La fiducia in Dio
Daniele non poteva conoscere in Dio un padre come lo
conosciamo noi, Padre del nostro Signore Gesù Cristo e Padre nostro (Giovanni
20:17), però sapeva qualcosa della Sua grazia. Così non si rivolge a lui solo
come ad un Dio grande e terribile, ma gli dice anche: “Dio grande e tremendo,
che mantieni il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e
osservano i tuoi comandamenti” (v. 4). Daniele confida nella Sua misericordia e
nella Sua grazia.
In 1 Pietro è detto: “Se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l’opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno” (1 Pietro 1:17). Troviamo qui due cose: fiducia e timore.
Quando ci rivolgiamo a Dio in preghiera, possiamo dirgli tutto quello che abbiamo sul cuore. “Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio” (Salmo 62:8). “In ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti”, ci ricorda Filippesi 4:6. E’ aprendogli il nostro cuore che dimostriamo la nostra fiducia in Lui.
La gloria e l’onore di Dio
La preghiera di Daniele ci mostra che dà il primo posto alla
gloria di Dio. Certo, egli prega per il suo popolo, e non pensa in primo luogo
al suo bene: piuttosto, pensa al nome del suo Dio. Lo cita tre volte nella
preghiera (v. 6, 18 e 19). Riconosce tutto il male compiuto dal popolo e ne è
profondamente umiliato.
Quanto spesso le nostre preghiere sono egoiste! Non pensiamo che a noi e ai nostri interessi, e dimentichiamo la gloria di Dio. In particolare, quando dobbiamo riconoscere delle nostre mancanze, ci limitiamo sovente a quanto riguarda noi stessi e dimentichiamo ciò che abbiamo fatto contro Dio. La gloria di Dio dovrebbe avere il primo posto anche nelle nostre preghiere.
Delle preghiere precise
Daniele è chiaro e preciso nella sua preghiera. Formula
domande concrete. Non si accontenta di termini vaghi e generali. Lo vediamo in
modo speciale nei v. 16 e 17, nei quali presenta a Dio una serie di richieste
precise.
Anche quando ci rivolgiamo personalmente al nostro Dio, come qui Daniele, dovremmo pregare in modo preciso. Dio conosce i nostri pensieri, certamente, e abbiamo lo Spirito che ci aiuta a pregare; ma questo non toglie nulla al fatto che dobbiamo dire chiaramente ciò che ci sta a cuore.
Anche nelle nostre preghiere in pubblico – per esempio in famiglia o nelle riunioni di assemblea – questo atteggiamento è indispensabile. A volte si sentono preghiere talmente generiche e vaghe che non si sa bene quale ne sia lo scopo. Impariamo da Daniele e da numerosi altri uomini di Dio, i quali hanno portato i loro bisogni a Dio con parole semplici e chiare.
L’insistenza
Infine, notiamo che Daniele è molto insistente nella preghiera e rivolge le sue domande a Dio con parole pressanti. I v. da 16 a 19 lo mostrano in modo particolare: “Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore guarda e agisci senza indugio per amor di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo”. Sono ragioni chiare e convincenti per motivare le sue richieste.
Siamo esortati a perseverare nella preghiera e a vegliare
“in essa con azioni di grazie” (Colossesi 4:2). Romani 12:12 ci dà anche
un’esortazione breve ma incisiva: “perseveranti nella preghiera”. L’esempio
supremo, naturalmente, è quello che ci ha dato il Signore Gesù stesso. Passava
le notti intere a pregare Dio (Luca 6:12). All’inizio del libro degli Atti
vediamo anche i discepoli perseverare “di comune accordo nella preghiera” (Atti
1:14).
Presentiamo anche noi le nostre richieste a Dio con perseveranza. Quante volte ci stanchiamo, quando Dio non ci esaudisce immediatamente! Davide ha pregato in modo insistente, e ha fatto delle esperienze meravigliose: “Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido” (Salmo 40:1).
Alla fine di questo capitolo 9 vediamo che la preghiera di Daniele ha ricevuto una risposta. Al v. 21 leggiamo: “Mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell’uomo, Gabriele… si avvicinò a me all’ora dell’offerta della sera”. Gabriele gli dice: “Quando hai cominciato a pregare, c’è stata una risposta e io sono venuto a comunicartela, perché tu sei molto amato” (v. 23). Dio non lascia mai la preghiera dei Suoi senza risposta; non ci esaudisce sempre secondo quanto ci aspettiamo, perché non sarebbe sempre la cosa migliore per noi. Una cosa però è certa: Dio ascolta il grido dei Suoi figli e risponderà al tempo opportuno e secondo la Sua saggezza.