Capitolo 2: Le Sue mani che toccano
Liberazione e potenza
a) Guarigioni
In genere, anche quando si trova
in presenza di una folla, il Signore impone le mani a ognuno degli ammalati, ha
un contatto personale. In Luca 4:40, nonostante fossero numerosi, è detto che
lo fa individualmente ad ognuno. Ma in Marco 6:5, a causa della loro
incredulità, impone le mani soltanto a poche persone. In Luca 6:17-19 tutta la
moltitudine cercava di toccarlo. E la potenza che usciva da Lui li guariva
tutti.
I vangeli ci presentano così
molti casi specifici:
La suocera di Pietro (Marco
1:29). Simone invita il Signore, verosimilmente per il pasto di mezzogiorno,
insieme ai primi discepoli che accompagnavano il loro Maestro.
Ma ecco che, arrivati
nell’abitazione, la suocera di Simone è coricata con la febbre. Che fare? Senza
indugio parlano al Signore di lei. “Egli, avvicinatosi, la prese per la mano e
la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli” (Marco 1:29-31).
In Matteo 8:15 “Ella si alzò e si mise a
servirlo“. Servire il Signore e servire i Suoi. Non dobbiamo fare anche noi
così?
Nei tre evangeli sinottici
(Matteo 8; Marco 1; Luca 5) uno dei primi miracoli del Signore fu la guarigione
di un lebbroso: “impietositosi, stese la mano, lo toccò e disse: Lo voglio, sii
purificato” (Marco 1:41). Il lebbroso guarito come avrebbe potuto dimenticare
la mano che l’aveva toccato per toglierlo dalla Sua miseria, nonostante il
rischio, allora, di reale contagio?
In Marco 8:23-25, nella
guarigione di un cieco, c’è una progressione: “Lo pregarono che lo toccasse“.
Gesù prende la mano del malato, lo conduce fuori del villaggio, gli sputa negli
occhi e nuovamente gli impone le mani. Ma l’uomo non vede ancora bene. Allora
gli pone una terza volta le mani sugli occhi; e l’uomo vede “ogni cosa
chiaramente“. Spiritualmente questo caso capita spesso. Educati in un ambiente
cristiano, molti giovani conoscono il Signore, ma non sono ancora sicuri di
essere salvati. Ma lo Spirito di Dio lavora nella loro coscienza e nel loro
cuore cosicché essi arrivano progressivamente alla certezza: “Se con la bocca
avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha
risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La Scrittura aggiunge:
“Chi crede in lui non sarà deluso” (Romani 9:33).
In Matteo 9:27, Lo seguono due
ciechi, gridando: “Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!“. Il Signore non
risponde, ma continua la Sua strada. Poi, quando giunge nella casa, i ciechi
vanno da Lui. “Credete voi che io possa far questo?”, chiede loro. Essi gli
rispondono: “Sì, Signore“. Allora Egli tocca loro gli occhi dicendo: “Vi sia
fatto secondo la vostra fede“. E gli occhi loro furono aperti.
In Marco 9, un padre porta suo
figlio dal Signore. Sentendo tutto il peso delle conseguenze del peccato Egli
dice al padre: “Portatelo qui da me… subito lo spirito cominciò a contorcere il
ragazzo con le convulsioni“. Non si trattava di una crisi unica, poiché fin
dall’infanzia, e molto spesso, un cattivo spirito aveva cercato di farlo
morire. Il Signore invita il padre a credere che tutte le cose sono possibili
“per chi crede”. E il padre risponde: “Io credo; vieni in aiuto alla mia
incredulità“. Quando il Signore ordina allo spirito di uscire dal fanciullo, lo
spirito “gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto”.
Ma Gesù, avendolo preso per mano “lo sollevò
ed egli si alzò in piedi” (Marco 9:17-27). Luca 9:42 aggiunge: “Lo rese
a suo padre“. La stessa frase la troviamo nell’episodio della risurrezione del
figlio unico di una madre vedova: il Signore lo riportò in vita e lo diede a
sua madre (Luca 7:11-17).
