di sofferenza e di peccato.

Al Golgota, quando sopporta tutte le sofferenze della croce, “Gesù vedendo sua madre e presso a lei il discepolo ch’egli amava, disse a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese in casa sua” (Giovanni 19:26-27). Di chi sarebbero stati occupati insieme Maria e Giovanni? Lei Lo aveva partorito e circondato di cure dalla nascita fino all’età di trent’anni, e lui l’aveva accompagnato  durante i tre anni del Suo ministero, fino alla croce: “Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita...” (1 Giovanni 1:1).

 

Lo sguardo con profondo interesse

Mentre cammina lungo il mare della Galilea, vede due fratelli, Simone detto Pietro e Andrea suo fratello. Il Signore sa che, da pescatori di pesci, sarebbero diventati “pescatori di uomini“. La scena si ripete con Giacomo e Giovanni, che sono impegnati ad accomodare le loro reti; alla Sua chiamata, subito lasciano la barca e il padre, e Lo seguono (Matteo 4:18-22). Già sulle rive del Giordano due discepoli Lo avevano seguito, spontaneamente; erano stati con Lui tutto quel giorno; “era circa la decima ora” (Giovanni 1:37-39). Andrea, uno di loro, porta suo fratello Simone a Gesù che, guardatolo, gli dice: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa (che si traduce Pietro)” (1:42).

L’indomani Gesù trova Filippo, che lo segue. Filippo trova Natanaele e lo porta da Gesù. Gesù vede Natanaele che gli viene incontro e gli dice: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode” (Giovanni 1:47). Natanaele si stupisce, ma il Signore gli dice che già lo vedeva quand’era sotto il fico.

Zaccheo, piccolo di statura, sale su un sicomoro per vedere il Signore che doveva passare di là. E non è detto che sia lui, il pubblicano, a vedere Gesù, ma è detto: “Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: “Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua” (Luca 19:5).


(segue)