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venerdì 18 dicembre 2020

L’ultimo nemico

Gli anziani dicevano che l’uomo ha sette cattivi compagni: la fame, la sete, il caldo, il freddo, la stanchezza, la malattia e la morte. Nei nostri paesi occidentali, abbiamo in gran parte eliminato i primi quattro di questi cattivi compagni. Il quinto e il sesto sono ancora ben presenti, sebbene combattuti dal progresso della medicina, ma l’ultimo rimane tale quale, assoluto, universale. Un vecchio detto affermava che ci sono solo due certezze nella vita:  la morte e le tasse, ma neppure questo era vero. Con le giuste deduzioni e un buon consulente i milionari riescono ad evitare quasi completamente il pagamento delle tasse. Ma tutti, milionari o miserabili, debbono affrontare l'ultima certezza: la morte. L’apostolo Paolo definisce la morte: “l’ultimo nemico”, e Giobbe “il re degli spaventi”.

“L‘ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte” 1 Corinzi 15:26.

Se siamo in guerra contro questo nemico chiamato morte, credo che dovremmo imparare a conoscerlo, per sapere come affrontare questa esperienza mortale. Sarebbe inimmaginabile una qualsiasi strategia militare che dica: “La fuori c'è un terribile nemico, uno di questi giorni, se abbiamo tempo, potremmo pensare al modo di affrontarlo”.

Diverso tempo fa, tornando dal lavoro, trovai una lunga fila di macchine, poi un mucchio di vetri frantumati e lamiere contorte che giacevano sulla carreggiata dell'autostrada e davano l'idea di un giocattolo rotto in pezzi. I lampeggianti della polizia e quelli dell'ambulanza facevano da sfondo da un corpo disteso sull'asfalto coperto da un telo bianco. I medici discorrevano senza fretta, non era più necessario averne.

Che dire dell'automobilista anonimo? Era preparato all'improvviso cambiamento dei piani riguardo al suo futuro? Sapeva di avere un tale nemico? Era pronto?

Una delle più comuni attitudini verso la morte è rifiuto che dice: “Non voglio pensarci”. Poi c'è la paura che può prendere l'aspetto dell'ansietà che rende incapaci di compiere una qualunque azione. Lo scrittore dell'epistola agli Ebrei poteva mettere in luce un altro aspetto dell'opera del Signore affermando:  Egli era venuto per “liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita” Ebrei 2:15. L'uomo, o la donna, senza Cristo possono diventare schiavi della paura.

Un pastore di pecore raccontava dell'incredibile stupidità dei questi animali e come i frequenti riferimenti della Bibbia si applichino realmente a noi. Noi seguiamo la folla. Siamo senza difesa quando siamo attaccati, specialmente se siamo attaccati dalla paura.

La più grande paura viene quando Dio è un estraneo e di conseguenza non possediamo alcun pastore. Non abbiamo nessuno che può raccogliere il nostro grido d'aiuto ne rispondere alla nostre invocazioni. Saremo soli quando questo nemico ci raggiungerà.

Il Buon pastore è venuto, disposto ha mettere la sua vita per le sue pecore e lo ha fatto quando è salito sulla croce al nostro posto e adesso: “La morte è stata sommersa nella vittoria” 1 Cor.15:54.  Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. La morte è stata privata del suo “dardo”.  Se il Signore non viene prima passeremo anche noi  per la morte, ma rappresenterà solo un “cambio di abito” e un “cambio di residenza” e questa vittoria è solo grazie all'amore del Buon Pastore per le sue pecore.