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lunedì 2 ottobre 2023

Daniele e i suoi compagni a Babilonia

 "Nell’anno terzo del regno di Ioiachim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di Babilonia, marciò contro a Gerusalemme e l’assediò. Il Signore gli diede nelle mani Ioiachim re di Giuda, e una parte degli arredi della casa di Dio. Nabucodonosor portò gli arredi nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li mise nella casa del tesoro del suo dio" (Daniele 1:1-2).

Il giudizio divino, per tanto tempo minacciato da Dio stesso e annunziato dai santi profeti di Dio, cadde infine su Gerusalemme. Lo strumento scelto da Dio per eseguire i suoi giudizi fu Nabucodonosor. Tre volte marciò contro a Gerusalemme. Nell’anno 606 a.C. salì per la prima volta: è il castigo di cui è parlato qui. Nell’anno 598 a.C. venne di nuovo e portò in cattività un gran numero di Giudei, fra cui il profeta Ezechiele. Nell’anno 587 a.C. incendiò la città. 

L’Eterno aveva mantenuto la sua gloriosa dimora in Gerusalemme, in mezzo al suo popolo, finché questo colmò la misura della sua infedeltà; e come Nabucodonosor apparì sulla scena, Gerusalemme fu data nelle mani delle nazioni (i Gentili) e "i tempi delle nazioni (o dei Gentili)" (Luca 21:24) incominciarono. La caratteristica di questi tempi è che Gerusalemme è calpestata dalle altre nazioni; e come ebbero un principio ben definito così avranno una fine ben precisa. Allora Gerusalemme diventerà la città del Gran Re. Dalle profezie di Daniele veniamo a sapere come termineranno "i tempi delle nazioni".

Il re Nabucodonosor diede ordine ad Aspenaz, capo degli eunuchi, di condurre a Babilonia dei giovani d’Israele, di famiglia reale e principi. Fra questi prigionieri vi erano i quattro giovani dai nomi molto significativi e pieni di speranza e di sicurezza: Daniele che significa "Dio è mio giudice"; Anania, "amato dal Signore", Misael, "chi è come Dio?"; Azaria, "il Signore è il mio aiuto". Ma i loro bei nomi furono cambiati; e che nomi ripugnanti diedero loro! Chiamarono Daniele Beltsatsar, che significa "principe di Bel" (come disse lo stesso Nabucodonosor: "Secondo il nome del mio dio", cap. 4:8). Anania fu chiamato Sadrac (Rac era il nome del dio sole) e Sadrac significa “illuminato dal dio sole". Misael fu chiamato Mesac; la terminazione "El", che in ebraico significa Dio, fu sostituita da Sac, che molto probabilmente era il nome di una dea che corrispondeva alla Venere greca; il suo precedente nome "chi è come Dio?" fu quindi mutato in "chi è come Venere?". Ad Azaria posero nome Abed-nego, cioè "servo di Nego", un altro falso dio.

Dietro questo cambiamento di nomi si denota il tentativo satanico di cancellare il ricordo di Gerusalemme e obbligare quei nobili giovani ad abbandonare la loro identità per assimilarsi coi pagani. Ma i Babilonesi non avevano tenuto conto della fedeltà del Dio d’Israele, che protesse, nella sua grazia, i poveri prigionieri lontani dalla loro patria. 

Daniele si attaccò a Dio e lo servì con grande fedeltà. È così che, fino dal principio, ci è presentato questo grande profeta. Aveva forse solo quattordici anni quando, portato prigioniero a Babilonia, "prese in cuor suo la decisione" di non contaminarsi con ciò che secondo la legge di Dio era immondo. Era una determinazione presa, senza dubbio, dopo molta meditazione nella legge e molta comunione con Dio. In tal modo egli manifestò la sua completa separazione dal mondo e dalle sue abitudini. E avendo agito per fede, scoprì che Dio l'aveva messo nelle condizioni di essere ben visto e amato dal capo degli eunuchi. Così venne la prova: i quattro giovani furono sottoposti alla semplice dieta d’acqua e legumi, e dopo dieci giorni (dieci nella Scrittura è numero di prova) le loro facce apparvero più belle e più floride di quelle dei ragazzi che mangiavano carne alla tavola del re. Ma siccome Dio fa sempre molto di più di ciò che noi possiamo chiedere o pensare, oltre a dar loro forza e bellezza fisica, diede loro anche una grande ricchezza spirituale:

"E a questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono d'interpretare ogni sorta di visioni e di sogni" (1:17).

