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martedì 29 dicembre 2020

LE DUE BESTIE DI APOCALISSE 13

La bestia che sale dal mare

Da quando l’Agnello ha incominciato ad aprire i sigilli del libro dei giudizi, l’umanità ha incontrato mille difficoltà (Apoc. 6:1). Una prima successione di flagelli si è abbattuta su di lei, portando gli uomini a invocare che le montagne cadessero loro addosso per sottrarli al giudizio divino. Ed ecco che il fuoco dell’altare è versato sulla terra (8:5); con grande fragore viene aperto il settimo sigillo. Le prime quattro trombe suonano, poi tre guai sono annunciati (8:13). L’angoscia degli uomini giunge al culmine. Stranamente è proprio in quel momento che Satana lancia l’ultima sfida a Dio. Ridando una speranza a una parte dell’umanità, presentandosi come liberatore. Utilizzerà direttamente i due primi guai (cap. 9) per produrre quello che vedremo. Il capitolo 13, ci mostra due immagini di due future sorgenti di male, e come il diavolo raggiungerà i suoi scopi.

Dal mare, figura del tumulto delle nazioni, sale la prima “bestia” con sette teste e dieci corna. Questo animale ripugnante ha una grande somiglianza con il dragone, da questo si può dedurre lo stretto legame che lo unisce al serpente antico. Questa bestia è in realtà un impero* sostenuto dal diavolo. Attraverso questa bestia, bisogna anche vedere l’imperatore che siede al posto di governo** (17:12).

Il dragone da alla bestia “la sua potenza, il suo trono e una grande autorità” (v. 2) pur continuando a dominare “sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione” (v. 7). Si tratta di una situazione unica. Attualmente, le autorità esistenti “sono da Dio” e, per questo motivo, dobbiamo essere loro sottomessi fintanto che non esigono cose contrarie alla nostra fede (conf. Rom. 13:1, 2). Esse possono essere dispotiche, anche persecutrici, come l’imperatore Nerone ai tempi dell’apostolo Paolo. Tuttavia è Dio che le ha messe al loro posto. Ma ben presto, anche se Dio rimarrà padrone della situazione, sarà il diavolo che darà il potere, e perfino il suo trono alla bestia futura. Grazie alla colossale potenza del dragone, il nuovo impero riuscirà a conquistare una gran parte del mondo in poco tempo. Dobbiamo essere riconoscenti d’essere risparmiati da una malvagità così terribile la cui sorgente è satanica.

Per far accettare la dittature della bestia diabolica, il serpente agisce sui sentimenti degli uomini, suscitando la loro ammirazione, guarendo una delle sette teste della bestia che aveva una ferita mortale (v. 3, 12, 14). 

Il capitolo 17 ci mostrerà che questa guarigione miracolosa è la resurrezione inaspettata di una delle sette forme di governo dell’antica potenza romana. È certamente la forma imperiale che apparirà improvvisamente. Essa trova il sostegno dei dieci “re” o dignitari rappresentati dalle dieci corna della bestia adorna dei dieci diademi (13:1; 17:12, 13). Questa grandezza della potenza satanica affidata a un uomo, sicuramente eccezionale, e ai suoi dieci vassalli ridarà fiducia agli abitanti della terra. Esclameranno: “Chi è simile alla bestia? e chi può combattere contro di lei?” (v. 4). Si sentivano tanto deboli e vulnerabili in mezzo alle tribolazioni! Ma adesso, la bestia è il loro rifugio. Il suo ristabilimento e il fatto della sua potenza sopranaturale; si è rialzata a dispetto del castigo divino! Di cosa avranno paura? Infine, pensano, la pace e la sicurezza gli saranno garantiti! (conf. 1 Tess. 5:3). Presentando la bestia, Satana offre la prospettiva di una formidabile contraffazione del regno di pace dell’Agnello.

Come i credenti sono uniti al divino Resuscitato, i sudditi della bestia sono affascinati dalla restaurazione dell’impero romano. Satana conosce quanto i credenti traggono coraggio e speranza nel contemplare Cristo Gesù, colui che ha vinto la morte. Osa utilizzare una specie di resurrezione per produrre degli effetti simili agl’occhi degl’increduli. Il colmo dell’iniquità, propone loro, non una Persona divina, perfetta, santa e buona, ma un impero governato da un uomo senza scrupoli, violento e perverso.

