Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.
Matteo 5:4
(Dio) ci consola in ogni nostra
afflizione.
2 Corinzi 1:4
In questa “beatitudine” l’afflizione (che qui significa anche lutto) è la tristezza provata in tutte
le circostanze che comportano delle rotture, delle perdite irrimediabili, dei
dolori. Essa non esclude però la gioia che i credenti hanno “nel Signore”,
perché questa tristezza, accettata con umiltà, non ha niente a che fare con
quella dovuta a desideri inappagati, che mina la persona nell’interiore e
distrugge la speranza. “La tristezza del mondo produce la morte”, scrive
l’apostolo Paolo. Ma poi aggiunge: “la
tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del
quale non c’è mai da pentirsi” (2 Corinzi 7:10). La tristezza provocata dalla
scoperta della nostra natura malvagia è utile e positiva perché conduce chi la
prova a distogliersi dal male e a volgersi verso Dio. Non abbiamo mai avuto lo
spirito contristato a causa di peccati commessi? Quelli che piangono sulle
proprie colpe sono confortati dall’unica consolazione che può calmarne
l’angoscia: il perdono di Dio.
Quando ci sentiamo come sommersi di fronte a tanta ingiustizia e tanta
sofferenza, l’unico percorso che ci può liberare dall’influenza del male è
parlarne al Signore, con uno spirito di intercessione per quelli che ne sono
coinvolti. Allora, oltre a dare una bella testimonianza, proveremo noi stessi
qualcosa delle consolazioni di Dio, nell’attesa del giorno in cui la morte,
“l’ultimo nemico”, sarà vinta (1 Corinzi 15:26). In quel giorno, la
consolazione di Dio sarà completa: “Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”
(Apocalisse 7:17).
(il seguito al prossimo
lunedì)