Questo Salmo, molto corto, riprende quasi interamente le parole del
Salmo 40 ed è stato scritto “per ricordare”.
Se il Salmo 40 parla delle sofferenze del Signore questo ce le ricorda. Paolo
poteva scrivere ai Filippesi: “io non mi
stanco di scrivervi le stesse cose, e ciò è garanzia di sicurezza per voi”
(3:1).
Siamo, spesso, pronti a dimenticare le sofferenze del Signore, la Sua
perfetta obbedienza fino alla morte della croce e questo ci porta lontano dal
vivere secondo l’esempio ed il modello che abbiamo in Lui, ed a non applicare a
noi stessi gli effetti della morte e della risurrezione del Signore.
Questi due salmi, simili ma non uguali, ci portano a riflettere sul
fatto che non possiamo applicare alla nostra vita delle parole che solo il
Signore ha potuto dire anche se possiamo, in una qualche misura, entrarvi. La
misura sarà proporzionale a quella in cui siamo vicini al Signore.
Possiamo, perciò realizzare che “poiché
Egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto a quelli che sono
tentati” (Eb 2:18). Cristo è posto, così, davanti a noi come modello da cui possiamo trarre
incoraggiamento ed a cercare e trovare in Lui la certezza della liberazione
nelle circostanze dolorose della nostra vita.
In un mondo che ha crocifisso Cristo e che non offre certezze, come non
sentirsi afflitti e provati? ma il
credente ha, per la fede, delle grandi risorse in Colui che è stato liberato e gli
è stato messo davanti come modello perfetto.
Per mezzo della fede noi possediamo una ricchezza infinita: il favore di
Dio e la sua potenza per liberarci. Il
credente ha, inoltre, la speranza del ritorno del Signore che verrà dal cielo
per prendere tutti i riscattati presso di Sé.
Il salmista poteva concludere il suo salmo dicendo: “SIGNORE, non tardare” (5), noi diciamo:
“Amen, vieni Signore Gesù” (Ap 22:20)