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sabato 20 marzo 2021

Pregare. Ma come?

Dio conosce tutto di noi. Sa il nostro passato, il nostro presente e, in anticipo, il nostro futuro. Lui è fuori del tempo. Gli uomini di Dio l’hanno sempre saputo. “Mille anni sono ai tuoi occhi come il giorno di ieri quand’è passato” (Salmo 90:4). “Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo… tu conosci a fondo tutte le mie vie… Nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi erano destinati…” (Salmo 139:2, 3, 16). 

“Il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate”, ha detto il Signore. Però dobbiamo pregare. Tutta la Scrittura ci esorta a farlo. Gli esempi di uomini e donne di preghiera abbondano nei racconti biblici. Il Signore Gesù stesso pregava il Padre e a volte passava in preghiera notti intere. 

Con la preghiera parliamo a Dio. Il nostro cuore si apre. La nostra anima si eleva, si ossigena. Come si usa dire, “la preghiera è il respiro dell’anima”. In preghiera lodiamo Dio, lo adoriamo per quello che ha fatto per noi in Cristo. Lo ringraziamo con gioia per le Sue risposte e i Suoi favori. Poi lo invochiamo nelle difficoltà, gli chiediamo aiuto nelle prove o nei pericoli. E Lui parla a noi tramite le Sacre Scritture. Lo Spirito Santo ci dà delle conferme anche con atti concreti. 

Esponendo a Dio le nostre richieste, dichiariamo implicitamente la nostra debolezza, il bisogno assoluto che abbiamo del Suo soccorso. Confessiamo la nostra fragilità umana, i nostri limiti, l’incapacità a risolvere da soli i nostri problemi. Nello stesso tempo esaltiamo la Sua onnipotenza e la Sua saggezza. Contiamo sul Suo amore infinito. 

La preghiera è un atto di umiltà e di fiducia.

Il Signore Gesù ha dato molte istruzioni riguardo la preghiera. Ne ha persino insegnata una ai discepoli, una sorta di schema di preghiera (Matteo 6:9-13). “Padre nostro che sei nei cieli…”. Non perché la recitassero a memoria, ma perché conoscessero le priorità e l’essenziale. Poi ha detto: “Quando pregate non siate come gli ipocriti… per essere visti dagli uomini… Quando preghi, entra nella tua cameretta… Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani…”. 

Ma ha dato anche delle garanzie, ha fatto delle promesse. “In verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà… Chiedete e riceverete” (Giovanni 16:23-24). “Se due o tre sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi quella sarà loro concessa” (Matteo 18:19). 

Qualsiasi cosa. Una cosa qualsiasi. Quindi possiamo essere certi che riceveremo quello che chiediamo. Ma è proprio così? Per capire bene come stanno le cose dobbiamo dare uno sguardo panoramico su tutta la Parola. Cogliere l’insegnamento nella sua globalità. 

Innanzitutto, a chi ci dobbiamo rivolgere? Il Signore dice “qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome…”. Dunque, noi ci presentiamo al Padre a nome di Gesù, il Suo Figlio. Potrà rifiutare di riceverci? Non vorrà ascoltare quello che abbiamo da dirgli? Non vorrà tener conto delle nostre richieste? In Cristo gli siamo cari. E’ in Lui che ci ha accolti come Suoi figli e ci ha aperto le porte della Sua casa. 

Ma possiamo rivolgerci anche al Signore Gesù direttamente, come ha fatto Paolo quando gli ha chiesto di “allontanare” da lui quella “spina nella carne” che lo faceva soffrire. Non troviamo mai preghiere rivolte allo Spirito Santo il quale, però, ha la Sua funzione: “viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene” e “intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Romani 8:26-27). L’augurio di “grazia e pace”, all’inizio di molte Lettere apostoliche, è in fondo una richiesta, ed è rivolta al Padre e al Signore Gesù Cristo. “Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo” (Romani 1:7, 1 Corinzi 1:3, 2 Corinzi 1:2, ecc…). 

Ma come mai le nostre richieste non sono sempre esaudite? Come mai non otteniamo sempre le cose che chiediamo? 

Ci sono delle condizioni all’esaudimento delle nostre preghiere.

Se avete fede. “Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede le otterrete” (Matteo 21:22). La fede non è la certezza che otterremo sempre e comunque ciò che abbiamo chiesto, ma è la fiducia che Dio, nella Sua saggezza e nel Suo amore, ci ascolta e risponderà come riterrà meglio, per il nostro bene, per la Sua gloria, per ottenere i risultati che si aspetta, perché il piano che ha per la nostra vita sulla terra possa attuarsi secondo il Suo volere. 

“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi…”. Altra importante condizione è il nostro livello spirituale, la nostra fedeltà, l’ubbidienza ai Suoi insegnamenti. “Dimorare” dà il senso di stabilità. Non una fedeltà saltuaria, una vicinanza al Signore transitoria, un’ubbidienza momentanea… “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7).

 “Se il nostro cuore non ci condanna…” Giovanni esorta ad amare i fratelli non “a parole e con la lingua, ma con i fatti e in verità” (1 Giovanni 3:18-22). E prende in esame due casi: quello di chi fa mostra di amare, ma non è sincero. E lo sa. Il suo cuore lo condanna. Lo sa anche Dio che “è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”. Come potrà Dio esaudire le sue preghiere? Ma c’è anche il caso di chi ama con sincerità. Il suo cuore non lo condanna. Ha fiducia davanti a Dio perché osserva i Suoi comandamenti e fa ciò che gli è gradito. Se è così di noi, “qualunque cosa chiediamo la riceviamo da Lui”.

“Se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà…”. Per conoscere la volontà del Signore dobbiamo avergli affidato la nostra vita e vivere vicini a Lui. Parlargli e lasciarlo parlare. Perché la Sua Parola ci fa conoscere i Suoi pensieri, ci fa entrare nella Sua intimità, nella segretezza del Suo cuore e dei Suoi progetti. Se i nostri pensieri sono troppo occupati delle cose del mondo, se siamo distratti dalle sue attrattive o troppo in ansia per le difficoltà, ci sarà difficile capire chiaramente la Sua volontà. Le nostre richieste rischiano di essere egoistiche, come scrive Giacomo (4:3), per i nostri piaceri terreni, il nostro benessere, la nostra gloria... In questo caso domandiamo e non riceviamo.

“La pace di Dio…”. Col passo di Filippesi 4:6-7 l’apostolo Paolo ci incoraggia. Facciamo pure conoscere a Dio le nostre richieste, senza angustia, senza ansia, e Lui ci darà la Sua pace “che supera ogni intelligenza”. E’ una risposta. Garantita. Non è detto che ci darà quello che chiediamo. Forse non è secondo la Sua volontà, o non abbiamo abbastanza fede, o non viviamo abbastanza vicini al Signore o non amiamo con la sincerità che Lui richiede... Ma la Sua pace “custodirà” i nostri cuori e i nostri pensieri in Cristo Gesù”. E’ la Sua promessa. E questa ci deve bastare, come doveva bastare a Paolo, tribolato dalla “spina nella carne”, la grazia del Signore. “La mia grazia ti basta perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Corinzi 12:9).