Nel corso di un viaggio nel Sud giunsi in un paese durante una festa religiosa. Dappertutto vi erano bancarelle che vedevano dolci e oggetti “sacri” fra i quali spiccavano in particolare delle croci di vario materiale, dal più economico al più caro. Non dimenticherò il cartello che era esposto su di queste bancarelle: Croci a buon prezzo.
A buon prezzo?
L'uomo accetta volentieri una credenza purché essa non disturbi troppo le sue abitudini e non leda il suo benessere e il suo capitale. La croce deve avere un buon prezzo.
E il mio pensiero andò alla Croce più cara, la sola Croce, quella eretta sul Calvario. Il Figlio di Dio che morì su di essa ha pagato un prezzo altissimo, spogliandosi della sua gloria, abbassandosi sempre di più, fino a morire di quella morte infame, per amore per voi e per me. Alla Croce c'è un'incomparabile bellezza, quella dell'amore di Dio, di fronte ad una totale bruttura, quella della nostra condizione di peccato.
Quanto è oltraggioso per Dio associare la Croce a delle feste di paese dove si mangia, si beve e si fa commercio. Croci vendute come amuleti, oggetti di superstizione che si portano addosso come un ornamento o un feticcio. Il valore della croce non sta nell'oggetto ma in ciò che esso rappresenta per nostri cuori. Non è necessario esporlo visivamente ma è necessario manifestarlo nella nostra vita conducendo una vita che onori il Signore sia in parola che in opera.
Assicurarsi una croce ad un “buon prezzo” non porterà nessun beneficio nella nostra vita ma accettare l'opera della Croce come dono di Dio ci trasformerà completamente.
Tutto quello che i veri cristiani trovano alla Croce è inesprimibile; l'eternità non esaurirà la nostra gioia a riguardo del suo valore.
