Dio, paragonato ad uomo che prepara una
cena, manda anche una serie di inviti incaricando il suo servo di recapitarli
facendo dire agli invitati che tutto è pronto.
Ø Le scuse degli uomini
L’appello viene ascoltato, ma vengono opposte molte scuse:
· Il primo aveva acquistato un campo e preferiva vederlo anziché
partecipare alla cena. La concupiscenza degli occhi è messa in primo piano
·
Il secondo aveva comprato dei buoi, voleva provarli, ma l’orgoglio della
vita prende il sopravvento su di lui.
·
Il terzo ha preso moglie ed il suo cuore era lì con lei. Quando le
relazioni famigliari e tutti gli affetti umani prendono il posto delle cose di
Dio possono diventare concupiscenza della carne.
Queste tre ragioni non erano in se stesse malvagie, ma lo diventano quando
sono solo scuse per rifiutare la grazia di Dio.
Ø Costringili ad entrare!
Il servo torna e riferisce queste cose al suo signore che si adira (come
potrebbe essere altrimenti?) e fa rivolgere l’invito a tutti coloro che ne
erano indegni in una prima istanza. Sono tutti gli emarginati dalla società,
coloro che sono disprezzati da quelle persone che erano state invitate per
prime.
Essi sono: “poveri”, perché non hanno i mezzi per comprare la cena; “storpi”,
perché il loro aspetto deforme non
attira gli sguardi, “ciechi”, perché possono arrivare
alla meta solo se qualcun altro li porta per mano, “zoppi”, perché sono senza
la forza per incamminarsi da soli.
Ø Ancora c’è posto!
Quando i servitori ritornano possono dire: “ancora c’è posto”.
Nessuno resterà fuori, nessuno potrà dire che è stato escluso, privato della
gioia di partecipare a questa cena perché non c’era un posto per lui. Il desiderio
del padrone di casa è che questa sia piena, che non vi siano posti vuoti e
manda i suoi servi con un ultimo appello.
Se il primo appello era caratterizzato dalla fretta: “va presto” (21), il secondo è
caratterizzato dalla fermezza: “costringili
ad entrare” (22).
Coloro che hanno rifiutato l’invito hanno fatto, quindi, una scelta
responsabile e non avranno modo di “assaggiare
la cena” (24) e gioire, così, di tutte le benedizioni divine che il “padrone di casa” offre a coloro che,
nella Sua grazia, si è compiaciuto d’invitare.
Lettore
se non hai ancora accettato l’invito, sappi che c’è ancora un posto per te!
D.C.