Allora uno scriba,
avvicinatosi, gli disse:
«Maestro, io ti
seguirò dovunque tu andrai».
Matteo
8:19
Questo è un
primo aspetto del seguire Cristo in rapporto alla nostra decisione.
Il cristiano
non segue una religione segue una persona: Cristo. La Sua potenza ci separa da
tutto ciò che prima erano le nostre aspirazioni e i nostri desideri.
In questo
versetto troviamo delle belle parole dette anche con sincerità ma che esprimono
solo la fiducia in se stessi e che provengono dalla vecchia natura. Non
dobbiamo discutere tanto sulla buona volontà di questo scriba ma possiamo dire
con certezza che quest’uomo aveva ancora da imparare una grande lezione:
avrebbe dovuto prima di impegnarsi a seguire il Signore, calcolare attentamente
il costo della affermazione: “ti seguirò
ovunque!”.
È facile
seguire la “via larga” dove non c’è né scherno, né derisione e dov’è la
corrente stessa che ci trasporta ma, se questo commino è facile da seguire, è
altrettanto difficile camminare nella “strada stretta”.
Il “seguire
Cristo” comporta l’incontro con l’incomprensione degli uomini, spesso della
famiglia stessa e che può, in certi casi, trasformarsi nella persecuzione da
parte del mondo.
Possiamo
concludere questo primo aspetto affermando che la decisione di “seguire
Cristo” non deve essere un passo fatto con un atto di leggerezza.
Un altro dei discepoli gli disse:
«Signore, permettimi di andare prima
a seppellire mio padre».
Matteo
8:21
Questo
versetto ci offre lo spunto per una seconda riflessione sul seguire Cristo in
rapporto alla precedenza assoluta che Cristo deve avere nella nostra vita.
“Permettimi
prima …” indica la disponibilità a seguire il Signore ma non di darGli il primo
posto.
Se mettiamo
fra noi e Lui i nostri desideri, i
nostri idoli, i nostri affari personali e di famiglia non potremo seguirLo come
Lui desidera. Più saremo “immischiati in faccende della vita” (2 Timoteo 2:4)
meno avremo la possibilità di realizzare il “seguire Cristo”. Niente e nessuno
dovrebbe distoglierci dalla persona del Signore lasciando a Lui di gestire,
secondo la Sua volontà, tutta la nostra vita. Sarà lui a condurci e fare in
modo che anche gli affetti naturali possano essere mantenuti e trovino il loro
giusto posto nella nostra vita.
Possiamo
concludere questo secondo aspetto affermando che la decisione di “seguire
Cristo” significa dare al Signore il PRIMO POSTO.
Poi
Gesù,partito di là, passando,
vide
un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte
e gli disse: “Seguimi”. Ed egli, alzatosi, lo
seguì.
Matto
9:9
Questo terzo
aspetto del “seguire Cristo” è in rapporto alla chiamata.
In questo
versetto troviamo la chiamata di un discepolo che, all’istante, prende la sua
decisione. Il solo appello che il Signore gli fa è sufficiente per fargli
prendere la sua decisione. A differenza dello scriba che prende la decisione
senza pensare alle conseguenze, o del discepolo che ha altre priorità, Matteo
non ha nessun dubbio alla chiamata del Signore.
Matteo è
chiamato mentre, seduto al banco delle tasse svolge la sua professione, giusta
per certi versi, odiata per altri, ma ecco che la sua vita cambia all’udire una
sola parola: “SEGUIMI”.
Un tale
appello ha anche per noi oggi una così grande potenza? Può una Sua parola
cambiare la nostra vita? Così dovrebbe. Quando il Signore ha bisogno di noi
chiama e la Sua chiamata esige una risposta pronta, decisa e immediata. I
risultati del cambiamento di Matteo furono visibili nell’immediato e così sarà
anche per noi.
Possiamo
concludere questo aspetto del “seguire Cristo” affermando che quest’atto
deve essere fatto con decisione quando è Lui che chiama.
“Allora
Gesù disse ai
Suoi discepoli:
“Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se
stesso,
prenda
la sua croce e mi segua”
Matteo
16:24
In questo
versetto il Signore non si rivolge a qualcuno in particolare ma a tutti i Suoi
discepoli.
Nei versetti
precedenti di questo capitolo troviamo la bella confessione di Pietro (13/20)
e, subito dopo, la sua fiducia nella carne (21/23). Questo ci fa comprendere
che dobbiamo imparare una grande lezione: non dobbiamo confidare in noi stessi.
Se il credente non veglia su se stesso può passare da un momento in cui è lo
strumento di rivelazioni da parte del Padre a un momento in cui non si ha “il
senso delle cose di Dio”.
La rinuncia
a se stessi e nelle proprie forze è parte integrante del cammino di colui o
colei che desidera “seguire Cristo”. Ognuno di noi può avere molte idee di cosa
significhi “seguire Cristo”, ma vi sono due cose che hanno la priorità:
-
Rinunciare a noi stessi che significa essere dedicati completamente
al Signore e utilizzare le proprie facoltà nella Sua completa dipendenza. Io
devo essere NULLA perché Lui possa essere TUTTO.
-
Prendere la propria croce che non significa, come molti dicono, dare un
valore alle nostre sofferenze per trarne vanto, ma realizzare giorno dopo
giorno il disprezzo e l’incomprensione che il mondo ha per noi.
Possiamo
concludere questo aspetto del “seguire Cristo” affermando che seguirLo
significa rinunciare a noi stessi e essere
pronti a soffrire per lui.
Gesù
gli disse:
“Se
vuoi essere perfetto, vai,
vendi
ciò che hai e dallo ai poveri,
e
avrai un tesoro nei cieli;
poi,
vieni e seguimi
Matteo
19:21
Questo passo
ci mostra un aspetto del seguire Cristo
in rapporto a tutto quello che può essere qualcosa che ci impedisce di seguire
Cristo come Lui vorrebbe.
Quali sono i
legami del nostro cuore che ci impediscono di seguire Cristo? Nel nostro
versetto, per quel giovane, era la ricchezza materiale, ma per ognuno di noi
può essere qualcosa di diverso. Tutto ciò che ci lega a questo mondo e che ci
impedisce un cammino di santificazione per seguire Cristo è ciò di cui dovremmo
disfarci. Quest’azione responsabile suggerisce un attento esame di se stesso e
una presa di coscienza alla luce della Parola di Dio, questa spada a due tagli
che penetra nel cuore e nella coscienza per risvegliare i nostri sentimenti.
Possiamo
concludere questo aspetto del “seguire Cristo” affermando che seguirLo
significa essersi sbarazzati di tutto ciò che costituisce un impedimento.
“Fa’ che seguendo Cristo, finché in casa entreremo, con dignità
il nome Suo portiam!”
(Cantici
Spirituali 108)
di:
Daniele Calamai