“Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d'uomo), così molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito” Isaia 52:14-15.
Nella storia dell'umanità si è prodotto un avvenimento fuori dal comune, al di fuori di tutto ciò che ogni giorno sorprende e sconvolge gli uomini. E' l'abbassamento e l'umiliazione del Figlio di Dio, soggetto di stupore anzitutto per gli angeli. “Senza contraddizione grande è il mistero della pietà”: per la prima volta il Creatore è stato “visto dagli angeli”. E sotto quale forma? Quella di un fanciullo coricato in una mangiatoia. Quale stupore per il coro dell'esercito celeste che celebra la gloria di Dio!
“E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini che egli gradisce!” Luca 2:13-14. Ma sarà ancora più strana, per gli angeli, quando di abbassamento in abbassamento, contempleranno il Figlio di Dio al Getsemane, sulla croce e nella tomba.
Stupore per i discepoli, che avevano trovato il Messia, l'avevano seguito, e poi, nel momento stesso in cui è fatta loro la rivelazione che Egli non è soltanto il Cristo, il Re d'Israele, ma il Figlio dell'Iddio vivente, apprendono dalla sua bocca che deve soffrire molto, essere messo a morte e risuscitare il terzo giorno (Mt. 16:16-21).
“Mentre erano in cammino salendo a Gerusalemme, Gesù andava davanti a loro; essi erano turbati; quelli che seguivano erano pieni di timore” Marco 10:32.
E noi, non siamo forse sbigottiti di essere così tanto amati? Che cosa ci dice “quel volto disfatto più di quello di alcun altro uomo”, se non ciò che è stata per il Signore la vita su questa terra? Il viso dell' uomo dei dolori testimonia di un amore più forte di tutta quella sofferenza. Vi leggiamo, nei segni lasciati dalla stanchezza estrema, una dedizione di cui l'uomo è stato il continuo oggetto. Anche le folle che lo seguivano e lo ascoltavano erano del continuo stupite (Mat 9:38: 13:54; 15:31: 22:22). Rimanevano stupite dei suoi insegnamenti, della potenza delle sue opere e la domanda che spesso si ponevano era: “Chi è dunque costui?”.
Ma un'altra sorpresa è menzionata nel nostro passo. Deve ancora venire. Non è più l'umiliazione; sarà l'esaltazione del Figlio di Dio. E chi lo colmerà di stupore? Non più gli angeli. Al contrario, per loro le glorie di Cristo sono un'evidenza; gli sono dovute di pieno diritto, ma gli uomini stessi rimarranno stupiti nel vederlo. Il mondo abituato a fare a meno di Dio, confuso e costernato, scoprirà ad un tratto che l'Uomo “crocifisso in debolezza” era il Signore della gloria.
E i credenti saranno forse stupiti dall'esaltazione di Cristo? No, certamente! La gloria del loro Signore è per loro certa quanto la sua morte in croce.