Il Signore vede tra la folla una
donna curva da diciotto anni, che non si poteva raddrizzare. Ella non grida,
non gli viene incontro. Ma Lui ha visto la fede nel suo cuore e, poste le mani
su di lei, la guarisce: “E nello stesso momento fu raddrizzata e glorificava
Dio” (Luca 13:11-13).
Anche nel Getsemani, quando uno
dei discepoli taglia l’orecchio di Malco, Gesù “toccato l’orecchio di
quell’uomo, lo guarì” (Luca 22:51).
b) Risurrezioni
La figlia di Iairo (Marco 5:23, 35-43). La fede del padre è stata messa alla prova. Egli lascia la figlia moribonda per andare a cercare Gesù. Il tempo passa. Dopo aver attraversato il lago, finalmente il Signore arriva, ma la folla Lo ostacola e Lo spinge da ogni parte. Una donna tocca la Sua veste da dietro e Gesù si ferma finché ella non viene ai Suoi piedi e dichiara pubblicamente “tutta la verità” sulla sua malattia. Ed ecco che nel frattempo arrivano persone dalla casa di Iairo per dire brutalmente al padre: “Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?” Subito Gesù rassicura il povero padre: “Non temere, soltanto continua ad aver fede“. Arrivato alla dimora del capo della sinagoga, vede il tumulto, quelli che piangono urlano forte, e quando Gesù dice: “La bambina non è morta, ma dorme” Lo deridono.
Gesù prende il padre, la madre e
tre discepoli ed entra nel silenzio di quella camera. La prende per la mano e
“le disse … “Ragazza, ti dico: Alzati!” Subito la ragazza si alzò, e
camminava“. Tutti sono presi da grande stupore, ma il Signore ordina con insistenza
ai suoi genitori di non parlarne; ora bisognava “che le fosse dato da
mangiare“. Espressione di significato spirituale per tutti i genitori cristiani
che sono chiamati fin da subito a dare ai loro figli il nutrimento dell’anima,
in modo comprensibile.
Il figlio della vedova di Nain
(Luca 7:11-17). Alla porta della città di Nain si incontrano due cortei. In uno
c’è il Signore, seguito dai Suoi discepoli e da una grande folla; nell’altro
c’è una bara ed una madre disperata: “Si portava alla sepoltura un morto,
figlio unico di sua madre, che era vedova”. Gesù ha pietà di quella povera
donna; le dice: “Non piangere!”, poi tocca la bara per far fermare i portantini
e chiama il ragazzo: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il ragazzo si alza, si
mette a parlare ed il Signore lo rende a sua madre. La morte glielo aveva
strappato, ma il Signore della vita può restituirglielo. La folla è spaventata,
ma glorifica Dio e riconosce che “un grande profeta” è sorto tra di loro e che
Dio aveva visitato il Suo popolo.
La risurrezione di Lazzaro
(Giovanni 11). È il più grande miracolo del Signore. Recatosi al sepolcro, il
Signore “fremette” nello spirito, si turba. Quando chiede che sia tolta la
pietra, Marta, la sorella, fa obiezione: “Signore, egli puzza già, perché siamo
al quarto giorno“. Allora viene la risposta: “Non ti ho detto che se credi
vedrai la gloria di Dio?” Poi grida: “Lazzaro, vieni fuori!” e il morto esce,
avendo i piedi e le mani legati da fasce e il viso coperto da un sudario. Gesù
dice loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare“. La potenza divina ha risuscitato
Lazzaro, ma sono i discepoli che devono sciogliere le fasce che gli impediscono
di avanzare. Quelli che circondano una persona arrivata da poco alla fede,
devono prendersene cura perché sia “slegata” da quanto può ostacolare il suo
cammino. In seguito, si potrà “lasciarlo andare”.
Dopo la trasfigurazione i
discepoli sono presi da un grande timore. “Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e
disse: “Alzatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se
non Gesù tutto solo” (Matteo 17:6-8).
Vedere (per fede) “solo Gesù”,
dopo essere stati “toccati” da Lui! Fu il privilegio di Pietro, che ha vissuto
questa scena. Egli può scrivere alla fine della sua vita: “Gesù Cristo. Benché
non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in Lui, benché ora non lo vediate,
voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).
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