La parola peccato negli ultimi anni è scomparsa dal vocabolario della maggior parte delle persone. Essa appartiene ormai alla fraseologia religiosa ma nel parlare corrente è una parola priva di significato.
Il Nuovo testamento usa di solito cinque parole greche per definirlo: esse delineano nel loro insieme i suoi vari aspetti.
1. La parola più comune è hamartia, che illustra il peccato come mancare il bersaglio, fallire nel raggiungere un obiettivo.
2. Adikia, che significa ingiustizia, iniquità.
3. E’ Anomia, ovvero: l’illegalità o violazione di una legge conosciuta.
4. Poneria esprime il male come vizio o depravazione. Una corruzione o perversione interiore.
5. Il termine Parabasis è commettere una infrazione o trasgressione, l’oltrepassare il limite.
Ogni peccato rappresenta una violazione di ciò che Gesù definì “il grande e primo comandamento” , non soltanto il venire meno alla richiesta di amare Dio con tutto il nostro essere, ma il rifiuto di riconoscerlo e obbedirli come Signore.
L’essenza del peccato non è altro che una ostilità a Dio (Romani 8;7), che si manifesta nella ribellione contro di lui.
La riluttanza ben radicata nel nostro cuore nell’affrontare il problema “Peccato” ha indotto molti a cancellare tale termine dal proprio vocabolario.
“Poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. Ho peccato contro di te, contro te solo,ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi.” Salmo 51; 3,4
Che ne è del peccato?
Una volta questo termine era presente nella mente di tutti ma ora è assai raro sentirlo.
Che significa questo?
Forse non si commettono più i peccati?
Dove è andato a finire il peccato?
Analizziamo le cause della sua scomparsa.
Alcuni di quelli che un tempo nella Sacra Scrittura erano definiti peccati ora sono crimini e la responsabilità di occuparsene è stata delegata allo stato con le sue leggi che sono spesso da interpretare. Il colpevole può citare a sua difesa argomenti quali: le circostanze, lo stato d’animo, la provocazione, le cosi dette attenuanti.
Il concetto espresso da Davide nel Salmo 51 “Ho peccato contro di te (Dio)” è scomparso.
Altri peccati si sono dissolti nelle malattie. I ricercatori ci rivelano di avere scoperto dei geni responsabili dell’adulterio, geni responsabili dell’omosessualità e per queste cose non c’è bisogno di perdono o di punizione ma semplicemente di una terapia (talvolta neanche quella) .
Per la malattia dell’uomo non occorre Dio ma solamente una cura.
Il peccato non può essere semplicemente liquidato come un errore sociale, o un problema di cultura .
Abbiamo a disposizione una vasta gamma di capri espiatori.
I nostri geni, le reazioni chimiche del nostro corpo, il carattere, il temperamento, l’ereditarietà, gli errori degli altri, l’educazione ricevuta, l’ambiente sociale.
Tutti insieme costituiscono un alibi perfetto.
Ma il peccato dov’è finito?
Purtroppo, questo, non è un argomento gradito alla gente e una delle critiche che si fanno ai cristiani è di toccare troppo questo tasto.
Il peccato non è stato inventato da qualche predicatore per attirare a se la gente; il peccato è un fatto universale.
“Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” Ecclesiaste 7;2°
“Il Signore ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se vi è una persona intelligente, che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno” Salmo 14;3,4
“Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi.. Se diciamo di non avere peccato lo facciamo bugiardo” 1Giovanni 1;8,10
E se Dio si ergesse in giudizio contro l’uomo nessuno scamperebbe.
“Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere?” Salmo 130;3
“Non chiamare in giudizio il tuo servo, perché nessun vivente sarà trovato giusto davanti a te” Salmo 143:2
Per valutare la sua opera dobbiamo comprendere meglio chi siamo noi e quanto grande è il nostro bisogno di rimanere vicino a lui.
Ogni uomo possiede una certa conoscenza del bene e del male: chiama buone certe cose e altre cattive. Ma non ci sono due persone che giudichino esattamente il bene e il male secondo la stessa misura. Ognuno misura il bene secondo un suo ideale e giudica il male con una misura molto tollerante verso se stesso ma che non risparmia gli altri.
Chi si ubriaca si persuade che non c'è un gran male a bere, ma definirà il furto un gran peccato. L'uomo avido che ogni giorno commette qualche frode negli affari, si tranquillizzerà dicendo che tale è l'abitudine del commercio e che non si può fare altrimenti.
Il bugiardo d'altronde farà notare che lui infondo, non bestemmia né si ubriaca.
Tutto ciò ci prova che gli uomini non si giudicano secondo una misura fissa e determinata del bene e del male, ma che ognuno si serve a questo riguardo della misura che conviene e se stesso.
Ma esiste una misura con la quale tutti saranno misurati.