“E tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia; e adorarono il dragone perché aveva dato il potere alla bestia; e adorarono la bestia…” (v.3, 4). Il dragone diventa il grande eroe in una terra colpita dal suo Creatore. Il culto dovuto a Dio è rivolto al dragone. Che stravolgimento dell’ordine normale delle cose! Che abilità è quella del Malvagio.

È in particolare la presunzione, “ condanna inflitta al diavolo” (1 Tim. 3:6), che aveva spinto Satana a chiedere all’Uomo perfetto di rendergli omaggio. Quello che non ha potuto ottenere dal Signore Gesù, lo riceve con slancio dai sudditi dell’impero.

Nemmeno l’orgoglio dell’uomo non ha più limiti, e continuando il suo allontanamento da Dio adora se stesso per mezzo del nuovo dittatore. “L'adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato” (v. 8). E cosa si può dire dell’orgoglio della bestia che accetta questo culto abominevole, proferendo anche “parole arroganti e bestemmie” (v. 5)?

La Parola fa una distinzione fra “a quelli che abitano sulla terra” e “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (vedere in particolare 14:6). I primi sostengono con vigore il potere della bestia: rendono omaggio alla bestia e al dragone. Gli altri al contrario subiscono per costrizione questo potere assoluto. Quelli che “abitano sulla terra” appartengono ai territori sotto il diretto potere romano, sono gli abitanti dell’Europa occidentale un tempo cristianizzata, dove si è ricostituito l’impero romano. Sono anche quelli di Israele che hanno concluso un patto con il nuovo imperatore (conf. Is. 28:15 e Dan 9:27).

Il mondo d’oggi “cristianizzato”, ottenendo gloria e prosperità da parte del diavolo, mostrerà chiaramente tutta la sua decadenza morale. La vera gloria dell’uomo, non è forse il ricevere quello che Dio dona con umiltà? Ma “quelli che abitano sulla terra” non hanno voluto. Respingendo Dio e le sue promesse celesti, si sono attaccati alla terra. La terra è intaccata dal peccato, ma è così che la vogliono, tutto quello a cui tengono vi si trova in essa, per nessuna ragione vorrebbero lasciarla. Questa parola di Gesù a Nicodemo sarà ancora attuale: “gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Giov. 3:19).

L’imperatore pronuncia parole arroganti e vergognose bestemmie. Questo caratterizza talmente la bestia che appaiono anche sulle sette teste (v. 1). Sono proferite sia contro Dio, contro la sua abitazione e contro quelli che abitano nel cielo. Mettono in evidenza un odio profondo e un grande disprezzo per tutto quello che riguarda il vero Dio. Piena di rabbia, la bestia fa anche la guerra ai santi che sono sulla terra e, per un certo tempo, ne ha il sopravvento (v. 7).

Il capitolo che è davanti a noi è uno di quelli che svelano l’essenza profonda del cuore dell’uomo. Quando, ben presto, l’umanità sarà messa alla prova, vi sarà la dimostrazione definitiva di quello che vuole: rigetta Dio e segue Satana. Il suo orgoglio, il suo attaccamento alla terra, il suo disprezzo del cielo e dei testimoni del Signore ne saranno una prova formale. Dio ci previene per toglierci qualsiasi illusione sul sistema del mondo e sul suo avvenire. Traiamone le conclusioni pratiche che lo Spirito Santo ci indica. Il mondo non migliorerà; i veri credenti sono dei forestieri; non esitiamo a ripeterlo. Appartengono al cielo. È là che si trovano i loro tesori; ed è là che deve essere il loro cuore. Sono di passaggio sulla terra per essere dei testimoni viventi di Gesù Cristo, è non degli schiavi addormentati che si confondono nell’ambiente circostante.

La prospettiva satanica di un regno di pace sarà di breve durata. Sarà solo un grande imbroglio trasformato ben presto in una terribile oppressione. Il Dio sovrano ha limitato il tempo d’azione della bestia a quarantadue mesi (v. 5). Dopo, regolerà i conti: “Se uno deve andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui sta la costanza e la fede dei santi” (v. 10).

