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giovedì 18 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (11/12)

Capitolo 5: Il Suo Volto

La Sua testa – (La Sua faccia, i Suoi orecchi, ecc.). Non nel senso figurato come “capo, pietra angolare” o “ capo, testa del corpo”.

 

“È quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6)

 

L’uomo obbediente ed abbassato

Parlando per lo Spirito di Dio (2 Samuele 23:2), Davide aveva messo queste parole nella bocca del Messia: “M’hai aperto gli orecchi” (Salmo 40:6); Ebrei 10:5 traduce: “Mi hai preparato un corpo … Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebrei 10:5, 7). In questo corpo avrebbe “glorificato Dio sulla terra” (Giovanni 17:4). Isaia lo vede come l’Uomo obbediente che ha detto: “Il Signore, DIO, … Egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli. Il Signore, DIO, mi ha aperto l’orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro” (Isaia 50:4-5).

Nella figura del “servo ebreo”, Mosè aveva detto di Lui: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero”. Il suo padrone allora doveva forargli l’orecchio con una lesina “ed egli lo servirà per sempre” (Esodo 21:5-6). Il Vangelo di Marco ci offre l’immagine di questo perfetto Servo. “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Marco 10:45).

In questa obbedienza così unica, arriva il giorno in cui “si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme” (Luca 9:51). Lo aveva già annunciato Isaia: “Ho reso la mia faccia dura come la pietra” (Isaia 50:7).

Sulla strada che aveva scelto, avrebbe continuato a sopportare “una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori” (Ebrei 12:3). Nessun riposo, perché: “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Luca 9:58). I Samaritani non Lo ricevettero perché il Suo volto “era diretto verso Gerusalemme” (9:53).

La Sua faccia fu così maltrattata che il profeta aveva potuto dire: “Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d’uomo” (Isaia 52:14).

La Sua obbedienza Lo condusse infine al Getsemani, dove disse ai Suoi discepoli: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me”. E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” (Matteo 26:38-39).

 

L’Uomo disprezzato

Isaia l’aveva già annunciato: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7).

Gli hanno sputato in viso e l’hanno schiaffeggiato, dicendogli, mentre aveva gli occhi bendati: “Indovina! Chi t’ha percosso?” (Matteo 26:67-68). Il Salmo 69 dice: “Per amor tuo io sopporto gli insulti, la vergogna mi copre la faccia … L’oltraggio m’ha spezzato il cuore e sono tutto dolente; ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” (7, 20).

È stato tratto in giudizio, prima di tutto davanti ai Giudei, da Anna poi da Caiafa, che quell’anno era sommo sacerdote, ed è là che Pietro Lo rinnega (Giovanni 18:13-24); poi è portato davanti al governatore romano che chiede: “Quale accusa portate contro quest’uomo?” (18:29).

Pilato, nell’imbarazzo, chiede che Lo giudichino loro stessi secondo la legge giudaica, ma i Giudei adducono il pretesto che non è loro permesso di far morire alcuno. Pilato ritorna ancora nel pretorio dal Signore Gesù e riconosce che Egli  il Re dei Giudei.

Poi, uscendo verso i Giudei, dice loro: “Io non trovo alcuna colpa in lui“; e secondo l’usanza della Pasqua, vorrebbe lasciarLo libero. Essi dicono: “Non costui, ma Barabba” che era un brigante  (Giovanni 18:38-39).

Per cercare di accontentarli, Pilato fa frustare il Signore e lo consegna ai soldati che intrecciano una corona di spine e Gliela pongono sul capo, Lo vestono di un manto di porpora e Lo scherniscono: “Salve, re dei Giudei!“. Anche loro Lo schiaffeggiano. Per tentare ancora una volta di soddisfare il popolo, Pilato dichiara che farà uscire Gesù, dicendo: “Affinché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa“. Ma non è Pilato che Lo fa uscire; è scritto: “Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora“, accolto dalle urla dei capi dei sacerdoti e delle guardie, che gridano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!“. Pilato dice loro: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; perché io non trovo in lui alcuna colpa”  (Giovanni 19:4-6). Davanti alle loro grida, il governatore, per finire, cede e consegna loro Gesù “perché fosse crocifisso”.

Il vangelo di Giovanni non parla di Simone il cireneo che portò la croce, ma dice che la portò il Signore stesso fino al Golgota dove: “dove lo crocifissero assieme ad altri due, uno di qua, l’altro di là”.

Sul Suo capo, Pilato fa porre una scritta: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei“, unico motivo per cui il governatore potesse accusarLo.

Allora incomincia la sfilata di quelli che l’ingiuriano; non solo il popolo, ma i capi sacerdoti, gli scribi, gli anziani; tutti lo scherniscono.

Vengono le ore terribili in cui il Signore è abbandonato da Dio, perché  viene fatto peccato per noi: “Ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24); “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti … colpito a causa dei peccati del mio popolo” (Isaia 53:6, 8).

Sulla croce il Signore ha pronunciato sette parole (o frasi), tre prima delle ore di tenebre, nella prima delle quali si rivolge al Padre; poi la quarta volta si rivolge a Dio che l’aveva abbandonato. Vengono poi le ultime tre frasi. Egli sa che tutte le cose sono già compiute ma, per adempiere le Scritture dice: “Ho sete!” (Salmo 69:21).

Alla fine, dopo aver preso l’aceto che Gli è presentato, può dire “È compiuto!” (Giovanni 19:30) e con quale sollievo avrà pronunciato quella parola! (cfr. Giovanni 12:27; Matteo 26:38-39; Ebrei 5:7-9, ecc.). Poi viene il grido di vittoria (cfr. Colossesi 2:15) riportato dai primi tre vangeli, seguito, quando ha chinato il capo (Giovanni 19:30), dalla Sua settima frase: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46), il che attesta che non è morto per la crocifissione (cfr. Marco 15:44), ma ha dato la Sua vita volontariamente (cfr. Giovanni 10:17-18).

 (segue e si conclude domani)