“Ne costituì dodici per tenerli con sé”
Marco 3:14.
“Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”
Luca 5:8.
Sono molti coloro che pensano che se un uomo ha buone qualità naturali, queste faranno di lui un buon cristiano. Invece non solo le nostre doti naturali quelle che contano ma è la nostra convinzione di essere “incapaci” quella che ci renderà più “adatti”. Perché non è quello che portiamo con noi, ma quello che Dio mette in noi che risulterà fondamentale.
Per essere dei buoni cristiani non servono virtù naturali, forza di carattere, conoscenza ed esperienza, tutte cose che nel caso specifico non sono di alcuna utilità.
Il Signore prende per suoi collaboratori coloro che sono consapevoli della loro miseria. Egli non può servirsi di coloro che sono convinti di avere delle “facoltà” che possono essere utili a Dio. Non siamo chiamati a combattere per la nostra causa ma per quella di Dio.
L'essenza del cristianesimo non è ciò che eravamo o cosa ci siamo portati dietro ma è ciò che siamo diventati in Cristo.
