Siamo nati in un paese dove la religione ha spazio. Non siamo forse stati battezzati? Non siamo soliti, di tanto in tanto, entrare in un edificio religioso? E quando si tratta di celebrare un matrimonio o di deporre a terra le spoglie mortali di un nostro caro siamo li tutti compunti per celebrare una cerimonia di carattere religioso. Ma è tutto qui?
La maggior parte dei così detti “professanti” si ferma qui, altri si spingono poco oltre. Dicono di conoscere Dio ma si guardano bene da parlarne. Con i cristiani sembrano perfetti cristiani, ma in ambiente di schernitori, tacciono.
Hanno una Bibbia a casa loro e qualche volta la leggono, ma se qualcuno bussa alla porta, rapidamente la chiudono e la sistemano in un cassetto. Alla domenica, vanno in un luogo di culto. Non è che ne provino proprio il bisogno ma questo fa parte delle abitudine, del costume. Questo è un capolavoro di Satana: essere riuscito a separare la “professione” da Colui che è Vita. Accontentarsi dell'apparenza di essere cristiani perché si è cresciuti in una “religione”, senza aver mai avuto la conoscenza personale di Dio e la liberazione dal nostro stato di peccato, significa essere senza vita.
Parliamo di diventare cristiani come se non si trattasse di altro che voltare pagina e fare qualche modifica superficiale alla nostra vecchia vita. Ma non è così, essere cristiano è un evento radicale che trasforma la vita.