“Carissimo, io
prego che in ogni cosa tu prosperi e goda buona salute, come prospera l’anima
tua” (3 Gv 2).
Giovanni ha
ancora molto da dire sulla verità e sull’amore ma ora egli mette l’accento
sull’amore che va insieme alla verità. in effetti, un altro tipo di male era
sorto nella assemblea: un uomo pretendeva apparentemente di agire per la verità
ma cacciava i fratelli dall’assemblea e rifiutava di ricevere anche l’apostolo
Giovanni (9/10). Se l’amore per coloro che appartengono a Dio viene trascurato
in questo modo, la pretesa della verità non ha alcun senso. La verità e l’amore
devono andare di pari passo essendo complementari l’uno dell’altro essendo,
questi due caratteri, nella natura stessa di Dio.
Gaio, al
quale Giovanni scrive, è lodato per la
sua anima che prospera e Giovanni esprime il desiderio che la sua salute
prosperi nella stessa misura. Può essere che non fosse sufficientemente forte
per affrontare la controversia; ma Giovanni fa un grande elogio al suo cammino
nella verità, delle sue cure e del suo amore fedele verso tutti coloro che
erano “partiti per amore del nome di Cristo” (7) – cioè per l’opera del
Signore.
Gli
“stranieri” menzionati in questa epistola sono ben diversi dai “seduttori”
della seconda Epistola. Si trattava di fratelli, sconosciuti a Gaio, che si
davano anima e corpo per l’opera del
Signore non accettando niente da quelli delle nazioni, cioè da coloro che non
sono salvati. Se da una parte bisognava rifiutare fermamente i seduttori,
dall’altra bisognava ricevere i veri servitori di Cristo.
Coltiviamo
questa pietà e queste affezioni calorose, in equilibrio con la verità prestando
attenzione al messaggio di questa epistola.
Di nuovo,
Giovanni, esprime la sua intenzione di essere presente di persona (14).