Daniele e i suoi compagni resero chiara testimonianza al fatto che Dio ha sempre un residuo fedele fra il suo popolo anche nei giorni d’apostasia e di giudizio. Questi uomini dalla fede integra, guidati da Daniele, sono una figura del rimanente fedele dei Giudei che dovranno soffrire e testimoniare nel tempo della fine, durante la grande tribolazione.


Questo primo capitolo contiene, anche per noi cristiani, lezioni quanto mai benedette. Come popolo di Dio noi siamo in mezzo a un mondo ostile a Dio e alla sua Verità. Questa "grande Babilonia" fa di tutto per distoglierci da una vita di devozione e di santità, e per derubarci della nostra pace e della nostra gioia. Quanti e quali trionfi riporta questo grande nemico di Dio! Guardiamoci intorno e vedremo migliaia e migliaia di credenti che, invece di vivere da persone trasformate, si conformano a questo secolo. Si sono allineati con il presente "malvagio secolo" e, invece di esserne separati, camminano secondo le sue abitudini e i suoi princìpi. Come non si può non essere sterili nelle cose spirituali? Il nostro continuo pericolo è l’abbandono di una vita di separazione dal male e dal mondo, e il metterci a vivere alla maniera degli increduli. Non ci riferiamo soltanto alle cose di questo mondo, ai suoi piaceri, alle cose che attraggono i sensi, allo spirito mondano che ci trascina alla cupidigia, dietro al possesso e al godimento delle cose terrene. È chiaro che tutto ciò è incluso; ma parliamo principalmente di ciò che si chiama il "mondo religioso". Questa è la Babilonia nel vero senso della parola, la grande confusione.

La Parola di Dio ci esorta a separarci da tutto ciò che l’uomo ha ideato, da ciò che ha edificato, dalle tradizioni e dai comandamenti degli uomini; in poche parole, da tutto ciò che è contrario alla Parola di Dio e alla sua volontà. Desideriamo una conoscenza più profonda della sua Parola e del Signore stesso? Aspiriamo a un godimento più reale delle cose di Dio? Vogliamo più sapienza e più conoscenza spirituale? Il cammino è ben tracciato: dobbiamo separarci da tutto ciò che è male, attaccarci fermamente alla Parola di Dio confidando unicamente nel nostro Dio fedele. Questo è ciò che insegna il v. 1 del capitolo 12 dell’Epistola ai Romani: "Io vi esorto dunque fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà".  

Se odiamo il male potremo comprendere e imparare le cose di Dio. La mancanza di potenza e di godimento, l’indifferenza di cui siamo spesso afflitti, la poca conoscenza che abbiamo di verità profonde, la scarsa comunione con Dio stesso, sono il risultato di una vita conforme all’andazzo di questo mondo. Sicuramente Dio, in questi giorni della fine, chiama noi, chiama tutti i suoi, a separarsi da ciò che è male. E, come fece Daniele, il giovane Giudeo, così dobbiamo fare noi pure.

La meditazione della Parola e la comunione col Signore devono occupare il primo posto nella nostra vita. E così, dopo che il cuore ha preso la risoluzione e una posizione decisa per il Signore, la fede che sa afferrare Dio per ricevere la forza sarà il risultato naturale. Allora sperimenteremo, come Daniele, che Dio è fedele e veritiero. La fedeltà al Signore si manifesta in un cammino di santità; e anche noi cresceremo in sapienza e in conoscenza. La conoscenza spirituale non si apprende come le altre cose, ma è uno speciale dono di Dio. Se riconosceremo la nostra debolezza e la nostra nullità, e ci affideremo alla sua misericordia, Egli ci accorderà la conoscenza di cui abbiamo bisogno.

Notiamo tuttavia che Daniele e i suoi compagni, sebbene non volessero contaminarsi con le vivande e le bevande della tavola del re, non fecero a meno di mangiare e bere: sarebbero morti di fame e di sete. Però mangiavano legumi e bevevano acqua; era una dieta molto semplice. E anche questo ha un significato per noi. Quando ci separiamo dal mondo e dai suoi princìpi, abbiamo un cibo con cui nutrirci che serve a tutto e che a tutto supplisce: Cristo stesso. E abbiamo anche l’acqua, lo Spirito Santo, che abita in noi; e secondo quanto ci nutriamo di Cristo e siamo guidati dallo Spirito Santo, cresceremo in conoscenza e nella grazia del nostro Signore Gesù Cristo. La sua potenza ci soccorra in questi giorni malvagi!