Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

giovedì 5 ottobre 2023

Gli utili ricordi del passato – Deuteronomio 8 (2/2)

   In vista c’è un buon paese

Il paese promesso che stava davanti a loro era davvero eccezionale. L’acqua abbondava, abbondavano i frutti (v. 8). C’erano anche minerali per i loro arnesi e le loro armi, ferro e rame (v. 9).  La promessa era che avrebbero mangiato pane a sazietà e non sarebbe loro mancato nulla.

Alziamo anche noi gli occhi al cielo e contempliamo la nostra vera patria: Dio asciugherà ogni lacrima, la morte non sarà più. Non ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore (Apocalisse 21:4). Vedremo il nostro amato Salvatore com’Egli è, e questa visione ci farà simili a Lui (1 Giovanni 3:2).  Ma già adesso possiamo godere nel nostro spirito delle benedizioni celesti. Già adesso, “a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore che è lo Spirito” (2 Corinzi 3:18). “E chiunque ha questa speranza in lui si purifica com’Egli è puro” (1 Giovanni 3:3), perché l’attesa di vedere il Signore, se è fonte di gioia, aiuta il credente a comportarsi in modo da piacergli e da essere trovato irreprensibile alla sua venuta.

L’elenco delle risorse varie e abbondanti del paese promesso simboleggiano le benedizioni spirituali della nostra patria celeste che sono già a nostra disposizione quando, per la fede, accogliamo con gioia le promesse di Dio. Già oggi noi possiamo nutrirci, spiritualmente, dei sette preziosi prodotti elencati al v. 8 che danno forza e ristoro.

Ricordare e ubbidire: è un’esortazione che ritorna frequentemente in questo capitolo (v. 11,18, 19) e in tutto il libro. Ora Mosè mette in guardia gli Israeliti da un grave pericolo: quello che, una volta sistemati nel paese e diventati ricchi, dimentichino tutto il lavoro di Dio per farli arrivare a quel punto, e pensino che la loro situazione sia dovuta alle loro capacità e alle loro forze (v. 12-16). Ma perché l’Eterno li favoriva? Perché scacciava davanti a loro quelle nazioni? Era forse per la loro giustizia? No di certo. Un tale pensiero non avrebbe nemmeno dovuto sfiorarli Al cap. 9:4-6 vi sono dei passi molto preziosi. Quelle nazioni erano distrutte per la loro malvagità e grazie alla fedeltà di Dio nel mantenere le promesse fatte ai padri. Il rischio di inorgoglirsi è sempre presente, perché l’orgoglio è radicato nel cuore umano. “La gente che è con te è troppo numerosa” – dirà l’Eterno a Gedeone – “Israele potrebbe vantarsi di fronte a me e dire: E’ stata la mia mano a salvarmi” (Giudici 7:2).

Per evitare la presunzione Mosè indica una duplice strada:

Ritornare con la memoria al grande e terribile deserto, terra arida, senz’acqua, “pieno di serpenti velenosi e di scorpioni”, e considerare l’amore di Dio che ha fatto sgorgare l’acqua dalla dura roccia e ha mandato la manna (8:15-16).
Avere sempre davanti agli occhi il quadro della propria miseria e degli errori commessi, per rimanere umili e riconoscere che “ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto” (Giacomo 1:17).
Dimenticare la grazia di Dio e pensare che il benessere sia cosa normale, quasi dovuta, o, peggio ancora, frutto delle nostre capacità, è un pericolo al quale siamo seriamente esposti. Paolo dice: “Che cosa possiedi tu che non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?” (1 Corinzi 4:7). “Da te provengono la ricchezza e la gloria… e sta in tuo potere il far grande e il rendere forte ogni cosa… Tutto viene da te” (1 Cronache 29:12-14).