Per la terza volta egli disse loro: “Ma che male ha fatto? Io non ho trovato nulla in lui, che meriti la morte”… Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso… Pilato decise che fosse fatto quello che domandavano.
Luca 23:22-24
La crocifissione di Gesù
La crocifissione, “il supplizio più crudele
e più tetro”, come lo definiva Cicerone, era inflitto dai Romani
agli schiavi fuggiaschi e agli stranieri criminali e ribelli. Migliaia di
condannati l’hanno subita, finché l’imperatore Costantino la abolì nell’anno
320. I Vangeli ci riferiscono che Gesù Cristo è stato condannato a
quell’orribile morte.
Ma qual era il crimine di Gesù? Egli aveva dimostrato compassione per i
poveri, gli emarginati, aveva nutrito le folle, guarito i malati, risuscitato
dei morti. Le folle lo premevano per ascoltare le Sue parole di sapienza e di
grazia. Ma, oltre a questo, Egli smascherava gli ipocriti e denunciava il male.
Perché dunque è stato condannato?
Le autorità religiose, gelose della Sua influenza, lo arrestarono e, dopo
un falso processo, lo accusarono di blasfemia perché aveva
affermato di essere il Figlio di Dio. Così lo consegnarono alle
autorità romane perché lo mettessero a morte. Pilato, pur riconoscendo tre
volte l’innocenza di Gesù, si piegò alle loro pressioni e lo condannò al
supplizio della croce.
Ma è questa la sola ragione della morte di Cristo? La si può considerare
solo come il risultato di un processo iniquo, di un errore giudiziario
volontario? La Bibbia ci indica un altro aspetto, sorprendente: “Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?”
(Luca 24:26).
(segue domani)
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