Il regno di Ioas è durato quarant’anni, il che nella Parola corrisponde sempre a un preciso periodo di esercizio, di scuola, in cui si è messi alla prova.
Come lo ricorda la parabola dei talenti (Matteo 25:4), una prova presuppone prima che si siano ricevuti dei doni da Dio, poi che vi sia un tempo per il loro utilizzo; alla fine ci sarà la valutazione di Dio sull’insieme della vita e sul modo in cui questa è terminata. Per i credenti di ogni epoca, il giudizio definitivo sarà dato al tribunale di Cristo (1 Corinzi 5:10).
Un giovane re privilegiato (v. 1e 2)
Salito al trono all’età di sette anni e nelle condizioni drammatiche riferite in 2 Re 11, il piccolo Ioas ebbe l’immenso privilegio di ricevere degli insegnamenti di alto valore. La sua prima infanzia trascorse negli edifici del tempio, sotto l’esempio e la direzione del sommo sacerdote Ieoiada e di sua moglie. Come i figli di molte famiglie cristiane che, al pari di Timoteo, hanno il privilegio fin dall’infanzia di avere “conoscenza delle Sacre Scritture” che possono dare “la sapienza che conduce alla salvezza” (2 Timoteo 3:15). La natura ci offre l’esempio dell’arnia nella quale le api, tenendo conto del futuro compito della regina, le forniscono un nutrimento adatto, la pappa reale.
Il sacerdote Ieoiada, cosciente dell’alta funzione che avrà il suo piccolo protetto, lo istruisce con cura e saggezza, come fece la madre di Lemuel col figlio destinato ad essere re (Proverbi 31:1a 9).
Un “riparatore di brecce” (v. 3-16)
Sotto la saggia guida di Ieoiada, Ioas può partire su delle buone basi; infatti è detto che “fece ciò che è giusto agli occhi dell’Eterno”.
Essendo vissuto nel tempio dove, fin da piccolo, era stato nascosto, ne aveva sperimentato la benedizione, come pure la protezione (Salmo 84:4), e aveva potuto “contemplare la bellezza dell’Eterno e meditare nel suo tempio” (Salmo 27:4). Favore eccezionale, che lo aveva reso ancora più responsabile.
Nello stesso tempo, Ioas ebbe l’occasione di costatare, fin da piccolo, il degrado e le brecce di quell’edificio. Non perdiamo mai di vista che i bambini sono i primi, nella loro semplicità, ad osservare le nostre debolezze, le nostre divergenze e il disordine che a volte osservano in casa o nell’assemblea. Badiamo di non scandalizzarli e insegniamo loro ad amare il Signore e “la nostra comune adunanza” (Ebrei 10:25).
Quando Ioas, così preparato, salì al trono, si impegnò a fondo per riparare la casa dell’Eterno che conosceva così bene. E così tanto gli sta a cuore (2 Cronache 24:4) che rimprovera energicamente i sacerdoti, compreso Ieoiada, suo protettore e consigliere, quando constata la loro negligenza. Per ordine del re, si dovevano impiegare somme di denaro, provenienti da parecchie fonti, per restaurare il santuario:
– Prima, il denaro destinato alla casa dell’Eterno (v. 4), sia per il restauro sia per fare gli utensili “per il servizio e per gli olocausti” (v. 14).
– In seguito il denaro del censimento e quello che, secondo le istruzioni dell’Eterno ad Aaronne, era dato per riscattare i primogeniti (Num. 18:15-16).
– Infine i doni volontari lasciati all’iniziativa di ciascuno e secondo la sua liberalità.
I sacerdoti rinunciarono ad ogni diritto su tutto questo denaro.
Si pose una cassa accanto all’altare per raccogliere le offerte (v. 9), e due responsabili, il segretario del re e il sommo sacerdote, gestirono insieme quel denaro, dato in abbondanza. Vuotarono la cassa, contarono la somma raccolta e la consegnarono a quelli che avrebbero fatto il lavoro senza chiedere loro di giustificarne l’impiego.
