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venerdì 20 ottobre 2023

Il vuoto della vita

“Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità. Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?” Ecclesiaste 1:2-3.

Janis Joplin celebrata come regina del rock negli anni 60 e, adorata dai giovani americani come una dea, definiva la vita come una «danza intorno al vitello d’oro». Un giornalista le chiese una volta quale fosse il senso della sua vita. La sua risposta fu: «Ubriacarmi, continuare a essere felice e godermi i momenti migliori. Io faccio della mia vita proprio quello che voglio; intendo solo spassarmela. Non credo ci si possa augurare di meglio.».  A un amico Janis disse: «Meglio vivere dieci anni traboccanti di felicità sfrenata, che arrivare ai settanta per starsene seduta su una maledetta poltrona a guardare la TV.». Purtroppo non arrivò neanche ai trenta, perché morì a ventisette anni, dopo il suo settimo tentativo di suicidio. Una delle sue ultime canzoni s’intitolava «La vita non è altro che solitudine». 

Alcuni giorni prima era stato sepolto Jimi Hendrix, il famoso «re della musica rock». Un noto critico musicale espresse l’opinione che Hendrix, probabilmente, è stato il più grande musicista della sua generazione. Ognuno dei suoi dischi vendeva più di un milione di copie. Per un concerto gli pagavano allora l’incredibile cifra di 100.000 dollari. Era un uomo sfrenato, dedito agli eccessi, aggressivo e tossicomane. Spesso faceva a pezzi tutto ciò che era sul palco, oltre a un buon numero di chitarre.

Hendrix guidava le più costose auto sportive, buttava il denaro dalla finestra ma, nonostante tutto, era un uomo infelice. Una volta disse al pubblico: «Dovete vestirvi a lutto quando nasce un bambino, quando un neonato viene a questo maledetto mondo.»  Il 18 settembre del 1970 la carriera leggendaria di Jimi Hendrix giunse improvvisamente al termine. Lo trovarono in un hotel di Londra, soffocato dal suo stesso vomito, dopo aver ingerito alcool e sonniferi. Con le sue ultime forze si era trascinato fino al telefono. La segreteria automatica dall’altra parte del filo registrò le sue ultime parole: «Ehi tu, ho bisogno d’aiuto maledizione!». 

Si potrebbe, inoltre, ricordare Elvis Presley. Potremmo ricordarne la ghiottoneria, la tossicomania, la sua paura sia della vita sia della morte.

Sebbene vivesse in un edificio simile a un castello come in una gabbia dorata, circondato da guardie del corpo, finì per celebrare il suo 40° compleanno a letto, troppo depresso da rimanervi. Negli ultimi anni della sua vita, poté mantenersi a galla solo grazie al gran numero di psicofarmaci che ingeriva. Nell’anno della sua morte pesava centoventicinque chili; morì il 16 agosto del 1977 all’età di quarantadue anni per collasso circolatorio.

Potremmo citare un buon numero di nomi conosciuti fra le stelle della musica e del cinema, come Jim Morrison o Kurt Cobain, cantante del gruppo Nirvana, che posero fine alla loro vita suicidandosi.

“E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?” Marco 8:36.