Io grido a te, o Eterno; Rocca mia, non essere sordo alla mia voce.
Salmo
28:1,2
L’Eterno è la mia rocca…
in cui mi rifugio.
Salmo
18:2
Precarietà
o stabilità?
Ci stringe il cuore
vedendo tante persone in situazioni precarie; senza casa, senza lavoro, senza
famiglia, costrette a vivere giorno per giorno in condizioni difficili, in
mezzo alle guerre, senza stabilità e senza sicurezza. Il credente non può
rimanere insensibile di fronte a tali sofferenze, e dovrebbe agire con
generosità. È l’insegnamento del Signore Gesù nell’Evangelo: “Dà a chi ti
chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle” (Matteo
5:42).
Ma se riflettiamo bene, ci
rendiamo conto che ogni uomo, indipendentemente dallo stato sociale, vive in
una situazione precaria riguardo all’eternità. Chi può essere sicuro che domani
sarà ancora vivo? Basterebbe un incidente o una malattia improvvisa… “Ogni
carne è come l’erba, e ogni sua gloria come il fiore dell’erba. L’erba diventa
secca e il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno” (1 Pietro
1:24,25). Questo versetto ci paragona a un fiore effimero, ma ci dice anche
dove possiamo trovare ciò che dura e rimane stabile: in Dio e nelle sue promesse. Dio non offre soluzioni precarie ai
problemi degli esseri umani, ma assicura la vita eterna: “Chi crede nel Figlio (di Dio) ha vita eterna” (Giovanni
3:36). Chi crede in Gesù Cristo
acquisisce una posizione di stabilità assoluta: diventa figlio del gran Dio
sovrano, e sente giorno dopo giorno che il suo Padre celeste si fa carico
di tutti i problemi, sia per la vita presente che per il futuro eterno.