Sfuggito
al giudizio ed alla condanna il discepolo non si erge a giudice per condannare
gli altri (Ro 14:4). Come potrebbe, dopo aver gustato l’amore divino, avere uno
spirito critico verso gli altri? Questo, tuttavia, non vuol dire indifferenza e
insensibilità verso il fratello che sbaglia (Mt 18:15).
Tutto
ciò che noi daremo agli altri ci sarà ridato e la misura che Dio usa sarà
talmente abbondante che, in cambio del nostro modesto contributo, riceveremo
una “buona misura, pigiata scossa e
traboccante” (38). Paolo, dal canto suo, esprime lo stesso principio (2 Co
9:6).
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L’ipocrisia
Al
termine della vita di ogni uomo naturale c’è un fosso; se non riceve il Signore
nel cuore e riceve così la luce che è venuto a portare in questo mondo e che
permette di vedere l’abisso che è davanti, inevitabilmente vi cadrà dentro per
l’eternità.
Il
colmo per un cieco è quello di voler pretendere di fare la guida ad altri (39).
È lo stesso oggi di quelle guide, spesso religiose, che pretendono di insegnare
agli altri, ma senza avere, prima, trovato per loro stessi Cristo come
personale Salvatore facendo assegnamento solo sulla loro propria saggezza.
Ma
non sono da meno quelle persone che vedono, ma la cui sensibilità è alterata da
un corpo estraneo. Una “trave” non
giudicata in se stessi li porta a giudicare “la pagliuzza” nell’occhio dell’altro.
L’ipocrisia
di questo gesto sta nel fatto che quest’uomo pretende, in un gesto di bontà
apparente, di pulire l’occhio del suo vicino.
Per
essere un vero discepolo bisogna vedere chiaro nel sentiero, bisogna avere
Cristo, la vera luce che illumina ogni uomo (Gv 1:9), davanti a noi per
paragonarci a Lui. Allora vedremo i nostri difetti in tutta la loro gravità,
potremo giudicarci per esserne liberati. Se, al contrario, ci esaminiamo alla
“nostra luce”, saremo disposti a vedere il male nel nostro fratello ed a volerlo
aiutare a liberarsene, senza renderci
conto che tolleriamo in noi stessi cose ben peggiori.
Se
la conoscenza, che possiamo avere della verità, la usiamo solo per giudicare i
nostri fratelli, dimostreremo di essere ipocriti e senza cuore.
Esaminiamo, dunque, noi
stessi (1 Co 11:31) per togliere, prima di tutto dai nostri occhi, tutto ciò
che ci potrà impedire di vedere ogni cosa al meglio ed essere “misericordiosi come è misericordioso
il Padre” (36).
D.C.