“Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio. Detto questo, spirò”
Luca 23:46.
Nessuno degli evangeli riporta che il Signore Gesù “morì”; sembra che vogliano deliberatamente evitare quella parola, non vogliono dare l'impressione che alla fine la morte lo abbia vinto e che lui abbia dovuto cedere alla sua autorità. La morte non lo ottenne come una vittima, ma fu lui ad attraversarla come vincitore.
Per questo, gli evangeli usano tre espressioni diverse, ciascuna delle quali evidenzia che l'iniziativa della morte rimase fermamente nelle mani del Signore Gesù. Marco e Matteo dicono che Egli “rese lo spirito” (Mat. 27:50, Mar. 15:37), mentre Luca riporta le parole del Signore citate dal nostro versetto. Ma l'espressione di Giovanni è la più impressionante: “Chinato il capo, rese lo spirito” (Gio. 19:30). Si noti l'ordine invertito dei fatti, non è che prima sia morto e poi per una legge fisica il capo gli si sia chinato sul petto ma al contrario: piegare il capo fu l'ultimo atto di resa alla volontà del Padre; così con le parole e i fatti, il Signore indicò che la sua morte era un atto volontario.
Egli avrebbe potuto sfuggire alla morte anche all'ultimo istante ed essa non avrebbe potuto prendere la sua vita senza la sua approvazione. Come aveva detto nell'orto, avrebbe potuto chiamare più di dodici legioni di angeli, ma non lo fece. Di sua volontà e per sua libera scelta dette se stesso alla morte. Fu Lui a determinare il tempo e il luogo della sua morte, essa non avrebbe potuto prenderlo se Lui non lo avesse deciso.
Dobbiamo andare alla croce con umiltà, noi che non meritiamo che il giudizio, senza chiedere altro se non che misericordia, e Cristo ci libererà sia dalla colpa del peccato sia dal terrore della morte.