Caino fece un’offerta di frutti della terra al SIGNORE. Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato.
Genesi 4:3-5
1. La triste storia di Caino
(leggere Genesi 4:1-15)
Dopo il peccato di Adamo, l’accesso al
giardino di Eden è ormai precluso. L’uomo, colpevole di aver trasgredito
l’ordine di Dio, è fuori, a lavorare col sudore della fronte una terra ingrata
che gli avrebbe prodotto “spine” e “rovi”. Caino è un lavoratore della terra. Niente di male se non
fosse che ha l’idea di offrire all’Eterno i frutti del suo lavoro, prodotti da
quel suolo che Dio aveva maledetto, e la presunzione che quell’offerta gli
avrebbe consentito di instaurare col Creatore un rapporto di pace. Noi non
sappiamo quale fosse, a quell’epoca, il livello di conoscenza di Dio; ma un
fatto era noto: Dio aveva ucciso un animale per procurare ad Adamo e ad Eva,
dopo la disubbidienza, un “abito” che consentisse loro di sopportare la Sua
santa presenza senza la “vergogna” e le tristi conseguenze della loro nudità.
In quella vittima che “paga” col Suo
sangue per i peccatori, Dio vedeva il
sacrificio di Cristo, Vittima perfetta e innocente che un giorno sarebbe
stata sacrificata. Non per niente Abele offriva a Dio i primogeniti del suo
gregge, a conferma che i Suoi diritti gli erano ben noti. Ma era così difficile
per Caino procurarsi un agnello da offrire a Dio? È così difficile per la gente di oggi confessare
il proprio stato di peccato e accettare con
fede il valore del sacrificio di Cristo?
Dio non tiene mai segrete le Sue sante
esigenze; in ogni tempo le ha rivelate all’uomo in modo chiaro e
inequivocabile. Caino è consapevole delle esigenze del Creatore e, come
leggeremo domani, è anche esortato, consigliato, spinto a rinunciare alla
propria ostinazione per percorrere i sentieri dei pensieri di Dio dove c’è la
Sua approvazione, il perdono, la vita.
(segue)