Siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore.
2 Corinzi 5:8
Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio.
Filippesi 1:23
Da
ciò che la Parola di Dio ci rivela, possiamo dire che dopo la morte il credente
è in uno stato di felicità cosciente. La sua anima aspetta ancora la
risurrezione del corpo, è vero, ma è
cosciente e felice alla presenza del Signore.
Questa
era la certezza dell’apostolo Paolo. Egli scriveva che quando “partiamo (o siamo assenti) dal corpo”, “abitiamo (o siamo presenti) con il Signore”.
Quand’era sulla croce, il Signore non disse al malfattore pentito, crocifisso
al Suo fianco, che avrebbe dovuto aspettare il Suo regno per essere con Lui;
anzi, gli disse: “Oggi tu sarai con
me in paradiso” (Luca 23:43).
Prima
di morire sotto i colpi pietra delle pietre, Stefano ha pregato: “Signore Gesù,
accogli il mio spirito” (Atti 7:59). Lui sapeva che sarebbe andato subito in
cielo dove aveva appena visto “la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua
destra” (v. 55-56). Per il credente, dice ancora Paolo, la morte è un
“guadagno” perché essere col Signore è “molto meglio”.
La speranza del credente è il ritorno del
Signore; allora, i morti in Cristo risusciteranno e quelli ancora in vita
saranno chiamati all’incontro con Lui (1 Tessalonicesi 4:16-17). “Tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio” (1 Corinzi 15:51-52). In questa attesa, noi “gemiamo – scrive l’apostolo Paolo – desiderando intensamente di essere
rivestiti della nostra abitazione celeste” (2 Corinzi 5:2). Ma prima che questo si realizzi il credente
morte può morire, ma è come se si addormentasse (Giovanni 11:11); il suo corpo
diventa inerte, ma è pronto per il “risveglio” per essere, per sempre, alla
presenza del suo Signore!