Quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia.
Tito 3: 4-5
Non
per le nostre opere giuste!
Ogni uomo
che si riconosce peccatore si rende conto che la morte e il giudizio di Dio
sono la giusta conseguenza del suo stato di peccato e dei misfatti commessi
(vedi Luca 23:41), e che egli non può, qualunque cosa faccia, cambiare questo
destino. Può lavorare e affaticarsi; col “sudore del volto” (Genesi 3:19)
procurarsi i mezzi per fare delle offerte; può fare voti e prendere buone
risoluzioni, cambiare il suo modo di vivere, riformare il suo carattere; può
cercare di essere morale, retto e, secondo il significato umano della parola,
religioso; potrebbe anche, pur senza avere fede, pregare, leggere la Bibbia o
ascoltare delle belle prediche. Può fare tutto ciò che rientra nel dominio
della capacità dell’uomo e, malgrado ciò, non avere davanti a sé che la morte e
il giudizio di Dio.
“Che è
mai l’uomo per essere puro, il nato di donna per essere giusto?” (Giobbe
15:14).
Quando il
peccatore giunge a questo punto, il Vangelo gli presenta la croce di Cristo,
gli fa vedere che Dio ha provveduto a tutto quello che era necessario per
risolvere il problema della sua colpevolezza. Alla croce, Cristo ha sconfitto, per
il vero credente, la morte e il giudizio,
e li ha sostituiti con la vita, la giustizia e la gloria.
“Cristo Gesù… ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità
mediante il vangelo” (2 Timoteo 1:10). “È per grazia che siete stati salvati,
mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio. Non è in virtù di
opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9).