Renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti.
1 Pietro 4:5
Sappiate che il vostro peccato vi
ritroverà.
Numeri 32:23
Prove venute dal
fondo del mare
In un museo giamaicano è esposta la testa
imbalsamata di uno squalo con a fianco uno strano plico di vecchi documenti,
testimoni di una storia sorprendente. Nel 1799 dei marinai inglesi avevano
catturato quel grosso squalo nel mar dei Carabi. Nel suo stomaco avevano
trovato quel plico di fogli ben legati. Essi provenivano da un’altra
imbarcazione chiamata “Nancy” e rivelavano che quella nave aveva preso parte al
contrabbando. Quei documenti furono consegnati alle autorità.
Proprio nel periodo di quel ritrovamento si
stava celebrando il processo all’equipaggio della “Nancy”, sospettato di
contrabbando durante una guerra tra Inghilterra e Francia che si era estesa
fino ai Carabi. Non c’erano prove contro l’equipaggio della “Nancy”, perché i
documenti compromettenti erano stati gettati in mare. Possiamo immaginare la
reazione del capitano quando quei documenti che lo incriminavano riapparvero!
Per lui e il suo equipaggio non c’era più possibilità di scampare alla
condanna; le prove erano inconfutabili. Non ci si può sbarazzare facilmente
delle proprie colpe! Tanto meno davanti a Dio.
Nel linguaggio figurato dell’Apocalisse,
Dio ci mostra che tutte le nostre azioni sono annotate nei suoi “libri” e che
Egli giudicherà tutti gli uomini “ciascuno secondo le sue opere” (20:12).
Tutti? Non è detto. Gesù Cristo, infatti,
ci dà la possibilità di sfuggire a quel giudizio e alla condanna conseguente: “Chi
ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha
vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).