La fede ascolta il suo Dio (v. 9). Sa che è giusto e che la sua potenza è infinitamente più grande di quella del diavolo. Essa si fortifica e si dimostra paziente di fronte alla malvagità del cuore umano. In questo, essa onora Dio. È in questo modo che i credenti perseguitati saranno incoraggiati, fino al giorno che il Messia distruggerà il capolavoro del diavolo.


La bestia che sale dalla terra

Satana non è un novizio quanto a falsificazioni. Già quando Mosè parlava agli Egiziani per mezzo di miracoli, spinse i maghi di Faraone a imitarlo per quanto possibile. Era un modo per rifiutare la prova della potenza divina e della sua autorità. La rinascita dell’antico impero romano e l’imitazione del Millennio ha lo stesso scopo. Quindi, per completare il suo disegno menzognero, e per mantenere l’umanità sotto il suo dominio diretto, il dragone ha bisogno di un falso profeta che è anche un falso Cristo. questa ignobile imitazione del Messia è la seconda bestia che sale dalla terra al versetto 11.

In quanto “bestia”, quest’uomo straordinario esercita il suo potere civile in Israele, da dove sembra essere uscito. Ma esercita soprattutto un’influenza religiosa deleteria: è chiamato “il falso profeta” al capitolo 19 (v. 20). Con le sue due corna, la seconda bestia sembra un agnello (v. 11). Il falso profeta ha qualche somiglianza superficiale con il Cristo, l’Agnello verace e perfetto che ha sette corna (Apoc. 5:6). Comunque, le sue parole sono di ispirazione satanica: parla come un dragone (v. 11). I suoi miracoli paragonabili a quelli di Elia e dei testimoni del capitolo 11, si aggiungono alle sue parole per sedurre “gli abitanti della terra” (v. 13, 14). Tutta la sua attività, che sembra essere al servizio dell’umanità, è menzognera. Quelli che non hanno voluto ascoltare la voce dell’Agnello di Dio ricevono a braccia aperte “l’agnello” del diavolo. Il Signore aveva prevenuto i suoi contradditori: “Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete” (Giov. 5:43).

Tutto quello che sembra buono non ha necessariamente la sua sorgente in Dio. La falsità e la seduzione sono dei mezzi che il nemico utilizza a meraviglia. Stiamo dunque attenti a tutte le forme di imitazione che si presentano davanti a noi. I sorrisi del mondo, i “piaceri del peccato” (Ebrei 11:25), le “eresie di perdizione” (2 Pietro 2:1), ne fanno parte. I nostri figli, che sono particolarmente esposti, hanno bisogno di essere avvertiti.

Quello che caratterizza il falso profeta e l’Anticristo di cui parla la prima lettera di Giovanni, è che nega il Padre e il Figlio (1 Giov. 2:18, 22). È anche chiamato “l’empio”, “l’uomo del peccato” per cui “la venuta di quell’empio avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati” (2 Tess. 2:9, 10). Innalzandosi ed opponendosi “sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto”, messi da parte evidentemente il dragone e la bestia romana, si siede “nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio” (2 Tess. 2:4). Riconosciamo in lui “il re” che, in Israele, “agirà a suo piacimento, s’innalzerà, si esalterà al di sopra di ogni dio e pronunzierà parole inaudite contro il Dio degli dèi”. Egli “non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri” (Dan. 11:36, 37). Nella sua follia, si presenta come un oggetto di culto al livello del dragone e l’imperatore romano. Insieme, formano un’orribile parodia della santa Trinità.

Crea un certo turbamento considerare il potere terribile di persuasione del diavolo, ma è ancora più solenne pensare che Dio lo permetterà, come castigo verso coloro che hanno rifiutato di ascoltare la verità per essere salvati. Non basta essere “di religione cristiana” per essere salvati, non sono nemmeno il battesimo o le buone opere che ci assicurano un posto nel regno di Dio e che ci possono preservare dei giudizi futuri. Quelli che oggi si accontentano di un cristianesimo di facciata senza essere “nati di nuovo” domani saranno sedotti dalla bestia che parla come un dragone.

