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martedì 29 agosto 2023

Alla scuola della prova 2/2)

Le prove c'insegnano a pregare

Le prove ci costringono a passare molto tempo da soli con Dio. Hanno portato Giacobbe a mettersi in ginocchio al torrente Iabboc (Gen. 32:22-30), hanno insegnato al salmista ad "abitare al riparo dell'Altissimo" (Salmo 91:1), hanno prodotto nella vita di Paolo una dipendenza da Dio senza interruzione. Esse ci portano a ricercare e ad alimentare la comunione con Dio, che abbiamo imparato a conoscere come nostra risorsa suprema e nostro rifugio. 

E' umiliante per noi constatare che Dio debba servirsi delle sofferenze e delle prove per attirare i suoi figli sul suo cuore. Troppo spesso il benessere e gli agi ci spingono, almeno in parte, a non dipendere più dal Signore. I momenti in cui abbiamo realizzato la maggiore vicinanza con Dio sono quelli in cui abbiamo potuto dire: "Tu hai visto la mia afflizione, hai conosciute le angosce dell'anima mia" (Salmo 31:7).


Le prove c'insegnano ad amare

Dio desidera rispondere alle nostre preghiere, ma vuole anche affinare e addolcire i nostri caratteri, insegnarci l'amore. Qualche volta permette che siamo maltrattati, che subiamo torti e ingiustizie, per insegnarci a rimetterci pienamente a Lui. Allora constatiamo che non abbiamo quell'amore che sopporta ogni cosa (1 Cor. 13:7). Lo Spirito Santo ci mostra ciò che ci manca e ci conduce alla sorgente dell'amore. E perché impariamo gradualmente questa lezione, siamo sovente condotti nelle prove più profonde, che producono in noi qualche riflesso della sua grazia e del suo amore.


Le prove c'insegnano la pazienza e il coraggio

Alla scuola di Dio, impariamo pazientemente a sopportare. La pazienza è il più bell'ornamento della vita cristiana. Quando la pazienza "compie pienamente l'opera sua", siamo "perfetti e completi, di nulla mancanti" (Giac. 1:47). Ma le più grandi lezioni della nostra vita spirituale sono sovente imparate alla scuola del dolore.

Quando facciamo l'esperienza della grazia divina che ci tiene in piedi, le prove ci tolgono il timore delle sofferenze e dei dolori. Per la forza che viene da Dio, esse ci rendono capaci di elevarci al di sopra di questo timore, finché possiamo affrontare il combattimento e godere della vittoria come buoni soldati di Gesù Cristo.


Le prove ci mettono in grado di aiutare gli altri

Quando, con l'aiuto del Signore, trionfiamo sulle difficoltà in modo che questo sia per la sua gloria, mostriamo al mondo ciò che Cristo può fare per i suoi e nei suoi. Dio desidera che noi siamo "la lettera di Cristo" "conosciuta e letta da tutti gli uomini" (2 Cor. 3:2-3). Col nostro esempio dobbiamo mostrare che Cristo può custodire i suoi in ogni situazione, e che la potenza della sua grazia è sufficiente per ogni angoscia umana.

Le prove ci rendono capaci di aiutare gli altri mediante le lezioni che abbiamo imparato noi stessi (2 Cor. 1:3-4). Un cuore che manchi di sensibilità e di maturità non è nello stato adatto per consolare ed essere in benedizione a quelli che soffrono. Dio deve produrre anzitutto in noi quello che desidera che noi trasmettiamo a quelli che ci stanno intorno. Una prova difficile e dolorosa ci prepara a confortare, a incoraggiare, a fortificare le anime che Dio ci fa incontrare. Ecco una testimonianza che possiamo rendere: Sono passato anch'io nella stessa dolorosa circostanza e posso dirvi per esperienza: "Il mio Dio provvederà splendidamente a ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze, in Cristo Gesù" (Fil. 4:19).


Le prove sono delle occasioni di vittoria

Le prove da cui usciamo vincitori ci procureranno delle corone imperiture. Quando la storia di questo mondo sarà passata e dimenticata, i risultati eterni delle nostre prove brilleranno per la gloria del nostro Signore, nei nuovi cieli e nella nuova terra.

Cerchiamo d'imparare qualcosa dalle nostre tribolazioni? Pensiamo alle corone che Dio ci pone davanti per incoraggiarci? Cerchiamo di trarre dalle nostre prove presenti tutto ciò che Dio ha in serbo per noi? Desideriamo essere "più che vincitori, in virtù di Colui che ci ha amati" (Rom. 8:37)? Siamo disposti a prenderci la nostra parte di sofferenze, come dei buoni soldati di Gesù Cristo (2 Tim. 2:3)? Se è così, un giorno ci sentiremo dire: "Va bene, servo buono e fedele;... entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21).