Un uomo aveva ereditato, in Germania, una foresta appartenuta da generazioni alla sua famiglia. Gli alberi erano stati piantati più ci centocinquanta anni fa dal suo bisnonno.
Questa eredità è come se facesse parte di una catena.
Si può razionare o piantare.
Quest'uomo fece la sua scelta e scelse di continuare ad averne cura, da essa prenderà ciò che gli sarà necessario e pianterà nuovi alberi per i propri cari.
Possiamo trarre un insegnamento da questo semplice episodio. Chi è nato in una famiglia di credenti è cresciuto possedendo “una eredità”. Alcuni saranno orgogliosi di essere vissuti con un tale possesso, altri non ne faranno nessuna stima. Alcuni ereditano una “terra” già coltivata, altri devono fare loro per primi il lavoro.
Come è la nostra foresta?
Che sensazione vi dà possedere una simile ricchezza?
Parliamo ora di qualcuno che invece ha avuto un eredita tragica.
1) Suo nonno si chiamava Oblio (Manasse), era malvagio aveva sacrificato uno dei suoi figli facendolo passare per il fuoco.
Si abbandonò interamente a fare ciò che è male a gli occhi dell’Eterno.
Eresse altari a tutto l’esercito del cielo nei cortili della casa dell’Eterno.
Si dette alla magia e agli incantesimi. (2 Re 21:5,7)
Il suo regno malvagio durò 55 anni.
Che spiegazione daremo a una durata così eccezionale se non quella della sorprendente pazienza di Dio.
2 Cronache 33 ;12 ci mostra che il fine di questa pazienza il pentimento dell’anima ma se c’è ancora tempo per pentirsi non c’è più molto per servire e tanto meno per piantare foreste.
Il suo cattivo esempio aveva ormai condizionato il popolo.
“Nondimeno il popolo continuava ad offrire sacrifici su gli alti luoghi”.(v.17)
2) Suo padre venne ucciso a 24 anni dai suoi servitori e non conobbe mai il significato della parola umiliarsi dinanzi a Dio.
Una eredità tutta altro che invidiabile: la gente adorava le stelle e si affidava ai maghi per ricevere consigli.
Si potevano trovare templi di ogni tipo e si poteva adorare qualsiasi cosa e in ogni posto, ciò di cui si era persa però la conoscenza era il solo e vero unico Dio.
Che tempi bui, non so se è quando Giosia (colui del quale Dio ha cura) salì al trono ma probabilmente qualcuno avrà pensato: “Farà la fine di suo padre.”
Il mondo certo aveva visto re più saggi di lui. La storia aveva conosciuto re più ricchi di lui.
Ma la storia non aveva ancora conosciuto un re coraggioso come lui.
Il suo regno era estremamente fragile, il tempio giaceva nell’abbandono e il popolo camminava per vie che conducevano lontano. Il compito che aveva dinanzi era gigantesco, della foresta che doveva piantare non esisteva neppure la terra.
Eppure Giosia fece una scelta straordinaria.
Consultò l’album di famiglia e iniziò a strappare delle pagine fino ad arrivare a qualcuno che valeva la pena imitare e alla fine lo trovò.
Finalmente egli aveva trovato il suo modello.
“Egli fece ciò che è giusto a gli occhi dell’Eterno come aveva fatto Davide suo padre.” 2 Re 22:2.
Non possiamo certo scegliere i nostri genitori ma possiamo senza dubbio scegliere il nostro esempio.
Giosia scelse Davide e così infranse altari bruciò ossa, distrusse idoli e ricostruì.
In 2 Cronache 34;8 Giosia incaricò il sacerdote Shafan di restaurare la casa dell’Eterno il suo Dio.
Non il Dio di Davide.
“Siate dunque imitatori di Dio come figlioli suoi diletti” Efesini 5:1.