Pilato… vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: “Io sono innocente di questo sangue”.
Matteo
27:24
“Me ne lavo
le mani!”
Quest’espressione ha a che fare
con la crocifissione di Gesù Cristo. Accusato dai Suoi compatrioti, Gesù
compare davanti a Ponzio Pilato, il governatore romano della Giudea. Pilato è
persuaso dell’innocenza dell’accusato, ma a motivo della folla che reclama a
gran voce la Sua morte, abbandona Gesù all’odio dei Suoi accusatori. Poi, davanti
a tutti, si lava le mani, per dimostrare di non essere responsabile in quella
questione.
Il comportamento del
governatore vi pare leggero o piuttosto astuto? In ogni caso, il suo ruolo
nella condanna a morte di Gesù non può essere cancellato da quel gesto, e un
giorno dovrà rendere conto a Dio di aver mandato al supplizio l’unico uomo
innocente.
Ma, attenzione: tutti noi
possiamo essere tacciati di leggerezza se rimaniamo indifferenti di fronte a
questo fatto. Circa duemila anni fa Gesù Cristo è stato crocifisso, e dopo tre
giorni è risuscitato. La Sua vita perfetta e pura, la Sua devozione senza
limite per rivelare l’amore di Dio, i Suoi numerosi miracoli avevano provato
che era Figlio di Dio. Ma ha subito ogni cosa volontariamente perché voleva riconciliarci
con Dio. Egli si è fatto responsabile dei peccati di tutti quelli che glieli
confessano e ne ha subito il castigo. Ha
accettato di morire per darci la vita eterna.
Chi oserebbe dire che non gli
riguarda e che la morte di Gesù poco gli importa? Tutti noi siamo implicati
nella crocifissione di Gesù. Chi “se ne lava le mani” deve sapere che “l’ira di
Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).