Gesù le rispose (alla donna samaritana): “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”.
Giovanni 4:13, 14
Sete di felicità
Ai
giorni nostri più che mai si è alla ricerca della felicità; ne sono avidi tanto
i giovani quanto gli anziani. Bisogna riconoscerlo francamente: questa sete di
felicità è la prova che non si è felici, perché non si cerca quello che già si
possiede e di cui già si gode. Ma perché non si è mai veramente felici?
Soltanto la Bibbia ci dà la spiegazione e ce la fa conoscere fin dalle prime
pagine.
L’inizio del libro della
Genesi ci fa vedere il primo uomo, Adamo, in relazione col suo Creatore,
sottomesso e dipendente. In questa condizione l'uomo era veramente felice. Ma
poi disubbidì a Dio, ascoltò i suggerimenti di Satana e diventò infelice,
perché il peccato l’ha separato dall’unica sorgente di felicità, cioè Dio.
Tutti i suoi discendenti, noi compresi, sono in questa situazione. Molti
vorrebbero uscirne, ma ignorando completamente Dio e la Sua volontà. La
Scrittura dice: “Non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti
quanti si sono corrotti” (Romani 3:11-12).
Nella sua ricerca della
felicità perduta, il cuore dell’uomo si volge inevitabilmente verso il mondo e
le cose che esso offre, come l’ago della bussola si volge verso il nord. Però
il cuore umano è troppo vasto perché il mondo lo possa riempire; presto o
tardi, quest’esperienza la fanno tutti. L’uomo
è stato fatto da Dio e Dio solo può soddisfarlo. È dunque presso di Lui che
bisogna cercare la felicità, anche se le nostre disposizioni naturali ci
porterebbero in tutt’altra direzione.