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giovedì 4 marzo 2021

Lo specchio, immagine della Parola di Dio

La Parola di Dio si definisce da sé per mezzo di numerosi simboli. Nella Lettera di Giacomo troviamo “lo specchio”. Dopo l’esortazione a mettere la Parola in pratica e non soltanto ad ascoltarla, illudendo se stessi, leggiamo: “Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era” (Giacomo 1:23, 24). 

Per capire meglio l'insegnamento di questo passo bisogna considerare il suo contesto. Nel v. 18, Giacomo dichiara che è Dio stesso che “ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità”. È un atto del Suo amore illimitato, in risposta alla fede. La famiglia che ha così generata è in qualche modo una primizia delle Sue creature, di questa nuova creazione che sarà pienamente rivelata a suo tempo (Romani 8:21, 23; 2 Corinzi 5:17).

Giacomo, avendo sempre davanti a sé la pratica della vita cristiana, insiste sulla necessità di frutti visibili della nuova natura. Dio trova il suo compiacimento nella giustizia pratica e ciò che non vi corrisponde dev’essere evitato e respinto (v. 19:21).

Con un atto della Sua grazia, Dio ci ha fatto comprendere la Sua Parola. Questa Parola opera e ha la potenza di salvare le anime. Questo è il lato di Dio.

C'è però anche il nostro lato. “Ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi” (v. 21). Giacomo scrive questo ai suoi fratelli “carissimi” (v. 19). In loro la Parola di Dio è già stata piantata: non si tratta qui di riceverla per la prima volta, ma essi hanno sempre bisogno di ricevere - e con dolcezza - la Parola che è stata piantata in loro. Come lo mostra il v. 22, si tratta di una ricezione reale e totale della Parola di Dio; quindi, si tratta non soltanto di ascoltarla, ma anche di metterla in pratica. Dobbiamo perciò ricevere la Parola interamente e senza riserve, proprio quella Parola che abbiamo già udito e che udremo ancora in futuro. Quando la Parola piantata è ricevuta con dolcezza, i nostri pensieri naturali sono messi da parte e Cristo riempie il nostro cuore. Questo ci porta ad essere di coloro che mettono la Parola in pratica. 

Se qualcuno ascolta solamente la Parola e non la mette in pratica, di fatto non possiede alcuna vera conoscenza di se stesso. Giacomo dice che “è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era” (v. 24). La Parola non ha potuto fare la sua opera. Ascoltare solamente significa ascoltare senza una fede reale. Si riflette, e poi ci si dimentica. C’è bisogno della potenza dello Spirito Santo per dare al cuore il discernimento necessario. Questo discernimento manca se agiamo così, perché la nostra coscienza non si è lasciata illuminare dalla luce di Dio. È invece del tutto diverso per colui che “guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera”. Egli “non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare” (v. 25).

In effetti la Parola di Dio ha talvolta per l’uomo questa funzione di specchio. Essa gli mostra come il Giudice supremo lo vede: non ciò che egli pensa di se stesso ma quello che egli realmente è davanti a Dio. Questa è la ragione per cui l'uomo naturale tende ad evitare di guardare attentamente in essa. Tuttavia, è indispensabile vedere sé stessi così come lo specchio ci mostra: è il primo passo sul vero cammino che conduce a Dio.

In Cina, una volta, un missionario leggeva il primo capitolo della Lettera ai Romani davanti a un grande numero di persone. Quando ebbe finito, un uomo si fece avanti e dichiarò che trovava assolutamente inopportuno che un diavolo straniero - così lui definiva il missionario - venisse da lontano per scoprire tutti i loro peccati nascosti, scriverli in un libro e farne una lettura pubblica! La Bibbia è davvero uno specchio che mette in evidenza lo stato di peccato dell’uomo!

Applichiamo a noi questo passo di Giacomo. Non dobbiamo forse confessare che più di una volta ci siamo trovati davanti alla Parola di Dio, ci siamo visti alla sua luce e poi abbiamo dimenticato in fretta come eravamo? Abbiamo dato troppa importanza a mille altre cose e il risultato è stato che abbiamo completamente perso di vista ciò che Dio voleva incidere sui nostri cuori. È come se noi non avessimo mai udito o visto nulla riguardo a ciò che ci era posto davanti. 

Questo ci fa pensare alla parabola del seminatore in Matteo 13. “Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono” (v. 4). Se il nostro cuore è simile ad un sentiero indurito dalla frequentazione col mondo e il seme della Parola di Dio non vi penetra, il diavolo ha il lavoro facile. Viene e porta via quello che è stato seminato nel nostro cuore ma che non vi è penetrato perché il nostro cuore non lo aveva gradito. 

Guardiamo attentamente nella Parola, nella legge perfetta, quella della libertà, e perseveriamo in essa. Serbiamo nei nostri cuori ciò che essa ci insegna. Cos'è la legge della libertà? È la Parola di Dio per mezzo della quale il credente è “nato di nuovo”; è la “parola piantata” che ci insegna, ci istruisce, ci conduce e ci fortifica; e questo costituisce la gioia e la fioritura della vita nuova.


Ch. Briem