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martedì 10 agosto 2021

Ricordatevi della moglie di Lot

La moglie di Lot non si rassegna a separarsi da Sodoma; ha troppi interessi in quella città. I suoi affetti e le sue ricchezze sono là. Non c’è la fede che fa apprezzare la liberazione dal giudizio e dà la pace al cuore e una piena soddisfazione. Il Signore la dà come esempio: “In quel giorno, chi sarà sulla terrazza e avrà le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così pure chi sarà nei campi non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot” Luca 17:31.

Il popolo d’Israele ha fatto la stessa cosa. E’ uscito dall’Egitto, finalmente liberato dalla schiavitù, ma gli affetti non sono tutti per l’Eterno. Viaggiano verso il paese promesso, ma una parte dei loro interessi è rimasta in Egitto. La parola della predicazione non giova a nulla se non è “assimilata per fede” (Ebrei 4:2). Appena partiti da Elim, tutta la comunità dei figli d’Israele mormora contro Mosè e contro Aaronne nel deserto: “Fossimo pur morti nel paese d’Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà!” Esodo 16:3. Possibile che avessero già dimenticato i loro affanni di quand’erano schiavi? Non era “grande” il grido che gli strappavano i loro oppressori? (Esodo 3:7). 

Israele si volta indietro e rimpiange quel mondo sul quale si è abbattuta la giusta ira di Dio. La manna scende dal cielo, arrivano le quaglie in gran quantità; ma Dio è scontento del suo popolo e la sua ira lo colpisce “con un grandissimo flagello” Num. 11:33.

Passano i secoli e Israele continua a peccare d’incredulità e di attaccamento a cose che dispiacciono all’Eterno. “Essi non ascoltarono, non prestarono orecchio, ma camminarono seguendo i consigli e la caparbietà del loro cuore malvagio, e invece di andare avanti si sono voltati indietro” Ger. 7:24. “Voi... siete tornati indietro e avete profanato il mio nome” (Ger. 34:16). “Nessuno che abbia messo mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio” Luca 9:57-62. Non è impossibile, “dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo”, lasciarsi di nuovo “avviluppare in quelle e vincere”. E Pietro insegna che in questi casi l’ultima condizione diventa peggiore della prima (2 Pietro 2:20).

Ma anche i veri credenti, se non vegliano, possono in qualche modo tornare indietro, riaffezionarsi al mondo, riprendere consuetudini e atteggiamenti che alla conversione avevano giudicato o riabbracciare dottrine già ritenute contrarie alla Parola di Dio. Così i progressi fatti sono vanificati, e il premio è perso. “Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere compiute, ma riceviate piena ricompensa” 2 Giov. 8.

L’apostolo Paolo guardava avanti. Dietro a lui c’erano privilegi e vantaggi che un tempo considerava come un “guadagno”, ma che di fronte “all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù” erano diventati come “tanta spazzatura”. Se avesse guardato indietro, con nostalgia, alla sua razza, alla sua nobile discendenza, alla sua cultura religiosa, al suo zelo per la legge, alle sue tradizioni, il suo entusiasmo per il servizio del Signore si sarebbe smorzato fino a spegnersi del tutto. No; Paolo dimentica le cose che gli stanno dietro e si protende verso quelle che gli stanno davanti, così può dire: “Corro verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” Fil. 3:7-14.

“Avevano mani d'uomo sotto le ali, ai loro quattro lati; tutti e quattro avevano le loro facce e le loro ali. Le loro ali si univano l'una all'altra; camminando, non si voltavano; ognuno camminava diritto davanti a sé”. Ezec. 1.

Qui viene ribadito che questi esseri viventi hanno quattro facce e quattro ali e mani d'uomo sotto le ali. Le loro ali erano perfettamente unite e nel camminare non si voltavano. Si tratta di un dettaglio molto importante in relazione con il cammino che noi come figli di Dio siamo chiamati a mostrare.