L’influenza del falso Messia va molto al di là dei confini d’Israele: essa è immensa. L’Anticristo esercita “tutto il potere della prima bestia in sua presenza, e faceva sì che tutti gli abitanti della terra adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata guarita” (v. 12). Inoltre, per sua iniziativa, costruiscono un’immagine della prima bestia. Il falso profeta darà a questa “immagine” la facoltà di respirare, di parlare e di fare in modo che coloro che rifiutano di adorarla siano messi a morte. Obbliga inoltre, gli uomini di ogni condizione, a ricevere sulla fronte o sulla mano destra un marchio di sottomissione alla prima bestia, senza il quale nessuno può ne comprare ne vendere.

Che contrasto tra la crudeltà di questo dittatore e la bontà di Gesù di Nazaret! Il figlio del falegname si affacciava a questo mondo umilmente per servire, guarendo i malati e liberando gli indemoniati. Si lasciò crocifiggere pregando in favore dei suoi carnefici. Si può veramente preferire “l’uomo di peccato” a “l’uomo Cristo Gesù”? Purtroppo, una tale scelta non ci deve stupire. Non hanno forse, in passato, liberto il brigante Barabba invece dell’uomo che andava “dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (Atti 10:38)?

Il marchio che è scritto sugli uomini è “il nome della bestia” romana o “il numero del suo nome” che è 666 (v. 17, 18). Questo numero può essere “contato”, avendo un significato misterioso ma preciso. Riconosciamo la nostra ignoranza a questo riguardo. Tuttavia, non dubitiamo che, quando la bestia dominerà, Dio darà “saggezza” e “intelligenza” (v. 18) ai credenti per scoprire l’enigma. Si renderanno anche conto che portare in nome della bestia, significa accettare il suo giogo satanico e opporsi a Cristo. I credenti percepiranno tutto quello che vi è di malvagio e umano in quel marchio che è “un numero d’uomo”. L’uomo “naturale”, come quello che procede dal suo cuore malvagio, non è forse in opposizione a Dio? Malgrado la minaccia di morte che peserà su tutti gli oppositori del regime, gli eletti potranno trovare in Dio la forza per rifiutare ogni compromesso.

Il nostro Dio vuole sempre dare ai suoi il discernimento delle cose conformi ai suoi pensieri, almeno per le circostanze che stanno attraversando, per preservarli da passi falsi. La loro saggezza e la loro intelligenza consiste nell’ascoltarlo, poiché ci comunica i suoi pensieri su ogni cosa per mezzo dello Spirito Santo. Che possiamo esser di coloro che danno valore a quello che Dio pensa e che ne tengono conto. Egli ci dice: “Figlio mio, sta' attento alla mia saggezza, inclina l'orecchio alla mia intelligenza” (Prov. 5:1).

P. Bronner


*Le profezie bibliche rappresentano spesso gli imperi con delle grandi “bestie”. Per esempio, al capitolo 7 di Daniele, gli imperi babilonese, il persiano, il greco e il romano sono visti rispettivamente come un leone, un orso, un leopardo e un animale terrificante con dieci corna. È evidentemente la quarta bestia di questo passo in Daniele che noi ritroviamo in Apocalisse. A differenza delle altre è estremamente forte (Dan. 7:7, 19), nondimeno ha alcune caratteristiche delle precedenti (una bocca da leone, i piedi come un orso e il corpo come un leopardo). Essa prende il loro posto come anche le loro caratteristiche.

**La bestia rappresenta l’impero d’occidente, ma anche il suo rappresentante supremo che chiameremo “l’imperatore”, ignorando i titoli e le prerogative esatte che avrà. Il fatto che i dieci re regnano contemporaneamente alla bestia ci dimostra che può essere considerata una persona (17:12). Essa è nello stesso tempo una potenza politica e l’uomo che la governa. Una tale identificazione si trova anche in altre parti della Parola. Per esempio, il re Nabucodonosor è considerato come essendo la testa d’oro della grande statua, anche se questa testa rappresenta anche l’impero che ha fondato (Dan. 2:39). Notiamo che anche la seconda bestia del capitolo 13 è un uomo poiché è chiamata “il falso profeta” al capitolo 19 v. 20.