Dio è fedele. Se fa delle promesse le mantiene.
Non si pente d'averle fatte. Ed è anche puntuale perché è scritto che “non
ritarda l'adempimento delle sue promesse” (2 Pietro 3:9). Dio non viene meno
alla sua parola, come facciamo noi. Abraamo era vecchio e senza figli, eppure
Dio gli aveva promesso una discendenza. Umanamente sembrava impossibile, ma lui
era pienamente convinto che quanto Egli aveva promesso era “anche in grado di
compierlo” (Romani 4:21). Anche Sara, l’anziana moglie, ritenne “fedele Colui
che aveva fatto le promesse” (Ebrei 11:11). Se Ebrei 10:23 ci incoraggia a
mantenere ferma la confessione della nostra speranza “senza vacillare” è perché
“fedele è Colui che ha fatto le promesse”.
“Dio non può mentire”,
ricorda Paolo a Tito (1:1).
Ma
per godere dell'adempimento delle promesse è
necessaria la fede. “Per fede... ottennero l'adempimento di promesse”
(Ebrei 11:33) siano queste a scadenza immediata o futura.
Solo il credente può appropriarsi
di tutte le promesse di Dio, e sul loro insieme fonda la sua
speranza. Solo lui ne può godere. Se Abramo
contava sulle promesse divine è perché “credette a Dio che fa rivivere i morti
e chiama all'esistenza le cose che non sono”; e in questa fede non è venuto
meno (Romani 4:19). Innumerevoli sono i personaggi sia dell'Antico che del
Nuovo Testamento i quali, grazie alla loro fiducia in Dio, hanno visto
adempiersi promesse preziose. Così è per chiunque crede, non solo per gli eroi
e i campioni della fede, ma anche per i credenti umili e semplici che non
spiccano per imprese straordinarie e memorabili.