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mercoledì 24 marzo 2021

Un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone

Molteplici sono i risultati dell’opera redentrice del nostro Signore e non siamo in grado di afferrarli tutti con un solo sguardo. Dio ce ne presenta i vari aspetti nella sua Parola Vediamo in particolare questo passo della Lettera a Tito.

“Gesù Cristo… ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (2:14).

Alla  domanda “perché Cristo ha dato se stesso?” ci sono qui due risposte:

‒ In primo luogo per riscattarci da ogni iniquità. E’ quanto ha fatto per noi.

‒ In secondo luogo, per acquistarsi un popolo zelante nelle opere buone. E questo lo voleva per sé. 


Riscattare

Il riscatto è una liberazione tramite un pagamento. Per natura eravamo tutti prigionieri nei legami del peccato. Vivevamo “nell’iniquità”, ossia camminavamo senza regola, senza preoccuparci della volontà di Dio. Eravamo schiavi del peccato. E’ un grave errore credere che gli uomini senza Dio siano persone libere, che possono fare ciò che vogliono. Romani 6:15-23 mette questo in evidenza quando dice che l’uomo nel suo stato naturale è uno “schiavo del peccato” (Romani 6:17). E’ stretto nei legami di Satana e non può fare a meno di peccare. Ma se ogni essere umano si trova per natura sotto questa schiavitù, colui che per fede ha accettato il Signore come suo Salvatore è diventato un altro uomo, una “nuova creatura”. E’ stato posto, in Cristo, in una vera libertà. Quando cammina “secondo lo Spirito” è capace di non adempiere “i desideri della carne” (Galati 5:16). Può allora essere a disposizione del suo Signore e Salvatore per servirlo.


Purificare

Prima di conoscere il Signore non eravamo solo prigionieri, eravamo anche contaminati perché il peccato contamina lo spirito, la coscienza, i pensieri, i comportamenti. Ecco perché dovevamo essere purificati; e anche questo è stato fatto da Cristo con la sua opera alla croce. Egli “ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Apocalisse 1:5). Così ora tutti i credenti, i riscattati del Signore, sono degli esseri purificati.

 

Acquistare per Se stesso

Ma questa purificazione non è stata fine a se stessa. E’ detto: ”Per…purificarsi un popolo che gli appartenga”. Gesù Cristo desidera avere qualcosa per Sé. Con la purificazione siamo diventati suoi, resi adatti alla sua presenza e a passare l’eternità con Lui. Dal momento che abbiamo creduto facciamo parte del suo popolo, che gli appartiene in proprio, e che Dio vuole zelante nelle opere buone. Israele, il popolo terreno di Dio, era stato scelto per essere il suo popolo . Dio aveva detto: “Voi avete visto quello che ho fatto agli Egiziani e come vi ho portato sopra ali d’aquila e vi ho condotti a me. Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia” (Esodo 19:4, 5). E in seguito: “Tu sei un popolo consacrato al SIGNORE tuo Dio. Il SIGNORE, il tuo Dio ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. Il SIGNORE si è affezionato a voi e vi ha scelti, non perché foste più numerosi di tutti gli altri popoli, anzi siete meno numerosi di ogni altro popolo, ma perché il SIGNORE vi ama” (Deuteronomio 7:6-8).Il popolo d’Israele non ha quasi mai veramente risposto a questa chiamata e raramente è stato all’altezza di questo privilegio. A un certo punto, Dio ha dovuto non più riconoscerlo come suo popolo. Oggi sono i credenti in Cristo che costituiscono “un popolo consacrato al suo nome” (Atti 15:14), “un popolo che Dio si è acquistato” (1 Pietro 2:9). Dio si compiace nei credenti. Ciò che in passato non ha trovato in Israele lo cerca oggi in quelli che hanno ricevuto Gesù. Non dimentichiamo che per Israele, una volta rapiti i credenti alla venuta del Signore, c’è una promessa di riabilitazione. Quando si pentiranno di aver crocifisso il Messia la sentenza sarà revocata. “Io lo seminerò per me in questa terra… e dirò a Lo-Ammi (non più mio popolo): Tu sei mio popolo ed egli mi risponderà: Mio Dio!” (Osea 2:23).

Ora, noi credenti in Cristo, che per natura eravamo schiavi, possiamo vivere in una nuova condizione, con nuove motivazioni e rallegrare il nostro Signore con le nostre parole e il nostro comportamento.

I veri cristiani non appartengono più a sé stessi, né individualmente, né collettivamente Ciascuno di loro è proprietà del Signore, e tutti insieme costituiscono il suo popolo e devono vivere per l’onore e per la gloria di Colui che li ha riscattati e purificati. 


Zelante nelle opere buone

E’ ancora aggiunto “zelante per le opere buone”. I cristiani non fanno opere buone per ricevere qualcosa, ma perché hanno ricevuto qualcosa. Questo distingue molto nettamente il cristianesimo da tutte le religioni umane, nelle quali l’uomo deve sempre fare qualcosa per meritarsi il favore della divinità. Noi cristiani possediamo per fede la salvezza di Dio. E poiché Cristo ha dato se stesso per noi, noi ci diamo ora a Lui (2 Corinzi 8:5). E’ questa la nostra risposta alla grande salvezza che ci è stata data per pura grazia nella persona del suo Figlio.

Notiamo che non si tratta di compiere ogni tanto qualche buona opera, ma di essere, sotto la guida dello Spirito Santo, “zelanti” nelle buone opere o, com’è anche detto, “sempre abbondanti nell’opera del Signore” (1 Corinzi 15:58). 

Le buone opere sono quelle che “Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10), e possiamo dire che ogni manifestazione della vita nuova è un’opera buona. Per questo gli increduli, che non hanno la vita di Dio, non sono in grado di fare delle “opere buone” nel senso divino, per quanto nobili possano essere le loro azioni secondo i criteri di questo mondo.

Le “opere buone” sono menzionate parecchie volte nella Lettera a Tito. Possono essere compiute in favore dei propri simili, siano essi credenti o no. Nel versetto che abbiamo considerato, hanno come primo scopo quello di piacere al Signore, perché Egli sia glorificato da esse. Questo è certamente il motivo più elevato per ogni attività cristiana.


A. Bremicker