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martedì 2 marzo 2021

L’esempio del Signore Gesù nella prima Lettera di Pietro

“Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme. «Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno». Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” 

(1 Pietro 2:21-23)


Nel Suo cammino di dolore in questo mondo il Signore Gesù ha lasciato delle “orme” nelle quali anche noi dobbiamo camminare, degli esempi che noi dobbiamo seguire. Nei versetti citati, l’apostolo Pietro ne indica cinque che possono essere messi in relazione con alcune esortazioni specifiche che ci vengono rivolte in quella Lettera.


Non commise peccato

Il Signore Gesù era perfetto in ogni Sua azione. In qualsiasi situazione, la Sua opera e il Suo comportamento erano assolutamente esenti da peccato: questo dovrebbe essere il nostro modello. Nel cap. 3, Pietro ci esorta a fuggire il male e a fare il bene (v. 11). Al cap. 4 siamo chiamati a dedicare il tempo che ci resta “da vivere nella carne… alla volontà di Dio. Basta, con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani” (v. 2, 3).


Nella Sua bocca non si è trovato inganno

Il Signore Gesù era anche totalmente esente da peccato non solo nei Suoi atti ma anche nelle Sue parole. Nelle Sue parole non c’era traccia di falsità o di inganno. Che differenza con quelle degli uomini che così spesso deformano la verità o addirittura hanno l'obiettivo di indurre in errore! Il cap. 3 mette in luce come devono essere le nostre parole: “Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso” (v. 10).


Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi

Le espressioni del Signore rimanevano perfette anche quando era oltraggiato. Se veniva ingiuriato non rispondeva con ingiurie. Riguardo a questo troviamo una chiara esortazione nel cap. 3: “Non rendete… oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite” (v. 9 – cfr. Luca 6:28).


Soffrendo, non minacciava

Si può essere feriti da parole cattive come lo si può essere fisicamente, e forse ancora di più. Quando simili dolori sono stati inflitti al Signore, il Suo atteggiamento è stato esemplare. Non ha mai minacciato coloro che lo facevano soffrire: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca” (Isaia 53:37). Può accadere che il fuoco ardente della persecuzione tocchi i credenti e che essi abbiano parte “alle sofferenze di Cristo” (4:12, 13). Nei luoghi dove questo avviene, essi non minacciano i loro persecutori ma si rallegrano del fatto di avere la medesima parte del loro Signore; e coglieranno quest’occasione per glorificare Dio e onorare il nome che portano di cristiani, di seguaci di Cristo (v. 16). 


Si rimetteva a Colui che giudica giustamente

Il quinto esempio si riferisce a ciò che gli uomini non potevano percepire, la disposizione interiore del Signore Gesù. Nella sofferenza, si potrebbe anche mostrare un comportamento esteriore corretto, ma avere il cuore pieno di risentimento. In Cristo non era così. Quando degli uomini iniqui lo condannavano Egli rimetteva ogni cosa a Dio Suo Padre, il giusto giudice.

Anche noi possiamo rimetterci a Dio, ponendo in Lui la nostra speranza, rivolgendo a Lui le nostre suppliche e gettando su di Lui ogni nostra preoccupazione (3:5; 3:12, 4.19; 5:7). Se faremo così, rimarremo tranquilli anche nel pieno della sofferenza. 

Considerare da vicino questi esempi del Signore Gesù è un’ottima occupazione, non dimenticando però che dobbiamo seguirlo ogni giorno della nostra vita mettendo in pratica le cose che impariamo da Lui, perché è a questo che siamo stati chiamati.


G. Setzer