È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio.
Ebrei 9:27
Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”.
Giovanni 11:25
L’Evangelo è per i
morti?
Certe persone credono che si possa ancora
fare qualcosa per la sorte dell’anima di quelli che sono morti. Altre,
consapevoli di essere alla fine, lasciano istruzioni riguardo al loro funerale
e alla cerimonia religiosa, durante la quale sarà opportuno evocare i grandi
argomenti abituali legati alla circostanza: Dio, l’eternità, il perdono dei peccati,
la grazia… ma purtroppo il defunto non potrà trarre alcun beneficio da quella
predicazione se non vi ha posto la dovuta attenzione quando era in vita. Quelli
che l’hanno accompagnato fino alla tomba perché dovrebbero ragionare
diversamente dal loro caro scomparso? Diranno: “Noi siamo in vita, l’aldilà per
il momento non ci riguarda! Dell’Evangelo ci preoccuperemo più tardi, quando
sarà il nostro turno di passare dall’altra parte”.
Ebbene, nessuno s’inganni, perché dopo sarà
troppo tardi. Il più bell’elogio funebre pronunciato davanti ad una bara non
potrà cambiare nulla riguardo alla sorte eterna di chi c’è dentro. Spesso sui
ricordini funebri si legge: “Pregate per lui” oppure “Pregate per la sua
anima”. È un’illusione, perché se colui che seppelliamo non ha accettato la
salvezza e la grazia di Dio mentre era in
vita, non avrà più la possibilità di farlo dopo la morte. Il Vangelo è
molto chiaro: “Chi crede nel Figlio (Gesù
Cristo) ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio
rimane su di lui”; “Chi crede in Lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato perché non ha creduto
nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”; (Giovanni 3:18 e 36).
L’Evangelo,
dunque, non è per i morti, ma per i vivi, per tutti noi. Ascoltatelo prima che sia troppo tardi; è
anche a voi che Dio parla. “Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il
giorno della salvezza” (2 Corinzi 6:2).