Capitolo 5: Il Suo Volto
La Sua testa – (La Sua faccia, i
Suoi orecchi, ecc.). Non nel senso figurato come “capo, pietra angolare” o “
capo, testa del corpo”.
“È quello che risplendé nei
nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che
rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6)
L’uomo obbediente ed abbassato
Parlando per lo Spirito di Dio (2
Samuele 23:2), Davide aveva messo queste parole nella bocca del Messia: “M’hai
aperto gli orecchi” (Salmo 40:6); Ebrei 10:5 traduce: “Mi hai preparato un
corpo … Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà”
(Ebrei 10:5, 7). In questo corpo avrebbe “glorificato Dio sulla terra”
(Giovanni 17:4). Isaia lo vede come l’Uomo obbediente che ha detto: “Il
Signore, DIO, … Egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché
io ascolti, come ascoltano i discepoli. Il Signore, DIO, mi ha aperto
l’orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro” (Isaia
50:4-5).
Nella figura del “servo ebreo”,
Mosè aveva detto di Lui: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io
non voglio andarmene libero”. Il suo padrone allora doveva forargli l’orecchio
con una lesina “ed egli lo servirà per sempre” (Esodo 21:5-6). Il Vangelo di
Marco ci offre l’immagine di questo perfetto Servo. “Poiché anche il Figlio
dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua
vita come prezzo di riscatto per molti” (Marco 10:45).
In questa obbedienza così unica,
arriva il giorno in cui “si mise risolutamente in cammino per andare a
Gerusalemme” (Luca 9:51). Lo aveva già annunciato Isaia: “Ho reso la mia faccia
dura come la pietra” (Isaia 50:7).
Sulla strada che aveva scelto,
avrebbe continuato a sopportare “una simile ostilità contro la sua persona da
parte dei peccatori” (Ebrei 12:3). Nessun riposo, perché: “il Figlio dell’uomo
non ha dove posare il capo” (Luca 9:58). I Samaritani non Lo ricevettero perché
il Suo volto “era diretto verso Gerusalemme” (9:53).
La Sua faccia fu così maltrattata
che il profeta aveva potuto dire: “Come molti, vedendolo, sono rimasti
sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un
uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d’uomo” (Isaia
52:14).
La Sua obbedienza Lo condusse
infine al Getsemani, dove disse ai Suoi discepoli: “L’anima mia è oppressa da
tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me”. E, andato un po’ più
avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: “Padre mio, se è
possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma
come tu vuoi” (Matteo 26:38-39).
L’Uomo disprezzato
Isaia l’aveva già annunciato:
“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto
al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la
bocca” (Isaia 53:7).
Gli hanno sputato in viso e
l’hanno schiaffeggiato, dicendogli, mentre aveva gli occhi bendati: “Indovina!
Chi t’ha percosso?” (Matteo 26:67-68). Il Salmo 69 dice: “Per amor tuo io
sopporto gli insulti, la vergogna mi copre la faccia … L’oltraggio m’ha spezzato
il cuore e sono tutto dolente; ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho
atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” (7, 20).
È stato tratto in giudizio, prima
di tutto davanti ai Giudei, da Anna poi da Caiafa, che quell’anno era sommo
sacerdote, ed è là che Pietro Lo rinnega (Giovanni 18:13-24); poi è portato
davanti al governatore romano che chiede: “Quale accusa portate contro
quest’uomo?” (18:29).
Pilato, nell’imbarazzo, chiede
che Lo giudichino loro stessi secondo la legge giudaica, ma i Giudei adducono
il pretesto che non è loro permesso di far morire alcuno. Pilato ritorna ancora
nel pretorio dal Signore Gesù e riconosce che Egli il Re dei Giudei.
Poi, uscendo verso i Giudei, dice
loro: “Io non trovo alcuna colpa in lui“; e secondo l’usanza della Pasqua,
vorrebbe lasciarLo libero. Essi dicono: “Non costui, ma Barabba” che era un
brigante (Giovanni 18:38-39).
Per cercare di accontentarli,
Pilato fa frustare il Signore e lo consegna ai soldati che intrecciano una
corona di spine e Gliela pongono sul capo, Lo vestono di un manto di porpora e
Lo scherniscono: “Salve, re dei Giudei!“. Anche loro Lo schiaffeggiano. Per
tentare ancora una volta di soddisfare il popolo, Pilato dichiara che farà
uscire Gesù, dicendo: “Affinché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa“.
Ma non è Pilato che Lo fa uscire; è scritto: “Gesù dunque uscì, portando la
corona di spine e il manto di porpora“, accolto dalle urla dei capi dei
sacerdoti e delle guardie, che gridano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!“. Pilato
dice loro: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; perché io non trovo in lui alcuna
colpa” (Giovanni 19:4-6). Davanti alle
loro grida, il governatore, per finire, cede e consegna loro Gesù “perché fosse
crocifisso”.
Il vangelo di Giovanni non parla
di Simone il cireneo che portò la croce, ma dice che la portò il Signore stesso
fino al Golgota dove: “dove lo crocifissero assieme ad altri due, uno di qua,
l’altro di là”.
Sul Suo capo, Pilato fa porre una
scritta: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei“, unico motivo per cui il
governatore potesse accusarLo.
Allora incomincia la sfilata di
quelli che l’ingiuriano; non solo il popolo, ma i capi sacerdoti, gli scribi,
gli anziani; tutti lo scherniscono.
Vengono le ore terribili in cui
il Signore è abbandonato da Dio, perché
viene fatto peccato per noi: “Ha portato i nostri peccati nel suo corpo,
sul legno della croce” (1 Pietro 2:24); “Noi tutti eravamo smarriti come
pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere
su di lui l’iniquità di noi tutti … colpito a causa dei peccati del mio popolo”
(Isaia 53:6, 8).
Sulla croce il Signore ha
pronunciato sette parole (o frasi), tre prima delle ore di tenebre, nella prima
delle quali si rivolge al Padre; poi la quarta volta si rivolge a Dio che
l’aveva abbandonato. Vengono poi le ultime tre frasi. Egli sa che tutte le cose
sono già compiute ma, per adempiere le Scritture dice: “Ho sete!” (Salmo
69:21).
Alla fine, dopo aver preso
l’aceto che Gli è presentato, può dire “È compiuto!” (Giovanni 19:30) e con
quale sollievo avrà pronunciato quella parola! (cfr. Giovanni 12:27; Matteo
26:38-39; Ebrei 5:7-9, ecc.). Poi viene il grido di vittoria (cfr. Colossesi
2:15) riportato dai primi tre vangeli, seguito, quando ha chinato il capo
(Giovanni 19:30), dalla Sua settima frase: “Padre, nelle tue mani rimetto lo
spirito mio” (Luca 23:46), il che attesta che non è morto per la crocifissione
(cfr. Marco 15:44), ma ha dato la Sua vita volontariamente (cfr. Giovanni
10:17-18).
(segue)