Una voce senza parole: quella della natura (versetti da 1 a 6)
Come non essere meravigliati dallo spettacolo del sorgere del sole in alta montagna? È ancora notte, le stelle brillano nella purezza dell’aria fresca; poi, piano piano, appare all’orizzonte una luce che aumenta a poco a poco fino a quando un piccolo spicchio luminoso squarcia la foschia. Allora, splendido, il sole si alza e inonda ogni cosa di luce e, subito dopo, di calore. Questo spettacolo ci parla di Dio, come ce lo mostra il Salmo 19: “I cieli raccontano la gloria di Dio”: l’immensità del cielo, le distanze infinite delle stelle e il loro numero incredibile fanno eco alla grandezza di Dio, e a quello che è stata “l’opera delle Sue mani”. È un linguaggio silenzioso: “non hanno favella, né parole”, ma la loro voce si diffonde, e questa voce ci tocca profondamente! Questo messaggio ci è dato senza interruzioni, nell’alternanza dei giorni delle notti, ed è per tutti gli uomini “fino all’estremità del mondo” (v. 4). Quando si fa giorno, solo il sole è visibile nel cielo, la sua luce fa sparire quella delle stelle. È come un operaio che si attiva, ubbidendo alle leggi di Dio. Niente è nascosto al suo calore: esso riversa sulla terra luce e vita, testimoniando senza fine né limiti i benefici di Dio (Atti 14:17). La natura interpella ogni essere umano, dal bambino alla persona anziana, dal più ignorante al più colto. Questa “voce” rende ciascuno responsabile di dare gloria a Dio e di ringraziarlo (Romani 1:20).
Un messaggio perfetto: la Parola di Dio (versetti da 7 a 11)
Nella seconda parte di questo Salmo, “la legge del SIGNORE”, cioè la Sua Parola, mostra la grandezza di Dio perché risponde perfettamente ai bisogni dell’uomo. Testimonianze, precetti, comandamenti, giudizi, tutti insieme legati al nome di Dio, agiscono sul credente e lo trasformano: “Siete stati rigenerati…mediante la Parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:23). Se la natura glorifica il grande Dio Creatore, la “legge” associata al nome di “Dio” lo glorifica anch’essa nella stessa maniera. La Parola di Dio è dichiarata “perfetta”, senza debolezza né fragilità, perché proviene da Dio e non dagli uomini. Essa è “veritiera”, “giusta”, “limpida”: è verità. “I Suoi giudizi” sono dichiarati “giusti tutti quanti” perché le differenti parti della Bibbia si completano per offrire tutta la verità: “La somma della Tua Parola è verità” (Salmo 119:160; vedi anche 2 Pietro 1:20).
La “legge” è anche feconda. È la Parola ispirata, vivente, vivificante; suscita la fede in colui che la riceve con umiltà: “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla Parola di Cristo” (Romani 10:17). Il suo ruolo non è tanto quello di denunciare, quanto quello di ristabilire, liberare, istruire: essa dà vita, saggezza, gioia, rischiara i pensieri. Chi la riceve con rispetto e si lascia istruire da essa ottiene una “grande ricompensa”! Non desideri provare tutti i suoi benefici?
Una piacevole meditazione davanti a Dio (versetti da 12 a 14)
Ognuno può rimanere stupito nel contemplare lo splendore del creato e percepirne il messaggio (v. 1-6). Colui che riceve la Parola di Dio, tuttavia, ha modo di scoprire anche le perfezioni del Creatore ed essere così condotto alla fede (v. 7-11). Giungendo alla fine del Salmo (v. 12-14), ci si aspetterebbe di leggervi espressioni di lode. Invece no; si parla di errori, di peccati… Perché? All’inizio del Salmo, le serene riflessioni sulla magnificenza della creazione sono condivisibili da tutti gli uomini. Proseguendo nella lettura del testo, la Parola di Dio ci chiama in causa più direttamente, in quanto la testimonianza è ricevuta soltanto da chi l’ascolta, ovvero da colui che, servendo e adorando Dio in virtù della relazione instaurata con Lui per mezzo della fede, può chiamarsi “Suo servitore”. A questo punto, l’autore del Salmo si rivolge direttamente a Dio, pregando: “Purificami”, guardami: chiede di essere illuminato riguardo al male e medita non solo sui propri errori, ma anche sui “peccati nascosti” nei quali potrebbe cadere. La Parola di Dio gli ha rivelato i suoi peccati, ma gli ha anche insegnato che Dio perdona e purifica chi crede in Lui.
In seguito, il salmista chiede a Dio di essere preservato dai peccati volontari legati all’orgoglio. Percependo che il male lo circonda ed è radicato in lui, sente di dovere ricevere la protezione divina per non esserne sopraffatto. Infine, offre a Dio la sua preghiera, non sotto forma di richiesta, bensì come meditazione rivolta a Colui che ora conosce e considera la sua “rocca”, Colui sul quale può contare, il suo “Redentore”.