Tutto questo ci fa pensare al modo in cui era stato fabbricato il tabernacolo nel deserto e comporta una bella applicazione per noi. Spontaneità, generosità da parte dei donatori, fedeltà da parte dei due amministratori che tengono con cura i loro conti (1 Corinzi 4:2). Fedeltà, infine, da parte degli utilizzatori ai quali è data fiducia per l’impiego di ciò che è posto nelle loro mani, come sarà il caso al tempo del re Giosia (22:7).
A differenza della costruzione del tabernacolo, non troviamo qui dei Besaleel e degli Ooliab, artisti polivalenti; sono tempi di debolezza umiliante e il lavoro consiste nella restaurazione, per opera di operai anonimi, di quello che, in partenza, era stato fatto secondo le direttive di Dio. Vediamo qui una bella illustrazione della complementarità dei doni e degli incarichi nel corpo di Cristo che è la Chiesa, per ritornare agli insegnamenti fondamentali della Parola e riscoprire i compiti e gli incarichi affidati dal Signore ai suoi testimoni (1 Corinzi 3:9-11, Efesini 2:20).
Un naufragio e le sue cause (v. 17-21)
Dopo questo periodo felice, su cui lo Spirito di Dio si compiace di darci molti particolari, è con sorpresa e tristezza che leggiamo, in 2 Re 12, i versetti 17-21. Sorge un nemico nella persona del re di Siria ed ecco che Ioas, per soddisfarlo, spoglia dei suoi tesori quel tempio le cui brecce aveva un tempo fatto riparare con tanto zelo. In seguito è riferita la fine tragica di Zaccaria, figlio del sacerdote Ieoiada, al cui racconto 2 Cronache 24 ci fornisce dei dettagli e soprattutto una spiegazione già suggerita dal v. 2 del nostro capitolo. Ioas aveva fatto quello che era giusto agli occhi dell’Eterno “per tutto il tempo in cui fu consigliato dal sacerdote Ieoiada”. Era grazie all’influenza benefica di quest’uomo di Dio se il re aveva agito e camminato rettamente. Dopo la scomparsa di questo buon consigliere, ne ha ascoltato dei cattivi, arrivando fino al punto di condannare a morte un profeta, figlio del suo benefattore, venuto ad avvertirlo da parte dell’Eterno (2 Cronache 24:21). Questo delitto abominevole, citato dal Signore (Matteo 23:35) fu commesso addirittura nel tempio, luogo tanto prezioso per il Signore e che Ioas profanò con quel crimine.
Come spiegare, dopo un così bell’inizio del regno, un tale sacrilegio? Ahimè! La fede personale di Ioas, se c’era, era evidentemente molto debole. Egli era, se si può dire così, “un assistito spirituale”. Siamo impressionati nel vedere fin dove può cadere un uomo di cui ci sono riferite cose tanto buone. L’ultimo anno del suo regno fu rivelatore del suo stato personale. Quando vennero a mancargli la tutela e l’esempio del sacerdote, si manifestò il suo vero livello. Bisogna pensare a Lot che per molto tempo si era lasciato per così dire portare dalla fede di Abraamo, e che terminò la sua vita nella miseria e nella vergogna.
Questo racconto interpella in modo particolare i figli di genitori cristiani, suscettibili di accontentarsi di una fede d’imitazione. Approfittino piuttosto delle conoscenze che hanno per acquisire una fede personale e una stabilità fondata sulla Parola di Dio, prima che siano ritirate le guide spirituali di cui hanno beneficiato all’inizio della loro carriera cristiana! Su Ioas, re omicida, si eserciterà il giudizio di Dio; il sovrano sarà oggetto di una congiura e cadrà sotto i colpi di due suoi servitori.
Tragica fine di una carriera cominciata tanto bene. Essa ci ricorda, come altri esempi, che nessuno può dare per scontato che un percorso iniziato bene si concluderà necessariamente allo stesso livello. La storia di Ioas trova il suo posto nella Scrittura come un serio avvertimento. Una buona condizione spirituale non è qualcosa di acquisito per sempre: occorre costante comunione e vigilanza sulla nostra carne che, se non tenuta per morta, esercita la sua influenza con le sue tristi conseguenze.
Il Signore conceda la grazia ad ognuno dei suoi di percorrere alla sua gloria gli ultimi passi della propria corsa cristiana, fissando gli sguardi su di Lui.