Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani… Cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: “L'anima mia è oppressa da tristezza mortale”.
Matteo 26:36-38
Dio è per noi un
rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.
Salmo 46:1
Angoscia
e preghiera
I Vangeli riportano le parole di Gesù e i
miracoli che ha compiuto. Ci parlano anche delle Sue emozioni e dei Suoi
sentimenti. In essi leggiamo che Gesù si è meravigliato, ha avuto compassione,
ha pianto, ha conosciuto la fatica, la gioia…
In una circostanza unica ha conosciuto
l’angoscia; nel giardino del Getsemani, dove si era recato coi suoi discepoli
per pregare. È lì che, a causa delle terribili sofferenze che stava per
affrontare sulla croce, dove avrebbe espiato i nostri peccati, ha provato
un’angoscia profonda. Quelle sofferenze sono simbolizzate da un “calice” amaro che
doveva bere. Per questo, in quei momenti estremi, Gesù supplica Dio Suo Padre,
dicendo: “Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice!
Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi” (Marco 14:36). E alla
fine della preghiera avanza risolutamente verso la crocifissione.
Gesù è morto perché ci amava, amava voi e
me. “Ha sofferto una volta per i peccati, Lui giusto per gli ingiusti, per
condurci a Dio” (1 Pietro 3:18).
Quando parliamo
del Signore Gesù facciamolo sempre con
grande rispetto. L’angoscia che Egli
ha vissuto non possiamo minimamente immaginarla, perché è stata unica. E quando
capita anche a noi di soffrire e di avere paura, volgiamo il nostro sguardo
verso di Lui, preghiamolo con semplicità e sincerità. “Nell'angoscia, gridarono
al SIGNORE ed egli li liberò dalle loro tribolazioni” (Salmo 107:19). Gesù, il
Figlio unico di Dio, vuole accompagnarci sul sentiero della preghiera e farci
sentire che è vicino a noi, vivo e vero, presente e consapevole delle nostre
difficoltà.