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venerdì 26 marzo 2021

Sola con Gesù (Giovanni 8:11)

Il Vangelo di Giovanni ha un carattere del tutto particolare. In esso lo Spirito Santo mette davanti a noi la persona del Figlio di Dio, la Parola, la vita eterna, il vero Dio. Non presenta il Messia come in Matteo, né il servitore come in Marco, o l’Uomo perfetto come in Luca, ma il Figlio, quello che era in Se stesso fino dall’eternità e che Israele e il mondo hanno rigettato; quello che era per ogni persona oppressa dai peccati.

Il nostro Signore ha trascorso la notte in disparte sul monte degli Ulivi. All’alba è di nuovo presente nel tempio per insegnare al popolo. Gli scribi e i farisei portano alla Sua presenza una donna adultera, una persona riguardo alla quale non si poteva avere nessun dubbio, poiché era stata sorpresa sul fatto. E ricordano quello che la Legge esigeva: “Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu, che ne dici?” (v.5).

Questi uomini vogliono mettere Gesù in una situazione imbarazzante. La loro tattica è molto abile, ma cosa sono le astuzie dell’uomo alla presenza di Dio? Se Gesù ordina di lapidarla potranno dire che non è migliore di Mosè. E se dice che non va lapidata, potranno accusarlo di annullare la legge. Ma Gesù non dice né l’una né l’altra cosa. La legge è stata data da Dio, e il Signore la lascia sussistere in tutta la sua dignità, la sua forza e il suo rigore. Non è venuto per annullare la legge, ma per compierla e glorificarla, al più alto livello, nella sua vita e nella sua morte.

L’apostolo Paolo dichiara che “la legge è buona se uno ne fa un uso legittimo” (1 Timoteo 1:8). Se fosse morta e messa da parte, non si potrebbe dire che sia buona, poiché ciò che è morto non è buono a niente. Ma allora, per che cosa è buona la legge? Non per giustificare, ma per convincere di peccato, non come regola di vita, ma come avvertenza di morte. E’ così che il Signore la usa in questa circostanza; rivolge la spada della legge contro gli uomini che l’avevano diretta contro la donna peccatrice. Verso di loro Gesù non poteva avere nessuna pietà. Gli avevano portato la donna, perché si pronunciasse e si eseguisse il giudizio contro di lei, ma Lui non era venuto per giudicare, bensì per salvare. E se giudicava, il suo giudizio era vero (v.16). Quanto “vero” si è manifestato nel caso di quegli scribi e di quei farisei! Avevano accusato la donna e avrebbero accusato volentieri il Salvatore, ma Gesù li porta ad accusare se stessi. “Gesù, chinatosi, si mise a scrivere in terra” (v. 6). Quegli uomini avevano a che fare con il grande Legislatore in persona, Colui il cui dito un tempo aveva scritto le tavole della legge (Esodo 31:18). Quanto poco avevano afferrato questo! Si richiamavano alla legge contro una peccatrice per trovare un motivo di accusa contro il Legislatore! Erano in presenza del Legislatore, con la legge in bocca ed erano essi stessi colpevoli!

“Siccome continuavano ad interrogarlo, Egli si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei!” Volevano avere una risposta e Gesù la dà loro. Vogliono metterlo prima del tempo sul trono del giudizio; ma allora avrebbe dovuto giudicarli tutti. Non poteva esercitare un giudizio parziale. Non poteva condannare l’uno e lasciar andare gli altri. Così, non ha condannato nessuno di loro. Il Signore non era venuto per scagliare la pietra sul peccatore colpevole e quegli uomini non potevano indurlo a compiere un tale atto. Lì c’è il peccatore, c’è la legge e anche il Legislatore; ma chi oserà eseguire il giudizio in sua presenza? 

“E chinatosi di nuovo scriveva in terra”. Il risultato è che la coscienza dei presenti è esercitata. “Essi, udito ciò, uscirono uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo” (v. 9).

Quegli uomini si avvolgevano nel mantello della propria santità; per questo non potevano sopportare la luce divina. Per essere in grado di stare alla presenza di Dio, dobbiamo prendere il nostro vero posto di uomini perduti, colpevoli. Ma gli scribi e i farisei non avevano preso quella posizione. Erano uomini stimati, ma ora che la luce di Dio brillava su di loro in tutto il suo splendore, non osavano dire di essere senza peccato. Non restava loro altro da fare che andarsene il più rapidamente possibile. Chi teme di perdere la propria reputazione non può stare alla luce della presenza di Dio. “Quello che è eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a Dio” (Luca 16:15). 

Gli scribi e i farisei escono; non insieme, ma “a uno a uno”. La coscienza è un affare personale. Non sono pronti a togliersi il mantello della propria giustizia. Cristo, la “luce del mondo” (v. 12), risplende in tutto il fulgore dei suoi raggi celesti, ma questi uomini dal cuore indurito non possono sopportare la Sua santità. Escono e lasciano la donna sola con Gesù.

Che momento per lei! Non c’è stata risposta, non è stata pronunziata nessuna condanna, non una sola pietra, nessun esecutore di giudizio. Eppure, non è una peccatrice? Sì, una peccatrice che è stata scoperta. La legge non è forse contro di lei? Certo, ma Gesù è lì, personificazione divina della "grazia". Nel cuore di Gesù c’era la grazia e la verità. Entrambe risplendono, ciascuna con il suo particolare fulgore. La verità, in tutta la sua forza morale, aveva scacciato gli accusatori, ed ora la grazia appare in tutta la sua forza. Gesù dice alla donna: “Neppure io ti condanno”. Solo Gesù sapeva quanto dovevano costargli tali parole rivolte ai peccatori. Dovevano costargli la vita. La donna aveva meritato la morte, secondo la sentenza inesorabile della legge. Gesù non ha annullato questa sentenza, ma l’ha presa su di Sé. Lui, senza peccato, l’unico ad avere il diritto di condannare il peccatore, doveva esporre se stesso ai colpi del giudizio divino.

Dio non poteva “sopportare” (Romani 3:25), perdonare o cancellare i peccati su un altro fondamento se non quello del sacrificio del Suo Figlio. “Senza spargimento di sangue, non c’è perdono” (Ebrei 9:22). Solenne, ma gloriosa parola! Solenne perché ci fa vedere che cos’è il peccato, gloriosa perché ci fa sapere che cos’è il perdono.

L’opera di Cristo è il fondamento della nostra salvezza e la Sua parola è l’autorità che ci dichiara che siamo salvati. E’ su questo fondamento e su questa parola che si può riposare chiunque lo voglia, fin da ora e per l’eternità.


C. H. Mackintosh

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